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Le ambizioni di Trump durante il suo secondo mandato presidenziale
Pars Today- Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha iniziato il suo secondo mandato rendendo esplicite le sue ambizioni territoriali, commerciali e finanziarie. Il neo presidente americano ha espresso il desiderio di annettere territori agli Stati Uniti e di ottenere accordi commerciali vantaggiosi da parte dei suoi partner e alleati.
In questo contesto, Trump ha nuovamente manifestato il suo interesse per il Canada, puntando al controllo delle risorse di questo paese e auspicandone l'annessione agli Stati Uniti. Durante una visita in Carolina del Nord, ha suggerito che il Canada diventi il 51° stato americano, sostenendo che i cittadini canadesi beneficerebbero di importanti esenzioni fiscali, dato che attualmente pagano tasse elevate. Inoltre, ha promesso vantaggi doganali e un sistema sanitario migliore. Nonostante le insistenti richieste di Trump affinché il Canada diventi uno stato americano, le autorità canadesi hanno respinto tali proposte, sottolineando il loro impegno verso l'indipendenza e l'integrità nazionale.
Il presidente americano ha inoltre avuto una telefonata “tesa” con la premier danese Mette Frederiksen riguardo al controllo della Groenlandia. Durante la telefonata di 45 minuti del 15 gennaio, Trump, allora presidente eletto, ha adottato un atteggiamento aggressivo, minacciando di imporre tariffe alla Danimarca, membro della NATO. Frederiksen ha ribadito le dichiarazioni del parlamento della Groenlandia, secondo cui l'isola non è in vendita e sarà la Groenlandia stessa a decidere sulla propria indipendenza.
Sin dal suo ingresso alla Casa Bianca, Trump ha avanzato richieste di natura economica e commerciale chiedendo ad esempio, una riduzione dei prezzi del petrolio dell’OPEC, e indirizzando implicitamente questa richiesta all'Arabia Saudita, il principale produttore di petrolio. Trump ha dichiarato che avrebbe sollecitato Riad a investire tra i 600 miliardi e un trilione di dollari negli Stati Uniti, proponendo contemporaneamente una riduzione dei prezzi del petrolio per mettere sotto pressione la Russia. Ha inoltre affermato che un calo del prezzo del petrolio potrebbe influire positivamente sulla fine della guerra in Ucraina.
Il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, dopo una telefonata con Trump, ha confermato che l’Arabia Saudita intende aumentare gli investimenti e le relazioni commerciali con gli Stati Uniti di 600 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni, con possibilità di ulteriori incrementi. Durante il suo primo mandato, l'Arabia Saudita ha firmato accordi economici, commerciali e militari con gli Stati Uniti per un valore complessivo di circa 500 miliardi di dollari. Trump, durante la sua campagna elettorale, aveva paragonato l’Arabia Saudita a “una mucca da latte”. Ora ha dichiarato che, in caso di nuovi accordi per un valore di 600 miliardi di dollari, sarebbe disposto a effettuare la sua prima visita all’estero del secondo mandato proprio in Arabia Saudita.
Le posizioni e le dichiarazioni di Trump riflettono la sua intenzione di imporre la volontà degli Stati Uniti agli altri paesi, seguendo la strategia generale del suo governo: la pace attraverso la forza. Nel settembre 2020, durante un discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Trump dichiarò che gli Stati Uniti “perseguono la pace, ma attraverso la forza”. Tuttavia, questa strategia rischia di sconvolgere a livello mondiale, l’ordine politico, geografico, economico e commerciale, minacciando la pace regionale e internazionale.
Prprio per questo motivo, i critici di Trump lo accusano di insultare gli alleati degli Stati Uniti e di indebolire le alleanze di Washington. Essi prevedono che, con un secondo mandato di Trump, gli Stati Uniti si isolerebbero ulteriormente, con conseguenze negative per gli interessi americani e per la pace mondiale.
Durante il suo primo mandato (gennaio 2017 - gennaio 2021), Trump ha seguito il suo slogan elettorale “America First” (Prima l’America), adottando una politica di priorità assoluta per gli interessi statunitensi. Ha esercitato pressioni sui paesi membri della NATO affinché aumentino le spese militari al 2% del loro PIL, e ora chiede che queste spese vengano portate al 5%.
In ambito economico, Trump ha implementato politiche protezionistiche, respingendo accordi commerciali internazionali e imponendo tariffe doganali elevate sulle importazioni per ridurre il deficit commerciale, che considerava un segno di debolezza. Le sue dichiarazioni e minacce all’inizio del secondo mandato fanno pensare che lui intende continuare a perseguire queste politiche. Tuttavia, la sua visione incentrata esclusivamente sugli Stati Uniti ha già generato tensioni politiche, economiche e di sicurezza, mettendolo in contrasto con il consenso della comunità internazionale.
Il proseguimento di questo approccio rischia di intensificare i conflitti tra gli Stati Uniti e altri paesi, causando una serie di tensioni su diverse questioni internazionali.
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