Presidente Banca Centrale Europea: E’ necessario l’indipendenza economica dagli Stati Uniti
(last modified Thu, 03 Apr 2025 05:35:04 GMT )
Apr 03, 2025 07:35 Europe/Rome
  • Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea
    Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea

Pars Today– Christine Lagarde, presidente della BCE, Banca Centrale Europea, ha sottolineato la necessità per l’Europa di muoversi verso “l’indipendenza economica", alla luce della guerra commerciale sui dazi annunciata da Donald Trump contro le economie globali. Secondo Lagarde, Trump ha scelto di esercitare pressioni attraverso la guerra commerciale.

Non appena iniziato il suo secondo mandato, Donald Trump ha ripreso la politica commerciale del suo primo mandato, imponendo dazi del 25% sulle importazioni da diversi Paesi, inclusi i suoi alleati più stretti come Canada, Messico e Unione Europea. Questa decisione ha suscitato un'ondata di reazioni e perplessità a livello internazionale, sia in ambito politico che economico.

Le dichiarazioni e le prese di posizione di Trump indicano la sua intenzione di imporre la volontà degli Stati Uniti sui propri partner commerciali attraverso nuovi dazi e la minaccia di una guerra commerciale su larga scala, mettendo a rischio l’ordine economico e commerciale globale. I dazi imposti da Trump all’inizio del suo secondo mandato, specialmente nei confronti della Cina, hanno già avuto un impatto significativo sull’economia statunitense e su quella globale, causando in alcuni settori una recessione o una riduzione della crescita economica.

Christine Lagarde ha espresso la sua opinione in un contesto in cui, il 27 marzo, Trump ha minacciato su "Truth Social" che l’Unione Europea e il Canada sarebbero stati colpiti da dazi ancora più alti se avessero collaborato per arrecare "danni economici" agli Stati Uniti. In risposta, il primo ministro canadese Mark Carney ha definito tali dazi un "attacco diretto" in violazione dell’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada (NAFTA) e ha dichiarato che Ottawa sta valutando contromisure, inclusi possibili dazi di ritorsione.

Durante il suo primo mandato (gennaio 2017 - gennaio 2021), Trump ha adottato una politica protezionistica in linea con il suo slogan "America First", giustificando tali azioni con la necessità di rafforzare il potere economico statunitense. Ha implementato misure unilaterali controverse, rifiutando accordi commerciali internazionali e imponendo pesanti dazi doganali sulle importazioni, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, che secondo lui era un segno di debolezza economica. Tuttavia, questo approccio ha spesso contrastato con il consenso della comunità internazionale e dei partner europei.

Ora, Trump ha nuovamente scatenato una guerra commerciale su larga scala, utilizzando minacce, pressioni e coercizione per costringere i partner commerciali degli Stati Uniti ad accettare le sue condizioni. Questo significa un conflitto economico con molte economie emergenti, in particolare la Cina, oltre che con i partner europei, come la Germania, e con alleati occidentali come Canada da una parte e con Messico, Giappone e Corea del Sud da un’altra. Poiché Trump si oppone alle politiche commerciali basate sul consenso internazionale, si sta formando una resistenza globale contro la sua strategia tariffaria, come già avvenuto durante il suo primo mandato. Ci si può quindi aspettare che nei prossimi quattro anni si verifichi un’escalation di guerre commerciali e tariffarie nel mondo.

Questa situazione ha spinto i Paesi europei non solo a valutare la creazione di una difesa comune attraverso una "NATO europea", ma anche a perseguire una maggiore indipendenza economica dagli Stati Uniti. L’obiettivo è evitare che Washington possa utilizzare strumenti economici per esercitare pressioni e costringere l’Europa a sottomettersi a richieste irragionevoli e unilaterali. Parallelamente, l’Unione Europea, insieme ad altri partner commerciali degli Stati Uniti, tra cui Canada, Messico e Cina, ha imposto dazi di ritorsione sui prodotti americani.

Un aspetto cruciale è che i dazi imposti da Trump nelle ultime settimane hanno avuto effetti contrastanti sull’economia statunitense. Secondo gli analisti, nel breve periodo alcune industrie nazionali potrebbero trarne vantaggio, ma a lungo termine queste politiche rischiano di aumentare i costi, ridurre il commercio globale e causare interruzioni nelle catene di approvvigionamento. Secondo un rapporto del think tank britannico Chatham House, questi dazi non solo non hanno ridotto significativamente il deficit commerciale degli Stati Uniti ma potrebbero persino portare a una recessione economica nel Paese.

 

 

Potete seguirci sui seguenti Social Media:

Instagram: @parstodayitaliano

Whatsapp: +9809035065504, gruppo Notizie scelte

X (ex Twitter): RadioItaliaIRIB

Youtube: Redazione italiana

VK: Redazione-Italiana Irib