Estrarre metalli dall'Oceano
NEW YORK-“Con l'aumento della domanda a livello globale di metalli necessari per produrre batterie per veicoli elettrici, ...
una delle fonti più ricche di materie prime non sfruttate si trova a due miglia e mezzo sotto la superficie dell'Oceano Pacifico”, scrive il New York Times in un servizio da Kingston, Giamaica. Tant'è che questa dimenticata, nascosta e lontana parte di fondale marino, a circa 1.500 miglia a sud-ovest di San Diego, “potrebbe presto diventare il primo sito minerario su scala industriale al mondo in acque internazionali”. La Metals Company, con sede a Vancouver, si è infatti assicurata “l'accesso esclusivo a tonnellate di rocce del fondale marino piene di cobalto, rame e nichel, sufficienti, si dice, per alimentare 280 milioni di veicoli elettrici, equivalenti all'intera flotta di automobili negli Stati Uniti”. Possibile? Il punto è che la recente e storica legge sul clima approvata dal Congresso in agosto, che estende i crediti d'imposta per gli acquirenti di auto elettriche, non farà che accelerare la necessità di questi materiali, dato che anche le case automobilistiche ne hanno fame visti i piani per eliminare gradualmente i veicoli a benzina. Quindi, la Metals Company “spera di riuscire a costruire un impianto in Texas per estrarre le rocce del fondale marino e ha fatto pressioni per avere un aiuto dallo Stato federale in tal senso”. Si tratta di un'operazione enorme e di lunga durata, “mai finora eseguita sul pianeta e per un'estensione così vasta”, ha affermato James AR McFarlane, ex capo del monitoraggio ambientale presso l'International Seabed Authority, un'agenzia affiliata alle Nazioni Unite che regola l'attività mineraria dalla Metals Company. L'azienda calcola che incasserà 31 miliardi di $ di guadagni nei 25 anni di vita del progetto a cui pensa e ragiona da ben 15 anni. È dal 2007 che i dirigenti hanno ricevuto informazioni chiave dalla Seabed Authority ottenendo così un grande vantaggio per mettere a frutto le loro ambizioni minerarie.
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