Iran, lancio satellite militare: La Repubblica, «notevole capacità degli scienziati locali»
(last modified Wed, 22 Apr 2020 10:29:22 GMT )
Apr 22, 2020 12:29 Europe/Rome
  • Iran, lancio satellite militare: La Repubblica, «notevole capacità degli scienziati locali»

TEHERAN (Pars Today Italian) – Il sito del quotidiano La Repubblica ha definito il lancio del primo satellite militare, “Un nuovo successo tecnologico dell'Iran”.

In un articolo firmato da Vincenzo Nigro, si legge:

“Alcuni dettagli tecnologici servono a spiegare perché questo successo iraniano è destinato a riaccendere la sfida con l'America di Donald Trump: innanzitutto le modalità. I Pasdaran hanno lanciato un razzo a tre stadi dal deserto del Markazi, al centro del Paese. "Il missile a 3 stadi Qased (Viaggiatore) adopera una combinazione di combustibile solido e liquido", hanno dichiarato i Pasdaran alle agenzie di stampa. Il vettore è stato realizzato interamente in Iran, quasi sicurametne con contributi tecnologici anche stranieri, ma comunque è figlio del lavoro e della notevole capacità degli scienziati locali.”

Confusione e mancanza di correttezza nella parte finale

Nella parte finale però si trova una parte che apparentemente deve essere una confusione sul tema:

“Il secondo elemento è che i Pasdaran confermano la volontà politica di continuare nel progetto missilistico. Un programma che Teheran si era impegnata a mantenere nel settore civile(???), ma che ha avuto un prevedibile sviluppo militare. Affidato ai Pasdaran.”

L’Iran non ha mai assunto l’impegno di mantenere “civile” il programma missilistico. Ha sempre dichiarato apertamente che il programma “militare” dello sviluppo dei missili serve come deterrente ed è parte della strategia di difesa legittima e convenzionale del Paese.

La confusione del giornalista italiano avviene probabilmente con il programma nucleare, che è stato, è e rimane civile e che è sotto la supervisione continua e perenne degli ispettori dell’AIEA, l’agenzia internazionale per l’energia atomica.

Il programma rimane civile, ma l’Iran, in risposta al ritiro degli Usa dall’accordo nucleare del 2015 e l’imposizione delle sanzioni da parte di Trump, ha ridotto gli impegni assunti in base all’accordo.

Sempre nella parte finale, il giornalista italiano ipotizza l’uso di missili da parte dell’Iran per trasportare testate nucleari e quindi non convenzionali, un’accusa frequente che però non corrisponde alla dottrina difensiva iraniana.

Soprattutto perchè l’Ayatollah Khamenei, la guida suprema dell’Iran ed il comandante in capo delle forze armate del Paese, ha proibito la progettazione, la ricerca e qualsiasi azione nell’ambito del settore nucleare militare. La proibizione non è solo un ordine istituzionale ma una fatwa (un editto religioso), che rende oltre che reato anche peccato (haram) qualsiasi azione contraria.

È quindi chiaro che le “armi” nucleari non possono avere spazio nella dottrina militare iraniana. Sarebbe stato degno che il giornalista italiano, accanto alle accuse rivolte all’Iran, scrivesse di questa legge esistente in Iran.