May 28, 2023 08:57 CET

Salve amici! Vi i presenteremo un altro appuntamento con " i falsi paladini dei diritti umani". Speriamo che sia di vostro gradimento!

Le più grandi società di servizi di petrolio e gas occidentali presenti nel paese Myanmar, hanno continuato le loro attività anche nel periodo del dopo golpe, continuando a guadagnare milioni e milioni di dollari. 

Le operazioni degli appaltatori di giacimenti di petrolio e gas di Stati Uniti e Inghilterra in primis, sono state un sostegno alla Giunta militare al potere dal febbraio del 2021 nell’ex Birmania. Oggi vi parlo di questo. 

 

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 Dopo il colpo di stato di due anni fa nel Myanmar,  grandi società petrolifere occidentali realizzato ingenti profitti sostenendo il regime militare che ha eliminato ogni forma di democrazia. Secondo alcune fonti considerate attendibili sarebbero state uccise 2.940 persone impegnate nella difesa dei diritti più elementari. The  Guardian di Londra è entrato in possesso di alcuni documenti che confermano lo sfruttamento da parte delle società occientali dei giacimenti di petrolio e gas del Mianmar e che, cosi’ facendo, rafforzano la Giunta dei golpisti. Si tratta di compagnie statunitensi, inglesi e irlandesi  impegnate nelle trivellazioni e nella fornitura di servizi indispensabili per assicurare al Myanamar  la propria ricchezza nel settore. E questo a dispetto delle sanzioni adottate da Unione europea, Stati Uniti, Inghilterra, Australia e Canada. Anzi, questi paesi hanno deciso di inasprire i provvedimenti punitivi per la giunta militare che ha rovesciato le autorità legittime con la forza. Ma il fronte dei paesi sanzionatori non è pienamente compatto perché se da Bruxelles sono stati emanati dei divieti di collaborazione con la societa nazionale del paese, che prevedono l’impossibilità per società europee di essere coinvolte nei progetti di sfruttamento dei giacimenti, Stati Uniti e Regno Unito non sono ancora giunti a tanto.

 

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Lo studio dei documenti trapelati consentono di confermare gli elevati profitti delle società occidentali che operano nel Myanmar e il fatto che la loro collaborazione ha significato il rafforzamento del regime militare di un paese che è uno dei paesi più poveri dell’Asia, ma ricco di giacimenti di petrolio e gas. Così, l’industria del settore assicura le principali fonte di entrate in valuta estera salita a 1,72 miliardi di dollari solo nei sei mesi fino al 31 marzo 2022. In realtà, solo il 20% dei combustibili estratti sono utilizzati nel paese. La gran parte è esportata verso la Cina e la Thailandia. La gran maggioranza delle società occidentali coinvolte non hanno voluto rilasciare commenti dopo la pubblicazione della documentazione e solo una ha precisato che i propri contratti con il Myanmar sono stati firmati prima del colpo di stato dopo il quale non ne sono stati realizzati altri. Recentemente,  la francese Total e la statunitense Chevron, già ampiamente criticate per la loro attività nel paese asiatico,  hanno annunciato l’intenzione di cessare le proprie attività nel Myanmar.

 

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Il settore estrattivo del Myanmar resta comunque una nebulosa. Perché in ambito petrolifero e di gas naturale, le risorse nazionali non sono strabilianti. Con i 50 milioni di barili di greggio e oltre 280 miliardi di metri cubi di gas, il Myanmar è rispettivamente al 79esimo e al 40esimo posto nelle due classifiche mondiali di riserve di idrocarburi. Non eccezionali in termini assoluti, ma sufficienti per mantenere il Paese alle prime posizioni nel sud-est asiatico. Inoltre, i dati forniti non sono certificati. Questo può voler dire che si tratta di numeri gonfiati, oppure da rivedere al rialzo. In ogni caso, sotto ai piedi della Giunta c’è della materia da sfruttare. E per estrarla servono tecnologia, know how e liquidità stranieri. 

 

 

 

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