Giu 05, 2023 09:15 Europe/Rome
  • 15 Khordad: quel 5 giugno 1963, l'inizio della Rivoluzione Islamica - 2

 TEHRAN - Il massacro della Madrasa FeiziyyehIl grido dell’Imam Khomeyni risvegliò il popolo.

 Egli usava le ricorrenze religiose per mantenere in vita il movimento. Con le sue dichiarazioni egli accese la fiamma dell’Islam nel cuore delle masse. Le sue parole uscirono da Qom per raggiungere i punti più remoti del paese.La posizione del governo peggiorava di giorno in giorno. I suoi membri si resero conto di non godere di alcun favore tra le masse. Il governo era sostenuto solo dagli stranieri e da coloro che dagli stranieri erano influenzati. Lo Shah era preoccupato della vastità della resistenza degli ulamà. I suoi agenti, sapendo che l’Imam Khomeyni era la guida del movimento e che Qom ne era il centro, pensarono di attaccare proprio là. Lo Shah ideò un piano che a suo parere avrebbe potuto provocare una paura tale tra gli ulamà che essi non avrebbero più avuto il coraggio di interferire per vari anni. Il dispotico Shah pensò che uno spargimento di sangue sarebbe stato il mezzo migliore per distruggere il movimento dalle radici. La gente avrebbe avuto paura e avrebbe ritirato il suo appoggio al movimento e sarebbero tutti diventati come dei cimiteri dove regna il silenzio.Il 25 di Shawwal, che corrisponde al 22 marzo 1963, anniversario del martirio del sesto Imam della Shi’a, l’Imam Jafar as-Sadiq (as), si sarebbe dovuta celebrare una cerimonia alla scuola Feiziyyeh. Migliaia di persone si recarono a Qom per passare la loro vacanza vicino al Santuario di Hadrat Fatima Masumah (as). In questo storico giorno, mentre il giardino di Feiziyyeh era stracolmo e la folla somigliava alle onde del mare, e le guide religiose, una dopo l’altra, si avvicendavano dal minbar per parlare alla folla, cercando di approfittare di tale opportunità per risvegliare il popolo, gli agenti dello Shah cominciarono a mettere in opera il loro piano nefasto e traditore per distruggere l’Islam e gli illuminati precetti del Sacro Corano.Gli agenti dello Shah, armati di mazze e bastoni, si scagliarono senza pietà contro gli inermi studenti di teologia e i loro insegnanti. I combattenti dell’Islam, i sapienti religiosi rivoluzionari, allevati alla scuola di pensiero ed azione del Corano, furono colpiti al punto di cospargere il loro sangue sul terreno. Decine vennero martirizzati e gravemente feriti. Vennero bruciate le copie del Sacro Corano e qualsiasi altro libro che gli agenti del regime tirannico poterono trovare. Gli assassini dello Shah, invece di dare una risposta logica e corretta ai desideri ed alle aspirazioni del popolo musulmano, il quale chiedeva solo la rottura delle relazioni politiche, militari ed economiche con Israele, e che si era adattato alla povertà e ad una dieta di datteri e pane secco in un paese che possiede enormi ricchezze naturali, risposero con uccisioni, torture e saccheggi. Il 25 di Shawwal, giorno del martirio dell’Imam Jafar as-Sadiq (as), che era sempre stato un giorno di lutto e tristezza, lo divenne ancor di più dopo questo massacro.Alcune persone corsero ad avvertire le autorità religiose dell’attacco. Trovarono la porta della casa dell’Imam Khomeyni aperta. Quando entrarono e gli raccontarono quanto avvenuto, l’Imam disse: “Non siate tristi o preoccupati. Non spaventatevi. Scacciate da voi la paura e l’ansia. Voi siete i seguaci di guide (i Profeti e gli Imam, n.d.t.) che perseverarono in mezzo alle difficoltà e alle tragedie. Quello che noi vediamo oggi non è nulla se paragonato a quello che hanno sofferto le nostre grandi guide, le quali hanno vissuto un giorno come quello di Ashura e una notte come quella del 11 di Muharram: essi hanno offerto tutto nel cammino della religione di Dio. Di che cosa parlate voi ora? Di che cosa avete paura? Perchè siete ansiosi? E’ una mancanza per chi come voi pretende di seguire Hadrat ‘Ali e l’Imam Husayn perdersi davanti alle malefatte dell’attuale regime. Il regime si è rovinato da solo compiendo questi crimini. Esso ha mostrato chiaramente la sua essenza di Gengis Khan".

 

 

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