Il commercio delle armi dietro al massacro dei palestinesi
(last modified Sat, 09 Nov 2024 06:04:00 GMT )
Nov 09, 2024 07:04 Europe/Rome
  • Il commercio delle armi dietro al massacro dei palestinesi

Mentre prosegue la guerra a Gaza, dietro le quinte si intensifica la corsa dei paesi occidentali per rifornire Israele di armi.

A questo proposito, il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha sottolineato il dolore dei palestinesi e ha avvertito che questo conflitto è diventato un affare redditizio per l'industria militare statunitense.

A oltre un anno dall'inizio della guerra a Gaza, il numero di vittime palestinesi ha superato le 43.000 persone, gli aiuti umanitari sono stati bloccati e la situazione è seriamente grave e critica. Nonostante ciò, con il supporto dei paesi occidentali, gli attacchi israeliani continuano.

Ecco perché questa guerra ha reso il mercato delle armi ancora più interessante per gli Stati Uniti e i loro alleati.

Un'analisi del centro di studi “Responsible Statecraft” ha evidenziato come le aziende di armi statunitensi stiano traendo enormi profitti dalla crisi generata da Israele in Libano e a Gaza. Il maggiore produttore mondiale di armi, che fabbrica i caccia F-35 utilizzati da Israele per bombardare i civili a Gaza e in Libano, ha registrato un aumento dei profitti del 54,86% in un anno, superando gli indici di borsa più rilevanti.

Dietro il conflitto in Palestina e Libano vi sono aziende di armi americane ed europee che non solo accumulano enormi guadagni, ma sperimentano anche nuove armi sul campo. Ad esempio, pochi giorni dopo l’inizio della guerra, l’esercito israeliano e l'azienda Elbit hanno comunicato il primo utilizzo operativo del mortaio Iron Sting, una munizione intelligente a guida laser e GPS.

Jorge Rodríguez, presidente del parlamento venezuelano, ha condannato il genocidio compiuto da Israele contro Gaza, dichiarando che ospedali, università e scuole vengono distrutti, mentre l’industria militare americana alimenta il commercio della guerra.Negli ultimi dodici mesi, gli Stati Uniti hanno costantemente soddisfatto le necessità militari di Israele.

Secondo il Guardian, dall’inizio del conflitto, gli USA hanno approvato in segreto oltre 100 contratti per la vendita di armi a Israele, inclusi proiettili di precisione, bombe anti-bunker e altre armi letali.

Anche le aziende europee partecipano a questo commercio: Germania e Regno Unito, tra i principali esportatori dopo gli USA, forniscono a Israele munizioni e equipaggiamenti bellici. Secondo il Workers’ Committee for Palestine, la Germania fornisce a Israele sottomarini, navi e motori per mezzi militari, spesso coprendo un terzo dei costi come aiuto militare. La Gran Bretagna fornisce circa il 15% dei componenti per i caccia stealth F-35, utilizzati attualmente a Gaza.

Questa proliferazione di armi continua, malgrado numerosi appelli internazionali per fermare la vendita di armi a Israele, documentando in vari rapporti l'atto di genocidio del regime israeliano contro i palestinesi.

Recentemente, 59 stati membri delle Nazioni Unite hanno inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea Generale, accusando Israele di violazioni del Diritto internazionale nei territori palestinesi e libanesi e chiedendo azioni immediate per fermare la vendita o il trasferimento di armi a Israele. Tuttavia, il commercio di armi da parte dei paesi occidentali prosegue senza sosta: continuano a soffiare sul fuoco del conflitto, diventando complici indiscussi di Israele in questo genocidio.

Ricordiamo inoltre che l’Osservatorio dei Diritti Umani Europa-Mediterraneo ha condannato la complicità della comunità internazionale, che assiste passivamente alla strage di palestinesi a Gaza. Questa organizzazione internazione ha affermato che il silenzio dei governi e delle istituzioni giudiziarie internazionali rappresenta una delle forme più gravi di razzismo e corruzione morale e politica nella storia contemporanea. Stati Uniti e Germania, in particolare, vengono definiti complici diretti del genocidio condotto da Israele contro i civili palestinesi.

 

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