Ago 03, 2021 10:51 Europe/Rome
  • Il compimento del pleroma dei Dodici 2a P.

Perché il tempo dell’Imam nascosto è un tempo intermedio «tra i tempi»; la sua «storia» nella coscienza dei suoi è la maturazione di questo «inter-tempo» fino all’apparire di un tempo altro che metta fine a quel tempo che è dell’assenza.

E perché, ancora, il fedele ammesso a vederlo si trova egli stesso «tra i tempi». La sua visione non è dentro il tempo di questo mondo, un evento col quale si possa fare la storia di questo mondo. La «presenza occulta» dell’Imam è un non ancora il cui epilogo resta sempre imminente, – è «l’Ora imminente» di cui parla la sura LIV. L’avvento dell’Imam atteso è designato dalla semplice parola «Gioia» (farah); nessuno sciita pronuncia né scrive il nome del XII Imam, senza farlo seguire dal saluto rituale: «Che Dio ne affretti per noi la Gioia».

Dunque la storia integrale del XII Imam ingloba gli eventi della sua manifestazione tanto nel passato che nell’avvenire, rapportandosi qui avvenire e passato al tempo oggettivo della cronologia, mentre il presente della sua presenza occulta è il tempo esistenziale, un tempo «tra i tempi» della cronologia. Ogni evento della sua storia spezza la Storia, perché essa non rientra in ciò che è la Storia nel senso ordinario della parola e che resta sottomesso a quella che vien detta causalità storica (si potrebbero moltiplicare gli esempi di ciò di cui si tratta: per esempio, una cosa è parlare d’Israele che attraversa il Mar Rosso, altra cosa è parlare, nello stesso caso, di Israele che si separa dalla schiavitù della materia per entrare nel mondo spirituale della sovranatura). Diciamo che si tratta prima di tutto qui di seguire la direzione che ci hanno mostrato i nostri teosofi, nominatamente Qâzî Sa’îd Qommî, mostrandoci cosa sono il tempo e il luogo del malakût. La «storia» del XII Imam è una agiografia di cui tenteremo di indicare qui i principali eventi. Ma preavvisiamo subito che una volta varcata la soglia dell’agiografia del XII Imam, il lettore si accorgerà che quella che vien detta comunemente critica storica, ha perduto la quasi totalità dei suoi diritti. In compenso, se accettiamo di deporre davanti a quella soglia le rivendicazioni di questa critica in favore di una percezione delle cose verosimilmente fenomenologica, ci renderemo disponibili per percepire e comprendere, con l’organo appropriato, il significato degli eventi che avvengono «tra i tempi» e l’ordine di realtà superiore che questi eventi annunciano, poiché essi appartengono a quest’ordine superiore.

Ogni agiografia ha dei testimoni da produrre, sovente in gran numero, come nel caso del XII Imam. Essa non può per questo produrre dei certificati, attestazioni e documenti del genere di quelli che esige la nostra ossessione della storicità materiale essoterica, la quale ha finito per non rappresentarsi più di un solo piano di realtà ammissibile perché ci siano «eventi». Per esigere dall’agiografia che essa produca i suoi documenti critici, bisogna cominciare col degradare l’ordine di realtà che è proprio degli eventi che riporta l’agiografia. È da tempo, senza dubbio, che il lavoro di degradazione viene perseguito. Meno si è atti a percepire che ci sono degli «eventi nel Cielo», più si esigeranno delle prove di storicità materiale. Più si perde il senso degli eventi la cui realtà è essenzialmente mysterium liturgicum, più si cancelleranno feste dal calendario. Ciò che viene detto oggi «materialismo storico» ha lontani precursori, fin dentro la teologia. È dunque possibile che tutto quello che riporteremo qui sull’agiografia del XII Imam, appaia allo storico come riposante su documenti senza valore oggettivo. E tuttavia gli eventi sono arrivati! Ma i documenti che custodiscono la sola traccia che possano lasciare degli eventi compiutisi nel malakût, non sono che delle spoglie, delle crisalidi, se non se ne ha la chiave. In compenso per ogni filosofo che professa un minimo di «realismo spirituale», questi documenti appariranno come inestimabili.

Altrimenti detto, l’organo di percezione dev’essere qui «quell’occhio dell’anima che mai sonnecchia», come dice Filone d’Alessandria. Gli eventi che si situano nel tempo del XII Imam, che siano riferiti in documenti che appartengono al passato, al presente o all’avvenire, quegli eventi, essi, non possono essere afferrati da altro organo se non dai «sensi spirituali» di cui parlano tutti i nostri teosofi. Perciò l’Imam, assente per la percezione sensibile, sarebbe ancora invisibile come tale, anche se fosse lì in persona, per tutti coloro che sono incapaci di vedere diversamente dalla maniera con cui percepiscono un oggetto qualsiasi nel mondo esterno. Ora l’epifania dell’Imam, la sua parusia, non può prodursi fintantoché la coscienza degli uomini non si è svegliata. Essa non può avvenire «tra tempi» che per il piccolo numero di coloro che ha scelto egli stesso, coloro che possono averne la conoscenza spirituale (ma’rifat), non la semplice conoscenza esteriore di cui anche l’animale è capace. È ciò che ci hanno insegnato i testi che, ricordandoci cosa significa «vedere l’Imam in Hûrqalyâ», sottintendono che il mondo soprasensibile di Hûrqalyâ e il mondo materiale sensibile coesistono, si interpenetrano, si contengono l’un l’altro; Hûrqalyâ è contemporaneamente sotto di noi, intorno a noi e all’interno di noi. Quando, a causa della nostra inscienza, non è all’interno di noi, non può essere né conosciuto né riconosciuto da noi «da nessuna parte», perché niente può essere conosciuto esteriormente se non grazie a una modalità corrispondente che sia in noi. Esteriormente, per comprendere la presenza occulta dell’Imam nascosto, che dimora invisibile in questo mondo, ci si può ancora riferire alla maniera in cui il buddismo mahayanista si rappresenta la persona del bodhisattva che rinuncia a lasciare questo mondo, e rinvia l’ingresso nel nirvana prima di aver salvato tutti coloro di cui ha carico. Interiormente, si penserà alla maniera in cui Mollâ Sadrâ, per esempio, professa che ogni anima, ogni entità spirituale, porta in se stessa il suo cielo o il suo inferno. Semplici indicazioni in vista di un modus intelligendi che comporta un rigore proprio; se no, tanto vale dare una confessione d’impotenza a comprendere tutto ciò che è ierognosi, percezione dei mondi invisibili e degli eventi visionari di cui si compone la ierostoria. Al ricercatore che «salva i fenomeni» procedendo come un pellegrino dal cuore sincero, gli eventi riveleranno, meglio di ogni esposizione teorica, il segreto dell’anima sciita, un segreto la cui forza sfida vittoriosamente, da dieci secoli, le potenze del dubbio e del rifiuto.

 

.NOTE

[1] Vedere libro I, cap. III, 3, sul pleroma dei Dodici; cap. VI, 5, sul ciclo della nobowwat e il ciclo della walâyat; t. III, libro IV, cap. I, 3, sul Sigillo della walâyat mohammadiana etc.

[2] Per semplificare, facciamo riferimento globalmente a due grandi opere che costituiscono delle Somme sull’argomento: Shaykh ‘Alî Akbar Nahâvandî, al-Kitâb al-‘abqarî al-hossan fî ithbât Mawlânâ Sâhib al-zamân (in persiano, nonostante il titolo in arabo), Teheran 1327 e. / 1928, 5 tomi in 2 vol. in-folio. Shaykh ‘Alî Yazdî Hâ’erî, Ilzâm al-nâsib fî ithbât Hojjat al-ghâ’ib, Teheran 1352, in-folio di 264 pagine. Cfr. infra p. 310, n. 7, il riferimento all’opera fondamentale di Majlisî.

[3] Cfr. Lotfollâh Sâfî Golpâyagânî, Montakhab al-athar fî’l-Imâm al-thânî ‘ashar (Antologia di tradizioni riguardanti il XII Imam), Teheran 1333 / 1954, p. 62, art. 9.

[4] Ibid., p. 86. Safînat Bihâr al-Anwâr, II, pp. 101-102 (s. v. tahara); Tafsîr al-Imâm al-Hasan al-‘Askarî, Teheran 1316, p. 186.

[5] Cfr, il nostro studio su La Configurazione del Tempio della Ka’ba come segreto della via spirituale, secondo l’opera di Qâzî Sa’îd Qommî (1103 / 1691), in Eranos – Jahrbuch XXXIV / 1965, pp. 79-166, e supra libro V, cap. III, 2.

.* Tratto dal IV volume dell’opera dello studioso francese intitolata “En Islam iranien”. La traduzione in italiano è stata gentilmente messa a disposizione dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (AJ) dal Dott. Fabio Tiddia, che a tale argomento ha dedicato la propria tesi di laurea.

Fonte: https://islamshia.org/il-compimento-del-pleroma-dei-dodici-h-corbin/

 

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