Tutti contro la manovra dell’Italia. L’Austria: procedura di infrazione
Tutti contro la manovra del governo italiano. Accusato, dall’Austria, di «tenere in ostaggio il suo stesso popolo». Ma non solo.
A schierarsi contro la lettera inviata in queste ore dal ministro Tria all’Ue e la scelta di non modificare la legge di Bilancio, sono in queste ore diversi membri europei. Dall’Austria all’Olanda fino alla Germania, è un susseguirsi di dichiarazioni pubbliche di avvertimento nei confronti del governo Lega-Cinquestelle. Il ministro delle finanze austriaco Hartwig Loeger ha avvertito che l’Austria insisterà per rafforzare il rispetto della disciplina fiscale ed è pronta a sostenere la procedura di deficit se l’Italia non scende a compromessi rispetto alle richieste della Commissione. Loeger ha manifestato il proprio disaccordo con la posizione del ministro Tria: «Contrariamente a quanto sostiene il mio collega non si tratta di un affare italiano interno, ma di un affare europeo». Più o meno stesso concetto ribadito dall’Olanda. «È poco sorprendente ma molto deludente il fatto che l’Italia non abbia rivisto il proprio bilancio — ha detto il ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra — . Le finanze pubbliche dell’Italia sono fuori controllo e i piani del governo italiano non portano una robusta crescita economica. Questo bilancio non soddisfa gli accordi che abbiamo stipulato in Europa — ha aggiunto il ministro — e spetta ora alla Commissione europea prendere ulteriori provvedimenti». Molto nette anche le dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann che in un discorso a Berlino ha chiarito alcuni punti: «Il governo italiano — ha spiegato Weidmann che è anche membro del Consiglio direttivo della Bce — è legittimato ad aumentare la spesa pubblica, ma a condizione che non ne derivi un onere più elevato sul debito. È perfettamente legittimo — ha aggiunto — che un nuovo governo stabilisca nuove priorità politiche ma nella misura in cui queste sono associate a spese aggiuntive, sarebbe consigliabile ridurre altre spese o aumentare le entrate».