L'ONU preme sulla necessità di arrestare Netanyahu
(last modified Sat, 18 Jan 2025 05:47:45 GMT )
Gen 18, 2025 06:47 Europe/Rome
  • L'ONU preme sulla necessità di arrestare Netanyahu

Pars Today- Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, ha dichiarato che la Polonia deve aderire ai principi della giustizia globale. Albanese ha sottolineato che, in caso di visita di Benjamin Netanyahu, primo ministro del regime sionista, Varsavia dovrebbe procedere al suo arresto.

Gli Stati membri della Corte Penale Internazionale (CPI) sono obbligati a fermare le persone per le quali la Corte ha emesso mandati di arresto.

Albanese ha poi aggiunto: "La Polonia, che aveva criticato la Mongolia per non aver arrestato Vladimir Putin, presidente della Russia, dovrebbe arrestare Netanyahu. L'applicazione selettiva delle leggi mina il multilateralismo e la giustizia internazionale universale".

Va ricordato che venerdì, il 10 gennaio 2025 alcuni manifestanti si sono radunati a Varsavia, capitale della Polonia, per protestare contro la decisione del governo di garantire l'immunità a Netanyahu e di non procedere al suo arresto.

La Corte Penale Internazionale giovedì 21 novembre ha emesso un mandato di arresto per Benjamin Netanyahu, primo ministro del regime sionista, e Yoav Gallant, ex ministro della Difesa, con l'accusa di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e utilizzo della fame come arma (affamamento della popolazione di Gaza). Questo mandato è stato emesso sei mesi dopo la richiesta presentata da Karim Khan, procuratore capo della Corte Penale Internazionale.

Questo mandato senza precedenti ha provocato una forte reazione da parte del regime sionista, che in passato aveva sempre cercato, con il supporto degli Stati Uniti, di presentare i gruppi di resistenza palestinese, specialmente Hamas, come terroristi e criminali, dipingendo se stesso come vittima. Tuttavia, i crimini senza precedenti, ampiamente documentati e innegabili, commessi da Israele contro il popolo inerme di Gaza, il genocidio deliberato, l'uso della fame come arma e l'impedimento agli aiuti umanitari (incluso il blocco delle attività dell'UNRWA), hanno portato a una condanna globale e alla richiesta di procedimenti legali contro i leader del regime sionista da parte della Corte Penale Internazionale.

Alla fine, Karim Khan, procuratore generale della CPI, a metà del 2024, ha chiesto ufficialmente ai giudici della Corte di emettere un mandato di arresto contro Netanyahu e Gallant, cosa che si è poi concretizzata.

L'emissione del mandato di arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant da parte della CPI ha avuto un grande impatto a livello globale, sia per la sua natura senza precedenti che per la sua importanza.

Attualmente, 124 Paesi sono membri della CPI, mentre altri 29 Stati hanno firmato il Trattato di Roma (lo statuto fondativo della Corte) senza ratificarlo nei rispettivi ordinamenti giuridici. Il mandato di arresto ha suscitato reazioni complesse e contraddittorie nei Paesi occidentali.

I Paesi europei, quasi tutti membri della CPI, si trovano ora di fronte a una grande sfida. Tuttavia, le loro reazioni evidenziano un approccio ambiguo. Sebbene abbiano accettato la giurisdizione della CPI, molti di loro hanno mostrato posizioni divergenti sull'applicazione del mandato di arresto.

Josep Borrell, responsabile della politica estera dell'Unione Europea, poco dopo l'emissione del mandato, ha dichiarato in un post su X (ex Twitter) che il mandato è vincolante e deve essere rispettato. Nonostante ciò, i Paesi europei hanno assunto posizioni molto diverse:

L'Ungheria, membro dell'UE, ha dichiarato immediatamente che non solo non avrebbe eseguito il mandato, ma avrebbe invitato Netanyahu a visitare Budapest.

Paesi come Italia, Irlanda, Belgio, Norvegia e Paesi Bassi hanno inizialmente dichiarato di rispettare la decisione della Corte e di arrestare Netanyahu se avesse visitato i loro territori. Tuttavia, successivamente i Paesi Bassi hanno modificato la loro posizione.

Altri Paesi, come Germania e Regno Unito, non hanno preso una posizione chiara, affermando di non essere né favorevoli né contrari all'esecuzione del mandato. Tuttavia, in pratica, Berlino e Londra si sono astenute dall'agire.

Recentemente, la Polonia, nonostante sia membro della CPI, ha dichiarato apertamente che non arresterà Netanyahu in caso di visita nel Paese. Questo, nonostante il fatto che Varsavia avesse criticato la Mongolia per non aver arrestato Vladimir Putin durante una sua visita, ignorando il mandato della CPI.

Questo palese doppio standardevidenzia ancora una volta l'approccio selettivo dei Paesi occidentali su questioni come terrorismo, diritti umani e crimini di guerra, adottando politiche contraddittorie che minano la giustizia internazionale.

 

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