Come riconoscere gli animali selvatici geneticamente modificati?
WASHINGTON-Fino a qualche anno fa l'espressione "geneticamente modificato" aveva un qualcosa di misterioso e quasi soprannaturale, ma gli avanzamenti delle tecniche genetiche hanno reso questa condizione sempre più semplice da realizzare, meno costosa e quindi ampiamente utilizzata.
Oggi il mondo è pieno di piante e animali geneticamente modificati, da quelli usati per scopi scientifici a quelli disponibili sul mercato (per esempio i pesci d'acquario che sono stati resi fluorescenti per meglio figurare negli acquari).
Siccome si tratta di esemplari esteriormente indistinguibili da quelli "normali", è particolarmente importante riuscire a tracciarli e a sapere sempre dove si trovano: uno studio pubblicato su PNAS propone un nuovo metodo per individuare gli animali geneticamente modificati che si trovino allo stato selvatico, basato su una loro esclusiva proprietà genetica.
L'analisi del cosiddetto DNA ambientale per tracciare la presenza di certi animali è una tecnica usata ormai da anni: si preleva un campione di suolo in un'area, lo si analizza e si va in cerca di tracce genetiche. È un metodo i cui costi sono stati abbattuti negli ultimi anni, e oggi è considerato più affidabile delle tradizionali tecniche di tracciamento. Nessuno però aveva mai pensato di applicarlo agli organismi geneticamente modificati: il gruppo di ricerca della McGill University ha provato a farlo, e ha scoperto che questi animali lasciano nell'ambiente tracce dei cosiddetti transgeni.
Si tratta di quei geni che sono stati presi da un'altra specie e "installati" sull'animale, o comunque che sono stati introdotti artificialmente nel genoma da noi esseri umani: le tracce genetiche degli animali geneticamente modificati contengono anche transgeni, che possono dire se l'esemplare che si sta tracciando abbia subito modifiche al suo DNA.(focus.it)
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