Lug 19, 2016 13:43 Europe/Rome
  • Guerra sionista al Libano (2006): il distruttore del mito dei Merkava

Uno dei giorni più drammatici della storia militare di Israele è stato, senza alcun dubbio, il 12 agosto del 2006.

“L’inferno degli inferni”, “la maggiore battaglia della maggiore guerra”…l’immaginazione israeliana non conosce limiti per descriverlo. Il “massacro dei Merkava” si accontenterà di definirlo la Resistenza Islamica. In questo giorno 52 carri israeliani Merkava vennero distrutti o messi fuori combattimento nella valle di Al-Hujeir al-Salluki, nel sud del Libano. 23 militari israeliani furono uccisi e 110 feriti (secondo le cifre ufficiali israeliane).

Non è stato soltanto il giorno di una schiacciante sconfitta per gli israeliani e di una grande vittoria di Hezbollah, ma anche il giorno in cui è stata trascinata nel fango la reputazione di questo veicolo vantato da tempo come segno della superiorità militare e tecnologica israeliana.

La distruzione di questo mito venne realizzata principalmente da un solo combattente della Resistenza Islamica: il Martire Ali Saleh, il cui nome di battaglia era “Bilal Aadchite”.

Coloro che erano con lui in quella battaglia hanno descritto quanto accaduto quel giorno. “Dobbiamo fare arretrare i loro carri armati, qualunque sia il prezzo” disse Saleh quando aveva saputo che l’esercito israeliano aveva inviato i gioielli della sua industria militare, i carri Merkava, sul territorio libanese per dirigerli verso il fiume Litani.

Appena li vide nella Valle di al-Hujair, a tre chilometri della frontiera con la Palestina occupata, Saleh lanciò il suo attacco. Da solo. Muovendosi da una posizione all’altra, da un albero all’altro, da una roccia ad un’altra, lanciò i missi anti-carro russi “Kornet” lì collocati contro i carri israeliani.

“Abbiamo visto la morte circondarci” raccontò più tardi un soldato israeliano, sopravvissuto a questi attacchi, al giornale “Yediot Aharonot”.

Ali Saleh distrusse da solo 15 carri israeliani, riporta un resoconto della Resistenza Islamica.

Prima della distruzione e neutralizzazione di questi carri, un’unità

della Resistenza Islamica aveva neutralizzato una brigata di paracadutisti israeliani inviata per aprire il cammino ai carri: 13 di loro vennero uccisi o feriti.

Nella biografia di Ali Saleh la partecipazione a numerose operazioni contro gli israeliani che occupavano il sud del Libano testimonia il suo valore e coraggio temerario. Era come se egli assaporasse il contatto diretto col nemico.

Conosciuto per essere uno dei migliori lanciatori di missili anticarro di tipo Malutka e Sagger, fu protagonista di un’operazione militare nella quale montò sul retro di un Merkav, gettarvi una bomba al suo interno e poi allontanarsi per vedere il carro esplodere.

L’operazione che illustra comunque meglio il suo coraggio fu quella di al-Aazziyyat, realizzata qualche mese prima della liberazione del sud del Libano. Il 31 gennaio 2000 si avvicinò così tanto ad una posizione israeliana da riuscire ad introdurre una granata nello spazio riservato alla loro mitragliatrice. Le immagini del corpo di un soldato israeliano che vola per aria hanno perpetuato la sua fama.

Ritroviamo questo stesso spirito temerario sei anni più tardi nella “seconda guerra del Libano”, secondo la terminologia israeliana. Ali Saleh era totalmente assorto in questa battaglia contro i carri Merkava al punto da continuare le operazioni anche quando i droni israeliani hanno fatto ingresso sulla scena. Sordo a tutti gli appelli del suo comandante e dei suoi compagni di ritirarsi, rispose: "Questa è la mia battaglia".

Dopo aver distrutto 15 carri Merkava venne gravemente ferito da un missile lanciato da un drone israeliano MK. Ma non morì sul campo di battaglia. Continuò a vivere altri venti giorni. L’ultima volta che era cosciente chiese quale fosse il risultato della guerra. Quando seppe che la Resistenza aveva vinto, chiuse definitivamente gli occhi.

Il suo martirio ha fatto piangere Seyyed Hassan Nasrallah.

Sepolto nel cimitero del villaggio che gli ha dato i natali, Aamchite, un epitaffio adorna la sua lapide: “Qui giace il distruttore del mito dei Merkava”.

Traduzione a cura di "Musulmani sciiti in Italia"

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