Il richiamo all’Unità Islamica - 1a p.
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Ott 19, 2021 10:01 Europe/Rome
  • Il richiamo all’Unità Islamica - 1a p.

- Gli Imam dell’Ahl-ul-Bayt (as) sono stati sempre conosciuti per la loro accuratezza nel preservare l’Islam, ...

salvaguardare la sua forza, invitare all’unità tra i suoi seguaci, alla coesione tra i suoi ranghi e alla cancellazione del risentimento e dei rancori tra i Musulmani.Conosciamo bene l’atteggiamento positivo del Principe dei Credenti, l’Imam ‘Ali (as), verso i suoi predecessori. Egli non ha esitato a sostenerli, aiutarli e assisterli, sebbene provasse amarezza verso di loro per aver usurpato il suo diritto al Califfato. Malgrado ciò, portò avanti la sua preoccupazione di preservare l’Unità Islamica astenendosi dall’annunciare pubblicamente che, nel noto Sermone di al-Ghadir, era stato nominato dal Nobile Profeta (S) alla sua successione, non sostenendo il suo legittimo diritto usurpato in modo pubblico per riavere il Califfato, e fece ciò per tutto il periodo in cui i suoi predecessori ricoprirono la carica di califfo. Di questo suo diritto ne parlò solo dopo che il governo (il Califfato) toccò a lui, riunendo i Compagni del Profeta rimasti, in modo che potessero testimoniare pubblicamente l’esistenza e la veridicità del sermone di Ghadir nel noto giorno chiamato “Al-Rahbah” (1).

Prima della sua ascesa al Califfato, dunque, l’Imam ‘Ali (as) non ha esitato un attimo nel fornire consulenza ai tre califfi che lo hanno preceduto ogni qualvolta c’era bisogno di salvaguardare gli interessi dei Musulmani. Egli ha giustificato il suo atteggiamento nei confronti di coloro che riteneva avessero usurpato il suo diritto, in questi termini: “Temevo che se io non avessi cooperato con i califfi, l’Islam sarebbe stato indebolito da possibile dissenso e divisione”. (2)

Ecco perché, per tutto il periodo del Califfato dei suoi tre predecessori, non disse mai una parola che potesse indebolire il loro potere, o minare il loro prestigio e la loro credibilità. Egli si chiuse in casa malgrado non approvasse le loro azioni. Tutto ciò era per l’interesse generale dell’Islam. Ma ogni volta che i tre califfi avevano bisogno di lui, egli non esitava a dar loro consigli. Il califfo ‘Umar ibn al-Khattab riconosceva il prezioso contributo dell’Imam ‘Ali (as) e il suo atteggiamento positivo, e spesso ripeteva: “Non ho mai dovuto affrontare un problema complesso senza trovare Abul-Hasan [l’Imam ‘Ali] che lo risolvesse” (3), oppure “senza ‘Ali, ‘Umar sarebbe perito” (4).

Ricordiamo anche la posizione dell’Imam al-Hasan (as) a proposito del trattato di pace con Mu’awiyah. In effetti, l’Imam al-Hasan (as) pensò che il perseguimento di un conflitto fratricida avrebbe rischiato di far cadere lo Stato Islamico o addirittura di cancellarlo per sempre dalla faccia della terra, distruggendo così la Shari’ah e sterminando il resto dell’Ahl-ul-Bayt. Così scelse di mantenere la forma dell’Islam e il nome della Religione, firmando un gravoso trattato di conciliazione con Mu’awiyah, l’acerrimo nemico della religione e l’implacabile avversario dell’Ahl-ul-Bayt (as), e tutto ciò pur sapendo di subire ingiustizie e umiliazioni per sé e i suoi seguaci, nonostante le spade dei Bani Hashim e quelle dei suoi seguaci fossero state già sguainate e pronte a non essere riposte prima di aver dimostrato e rivendicato il proprio diritto alla difesa e alla giusta lotta. Ma il supremo interesse dell’Islam era, per lui, al di sopra di tutte le altre considerazioni.

In seguito, l’Imam Husayn (as) si rivoltò eroicamente contro gli Omayyadi guidati da Yazid figlio di Mu’awiyah, uomo senza scrupoli che non aveva nulla a che fare con l’Islam. L’Imam Husayn (as) vide negli Omayyadi, attraverso Yazid, una minaccia contro l’esistenza e i principi stessi dell’Islam e il suo splendore, e temeva che i suoi insegnamenti potessero essere calpestati in modo intollerabile. Egli volle dimostrare alla storia l’aggressività degli Omayyadi, la loro ingiustizia e le loro cospirazioni contro la Shari’ah del Nobile Profeta (S). Se non fosse stato per la sua sacra rivolta e il suo grande sacrificio, il contenuto dell’Islam si sarebbe svuotato o, addirittura, sarebbe stato cancellato. L’Imam Husayn (as) ha salvato l’Islam da ogni rischio di emarginazione o falsificazione, sacrificando la sua vita per risollevare la Parola della Verità e della Giustizia contro Yazid. La sua lotta è diventata un simbolo del rifiuto dell’ingiustizia e dell’oppressione. Ecco perché gli Sciiti lo commemorano ogni anno. La commemorazione del martirio dell’Imam Husayn (as) nel giorno di ‘Ashura’ (10 di Muharram), viene celebrata proprio per rinnovare la loro fedeltà al caro nipote del Nobile Profeta (S), e completare il suo messaggio di lotta contro l’ingiustizia e l’oppressione, in conformità ai comandamenti degli Imam dell’Ahl-ul-Bayt (as) che gli succedettero.

Il costante impegno degli Imam dell’Ahl-ul-Bayt (as) nel preservare la gloria dell’Islam, anche quando a capo del governo della Comunità Islamica c’erano i loro acerrimi nemici [coloro che li trattavano con la massima crudeltà e li sottoponevano, insieme ai loro seguaci, a ogni forma di tortura, vessazione o umiliazione], appare evidente con l’atteggiamento dell’Imam Zayn-ul-‘Abidin (as) nei confronti dei sovrani Omayyadi. In effetti, anche se avevano violato il suo diritto elementare e l’avevano privato della sua libertà di movimento, e malgrado egli fosse vissuto, sotto il loro regno, nel dolore a causa del selvaggio massacro da loro perpetrato contro suo padre, l’Imam Husayn (as) e la sua famiglia nella tragedia di Karbala, egli non smise mai di pregare in privato per la vittoria degli Eserciti Musulmani, per la gloria dell’Islam e per la pace e la sicurezza dei Musulmani. E l’unica sua arma per diffondere la conoscenza e la scienza islamica era la Supplica. Egli ha insegnato ai suoi seguaci Sciiti come invocare Allah per la vittoria dell’Esercito Islamico, e dei Musulmani in genere. Questo è quanto troviamo nella sua nota Supplica chiamata “Du’à Ahl-ul-Thoghùr” (“La Gente delle Linee di Frontiera”, al-Sahifa al-Sajjadiyyah, Du’à n. 27). In questa Supplica si legge:

“O Allah! Che la Pace e la Misericordia siano su Muhammad e la sua progenie! Aumenta il numero e la forza dei loro seguaci, affila le loro spade, proteggi i loro territori, consolida le loro fila, equipaggiali con lo spirito di solidarietà, fornisci loro mezzi di sussistenza, copri le loro spese, arma il loro potere, dona loro la pazienza e la resistenza, proteggi e ispira le loro azioni strategiche per sconfiggere il nemico”.

L’Imam prosegue dicendo (dopo aver invocato l’Ira di Allah contro i miscredenti):

“O Allah! Consolida in questo modo i mezzi dei Musulmani, rafforza i loro territori, aumenta i loro beni, rendili liberi da ogni stato di guerra per prendersi cura del Tuo Culto, e poni fine alle ostilità interne tra loro in modo che essi possano pregare per Te in solitudine e in pace, ed affinché non si possa trovare nessun altro, su tutta la terra, che venga adorato all’infuori di Te, e non si inchinino a nessuno al di fuori di Te.”

In questa supplica, la più lunga di tutte quelle composte, l’Imam Zayn-ul-Abidin (as) incoraggia i combattenti musulmani ad armarsi di morale e virtù, avvertendoli della necessità di prepararsi ad affrontare il nemico. Egli fornisce, oltre alle istruzioni militari inerenti il dovere del Jihad islamico, anche le spiegazioni riguardanti il suo scopo e le utilità che ne derivano. Egli inoltre richiama l’attenzione dei Musulmani sul genere di precauzione da attuare nei confronti dei loro nemici, e le misure da adottare nell’affrontare la lotta contro di loro. Allo stesso modo egli raccomanda ai combattenti dell’Islam di ricordare Allah anche in combattimento, di astenersi da ogni peccato e di tenere sempre a mente che il Jihad è solo per Allah e per il trionfo della Sua Causa.

Fonte: http://islamshia.org/

 

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