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Perché il Sud Globale si sta mobilitando contro le politiche di Trump?
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Perché il Sud Globale si sta mobilitando contro le politiche di Trump?
Pars Today – Quattro Paesi dell’America Latina e i leader progressisti della Spagna hanno lanciato un allarme contro la minaccia alla democrazia nel mondo, chiedendo unità contro le politiche degli Stati Uniti e l’aumento dell’estremismo a livello globale.
"Gabriel Boric", "Luiz Inácio Lula da Silva", "Gustavo Petro" e "Yamandu Orsi", presidenti di Cile, Brasile, Colombia e Uruguay, insieme al primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, durante un vertice intitolato “Sempre Democrazia” tenutosi in Cile, hanno espresso una posizione comune contro la crescita dell’estremismo, l’indebolimento della democrazia e le politiche unilaterali degli Stati Uniti. Hanno chiesto l’unità del Sud Globale contro le correnti di destra estrema e il suprematismo degli Stati Uniti, sottolineando anche la necessità di solidarietà globale di fronte alle nuove sfide emergenti.
Il vertice “Sempre Democrazia” si è svolto in un momento in cui la geopolitica mondiale è in fase di ridefinizione. Da un lato, l’instabilità crescente causata da crisi globali, dall’altro, il ritorno al potere di figure come Donald Trump negli Stati Uniti, stanno spingendo i Paesi del cosiddetto “Sud Globale” a riconsiderare il proprio ruolo nel sistema internazionale.
Il termine Sud Globale si riferisce a Paesi dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania che hanno affrontato ostacoli storici, strutturali e politici nel loro percorso di sviluppo e che mantengono una posizione critica nei confronti delle politiche dominanti delle grandi potenze, in particolare degli Stati Uniti. In questo contesto, Donald Trump, con politiche come il ritiro dall’Accordo di Parigi sul clima, l’intensificazione delle sanzioni contro Paesi come Venezuela, Cuba e Iran, le minacce di interventi militari e la derisione delle istituzioni internazionali, ha proiettato un’immagine autoritaria e disinteressata alle regole globali. Un atteggiamento che non solo ha suscitato l’opposizione del Sud Globale, ma ha anche creato un terreno comune per la loro cooperazione, come dimostrato dal vertice cileno.
Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha messo in guardia contro la crescita dell’estremismo in Europa e negli Stati Uniti, affermando che se le forze democratiche non resteranno unite, il futuro della democrazia sarà in pericolo. Lula da Silva, presidente del Brasile, ha ribadito che nessun Paese dovrebbe avere il diritto di decidere da solo per le altre nazioni. Queste dichiarazioni riflettono il malcontento profondo e accumulato tra i Paesi del Sud Globale verso l’unilateralismo statunitense e il nazionalismo dell’“America First” promosso da Trump.
Oltre a una visione comune in politica estera, i Paesi del Sud Globale condividono molte aspirazioni politiche ed economiche. Spesso pongono l’accento su giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza, riduzione delle disuguaglianze, rafforzamento dei servizi pubblici e sostegno alle fasce più vulnerabili della popolazione. Sono anche impegnati nello sviluppo sostenibile e nella lotta al cambiamento climatico, in netto contrasto con Trump, che ha messo in discussione numerosi impegni internazionali in questo ambito.
Ad esempio, nel 2023, il governo brasiliano è riuscito a ridurre del 35% il tasso di deforestazione dell’Amazzonia, grazie a politiche ambientali attive, un risultato diametralmente opposto rispetto all’approccio di Trump. Parallelamente, la cooperazione Sud Meridionale ha conosciuto una forte espansione. La nascita di gruppi come i BRICS o la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) ne è un chiaro esempio.
Questi Paesi cercano di rafforzare le relazioni bilaterali e multilaterali per accrescere la propria indipendenza dalle istituzioni dominate dall’Occidente. Secondo i dati, nel 2024 il volume degli scambi commerciali tra i membri dei BRICS ha superato i 3.500 miliardi di dollari, un aumento del 18% rispetto all’anno precedente, segno di una fiducia reciproca crescente tra i Paesi del Sud Globale.
In questo senso il vertice in Cile può dunque essere visto come un passo concreto per rafforzare questa tendenza. Pur avendo un significato anche simbolico, ha lanciato un messaggio chiaro a Washington e alle potenze occidentali: l’ordine mondiale non sarà più dominato esclusivamente dagli Stati Uniti e dai suoi alleati del Nord. La voce del Sud Globale, nonostante tutte le pressioni, oggi risuona più forte che mai.
L’alleanza tra i leader progressisti dell’America Latina e dell’Europa meridionale, come la Spagna, potrebbe portare alla formazione di un nuovo fronte sulla scena internazionale, un fronte fondato su democrazia autentica, giustizia economica, rispetto reciproco e multilateralismo.
In effetti, l’unione dei Paesi del Sud Globale non è solo una reazione al passato, ma un tentativo di costruire un futuro diverso. Un futuro in cui il potere non sia più concentrato in un unico centro, ma distribuito equamente tra le nazioni, e in cui le decisioni siano prese sulla base dell’interesse collettivo e della responsabilità condivisa.
Il vertice “Sempre Democrazia” in Cile può essere considerato un passo verso questo futuro comune, un futuro in cui i Paesi del Sud non saranno più semplici destinatari di politiche e agende imposte, ma veri protagonisti e attori influenti nello scenario internazionale.