L’anniversario della Rivoluzione Islamica
(last modified Thu, 02 Feb 2023 03:43:54 GMT )
Feb 02, 2023 04:43 Europe/Rome
  • L’anniversario della Rivoluzione Islamica

TEHERAN (Pars Today Italian) - Sono trascorsi oramai quaranta quattro anni da quando, in quel lontano ed indimenticabile 1978, cominciarono a circolare in Occidente, ...

assieme alle notizie sui sempre più frequenti e sanguinosi rivolgimenti che avrebbero portato da lì a poco in Iran alla vittoria della Rivoluzione Islamica, le immagini di un vegliardo sino ad allora quasi del tutto sconosciuto al di fuori del mondo Sciita, di un uomo straordinario, destinato a segnare con la sua opera provvidenziale i destini dell’umanità.

Sguardo profondo, fisso, consapevole e indagatore, occhi neri scintillanti di luce interna, lineamenti del volto sottili e regolari, solennità e semplicità del gesto, portamento ieratico e distaccato, alla cui nobiltà e dignità davano maggior risalto i lunghi abiti scuri della religione, ed il turbante nero dei discendenti del Nobile Profeta: quest’uomo, nelle cui vene scorreva lo stesso sangue di Muhammad (pace su di Lui e sulla Sua Famiglia), di Alì (as) e di Fatima (as), era Ruhollah Mussavy detto Khomeini, eminente giurista, gnostico illuminato, poeta ispirato, acuto filosofo e teologo profondo, colui nel quale il popolo iraniano e il mondo sciita avevano incominciato a ravvisare, in tutta spontaneità e con entusiastica fermezza di convinzione, l’artefice provvidenziale e la guida politica e spirituale del riscatto islamico.

E già di prim’acchitto, dalle sue stesse fattezze esteriori, così come dai tratti del portamento, ci si poteva accorgere, noi occidentali, a dispetto di tutte le nostre tare psicologiche e culturali, di come questa figura fosse la materializzazione di un qualcosa d’inafferrabile. Quest’uomo veniva certo da lontano, noi non sapevamo da dove, e non nel senso di una banale distanza geografica oramai quasi annullata dai mirabolanti marchingegni della modernità globalizzatrice, ma in quello di una lontananza simbolica e metafisica del tutto irriducibile alle nostre comuni misure: il suo mondo d’origine e patria d’elezione era quello della Rivelazione Profetica, la cui luce ha il fulgore della gloria divina, il cui cielo ha il colore del sangue dei Martiri di Karbala e di tutti coloro che sono caduti sulla Via di Dio, la cui terra è la pura gemma della fede e delle opere conformi alla Sua Legge, dalle quali la linfa fulgente della Sua Grazia distilla l’ambrosia ineffabile dei frutti paradisiaci.

Ma all’incommensurabile lontananza di questo dominio superno, fa riscontro la sua vicinanza estrema, l’intima sua presenza al nostro mondo che sfiora il limite di una paradossale identità, giacché “a Lui appartiene il segreto dei cieli e della terra” (Corano 18:26). 

 

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