Scopri l’Iran (6): Ilam
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Pars Today- Ilam, una terra dove da un lato svettano le imponenti montagne di Zagros, e dall’altro scorrono fiumi, cascate e si stendono foreste di querce, come un grembo aperto e benevolo che accarezza l’anima di ogni viandante.
(last modified 2025-08-20T04:14:38+00:00 )
Ago 20, 2025 06:13 Europe/Rome
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Pars Today- Ilam, una terra dove da un lato svettano le imponenti montagne di Zagros, e dall’altro scorrono fiumi, cascate e si stendono foreste di querce, come un grembo aperto e benevolo che accarezza l’anima di ogni viandante.

In questa seconda e ultima parte dedicata alla terra di Ilam, partiremo dalla natura per addentrarci passo dopo passo nel cuore della cultura, della musica, dei riti, dei giochi e dell’artigianato di questa regione: un racconto di un mondo vivo in cui tradizione e modernità camminano mano nella mano.

Se la geografia fosse il fondamento del carattere, Ilam è un esempio luminoso di intreccio fra natura e cultura. Valli ricche d’acqua, brezze montane, ombre di querce secolari e villaggi arroccati ai piedi delle montagne hanno creato uno spazio dove la vita non è soltanto “sopravvivenza”, ma anche “creazione”. Da secoli, fino ad oggi, gli abitanti di questa terra hanno creato poesia, musica, lavoro e ritualità sul ritmo stesso della natura, un ritmo che si fa sentire nella festa e nel lutto, nell’immigrazione e nella semina, nel gioco e nel mestiere.

Una delle espressioni più suggestive di questo legame è la musica di Ilam, una musica dalle radici profonde che germogliò nei miti, nelle leggende e nei riti di questa terra e che da secoli continua a ramificarsi. È una seconda lingua, accanto alla parola, per raccontare gioia e dolore, storie e ricordi. Dai matrimoni alle cerimonie religiose e nazionali, vediamo come strumenti e canto non siano un “accessorio”, ma il “cuore” stesso dell’evento.

Classificando questo fenomeno possiamo distinguere tre ambiti: tradizionale, locale e pop. I giovani di Ilam sono attivi in tutti e tre, ma le radici vanno cercate soprattutto nella musica locale, che respira nelle famiglie estese, nelle associazioni musicali della provincia e nei circoli amicali. Gli strumenti principali, dozaleh, sorna, tombak e dohol, nelle mani di un musicista esperto si trasformano da oggetti semplici a narratori complessi di emozioni e rituali.

È noto che la musica curda è fra le più antiche tradizioni musicali di questa regione, e quella di Ilam, affine alla scuola Kalhuri, ne è una ramificazione. La sua caratteristica principale è la forte ritmicità, evidente nelle figure delle danze chupi e samaʿ. Nei circoli di danza popolare, il battito del dohol unifica i passi, mentre la sorna narra il culmine della gioia. Le melodie, in apparenza semplici, attraverso ripetizione e variazioni creano una rete di emozioni e ricordi, a cui ogni generazione aggiunge un filo.

Per comprenderne le radici, basta tornare indietro nel tempo della civiltà elamita, tra le più antiche dell’altopiano iranico, dove la musica aveva un ruolo centrale. Nei bassorilievi, nelle statuette e nei sigilli rimasti, vediamo uomini e donne intenti a suonare strumenti in contesti rituali. Sebbene non ci siano registrazioni sonore dell’epoca, queste immagini testimoniano che la musica non era un passatempo secondario, ma parte integrante dell’ordine sociale e religioso. In Mesopotamia sono stati ritrovati persino strumenti reali e tavolette cuneiformi riguardanti sistemi musicali, segno che l’“ordine sonoro” era considerato da sempre sia scienza sia rito.

Oggi la musica a Ilam non si limita ai suoni: crea spazi. Le feste di Nowruz, le ricorrenze religiose e i matrimoni diventano luoghi di incontro, rafforzando non solo la memoria culturale, ma anche le relazioni sociali: occasioni di aiuto reciproco, di dialogo, di consolidamento dei legami familiari e comunitari. Quando il dohol risuona e si formano le catene di danza, l’unità non è più un concetto astratto ma un atto collettivo.

Accanto alla gioia, anche la cultura del lutto a Ilam ha radici profonde. Non si tratta solo di piangere, ma di “essere insieme”. Nelle cerimonie funebri, la comunità sostiene la famiglia colpita, condividendo i compiti e ricostruendo con calma l’equilibrio collettivo. L’esempio più emblematico è il rito del Chamar, una cerimonia rituale che divide il peso del dolore e onora i grandi personaggi.

Il Chamar si tiene alla morte di una personalità illustre. Si prepara il campo, con uno spazio centrale chiamato Kotehelga come il simbolo della tradizione. Persone e ospiti si dispongono in cerchio; poeti improvvisatori compongono versi in lode del defunto; cantori rispondono con modalità proprie del Chamar; uomini e donne danzano in cerchi coordinati. Strumenti e tamburi accompagnano con un ritmo che non è semplice lamento, ma battito di dignità e solidarietà. Il rito si svolge da una a tre settimane dopo il decesso, così da permettere la partecipazione di tribù e conoscenti lontani. I suoi temi fondamentali, uguaglianza, cooperazione, unità e equilibrio, si manifestano in ogni gesto: le file paritarie di uomini e donne simboleggiano convivenza e parità; il movimento circolare richiama il ciclo della vita e della comunità; l’improvvisazione ricorda che ogni lutto è un racconto unico e umano.

La cultura di Ilam non vive soltanto nei canti, ma anche nel movimento. Giochi e sport tradizionali sono parte del mondo quotidiano, con radici antiche che si intravedono già nei reperti archeologici, dove corpo e gioco erano parte dei riti. Questi giochi, semplici e accessibili, richiedono pochi strumenti, ma sono pieni di abilità, competizione e spirito di squadra. Diffusi un tempo tra nomadi e tribù, sono tuttora praticati nei villaggi e nelle feste primaverili.

Uno dei più emozionanti è Kelaveravan. Si gioca in un cerchio tracciato a terra. Due squadre di pari numero: una all’interno, a carponi, ciascuno con un cappello; l’altra all’esterno. La missione è semplice ma rischiosa: rubare un cappello a uno dei giocatori dentro il cerchio e portarlo via senza farsi toccare dai piedi degli avversari. Inizia l’inseguimento: i compagni passano il cappello di mano in mano, gridando consigli; se il cappello arriva a destinazione, la squadra guadagna punti. Il punteggio massimo è stabilito prima, per assicurare un finale chiaro e avvincente. È un gioco che allena agilità, precisione, solidarietà e soprattutto responsabilità collettiva.

Un altro è Qolan, praticato soprattutto in primavera, in due versioni: individuale e di squadra. Nella variante individuale, due giocatori entrano nel cerchio: chi perde l’equilibrio toccando terra con l’altro piede, perde. Si gioca stando su una gamba, tenendo l’altra piegata dietro con una mano, e scontrandosi solo con le spalle. I colpi devono essere tra gomito e spalla; colpi fuori zona sono falli ed eliminano il giocatore. Regole semplici che trasformano il gioco in una lezione di etica: rispetto dei limiti, rispetto dell’avversario e resistenza fino all’ultimo istante e l’ultima forza.

Ma Ilam non si può immaginare senza le mani artigiane della sua gente. I manufatti tradizionali rispecchiano il gusto, la pazienza e l’intelligenza estetica. Dal villaggio alla città, l’arte è in movimento: tappeti e kilim, kilim a rilievo, tappeti da esportazione e tappeti annodati in base ai disegni mentali, (noti come tappeti curdi), tessitura di tende nere, feltro, calzature giveh, oggetti in legno. Ciascuno con la sua logica e storia, ma tutti legati alla vita.

Fra i più celebri spiccano i kilim a rilievo, un’innovazione che fonde il kilim semplice con i nodi del tappeto. La base è tessuta come un kilim, ma i motivi vengono creati con nodi di tappeto, risultando in disegni tridimensionali e ombreggiati. Il materiale è cotone per l’ordito e lana per trama e nodi, dando resistenza e morbidezza insieme. Sono apprezzati per la loro leggerezza e finezza, e la loro bellezza emerge in modo particolare se appesi a parete.

Un altro simbolo è il giveh (in curdo kelash), calzatura leggera, resistente e adatta ai lunghi cammini, con tomaia in filo di cotone o seta e suola in stoffa, cuoio o gomma. La durata dipende dalla bravura del tessitore e dalla finezza della trama. I colori variano dal blu al rosso, al bianco, all’avorio e al nero. Nelle città di Ivan, Mehran e Ilam stessa, famiglie intere tramandano quest’arte da generazione a generazione.

Di grande importanza anche l’otre di pelle di capra (mashk o khik, localmente kene/keuna), usato per conservare acqua, latticini, olio e altri liquidi. Grazie alle proprietà naturali della pelle conciata, mantiene freschi i contenuti: un dono prezioso per i pastori nomadi nelle giornate calde. Non è solo un recipiente utile, ma anche testimonianza viva di adattamento umano all’ambiente. Oggi, sebbene borracce e frigoriferi abbiano sostituito gran parte degli usi, l’impronta di questa creatività resta visibile, ad esempio negli strumenti musicali come la ney anban, che utilizza un otre per trattenere l’aria.

Fin qui abbiamo parlato di suoni, movimenti e manifatture. Ma Ilam è soprattutto la sua gente: liberi, religiosi, ospitali, sinceri e patriottici. Gente che nei momenti cruciali ha mostrato valore e che nella vita quotidiana ha dato al lavoro e alla fatica un senso di dignità. Ciò che li ha resi duraturi non sono state solo le risorse naturali o le vie commerciali, ma la cultura, lingua e dialetto, abiti tradizionali, usi di ospitalità e lutto, rituali di lavoro e festa, un’etica fondata su solidarietà e rispetto.

Partecipando a una cerimonia locale, si vede subito come i ruoli siano distribuiti, in gioia come in lutto, ognuno ha un compito e tutti sono impegnati nel lavoro comune. La musica non è solo da ascoltare: è strumento di “divenire” collettivo. Il gioco non è solo competizione: è una scuola di regole e rispetto. L’artigianato non è solo merce, ma è un racconto di pazienza, creatività e senso estetico. Così Ilam non è solo natura incontaminata e storia ricca, ma un tesoro vivo di cultura che ogni giorno si rinnova nelle sue forme.

E alla fine, torniamo all’inizio: Ilam, ai piedi dei monti Zagros, i fiumi limpidi e le querce, con una musica antica ma viva, con riti che uniscono la comunità, con giochi che allenano corpo ed etica, con artigianato che trasforma la materia in significato, e con un popolo che trova equilibrio tra tradizione e modernità. Questa terra, sebbene spesso presentata solo per la sua natura, possiede davvero “un mondo intero” di cultura, dove suono, immagine, movimento e colore insieme creano il senso stesso della vita.

E se un giorno andrete a Ilam, guardate con orecchio musicale, con occhi attenti all’artigianato e con cuore aperto ai riti. Scoprirete come una melodia semplice vi porti dentro una danza collettiva; come un kilim trasformi la parete di una casa in una galleria di colori e significati; come un antico gioco si riesce ad abituare i bambini all’etica dei veri uomini, e come un otre (mashk) di pelle vi insegni l’arte di vivere in armonia con la natura.