Gnosi islamica (Irfan) e Saggezza (Hikmah)
Introduzione Gli esseri umani che vivono in questo mondo possono essere comparati a sfere liberate nello spazio, ognuna delle quali ha una potenza e un’energia nascosta che permette loro di volare verso un regno infinito.
Indubbiamente, l’attrazione dei piaceri terreni le fa precipitare verso la prigione del mondo materiale, creando in essi un movimento verso la decadenza e la degradazione. I desideri e le tendenze sataniche e concupiscenti che trovano una forma concreta nelle culture e civiltà materialistiche, accelerano inoltre la loro decadenza e caduta.
Pochi sono, in realtà, coloro che sono stati benedetti con una percezione intuitiva delle realtà spirituali e i cui cuori sono aperti ai messaggi divini; coloro che lasciano alle proprie spalle i desideri e attaccamenti decadenti e animali e s’innalzano verso orizzonti celesti e luminosi; coloro che compiono un gigantesco passo in avanti nel corso della loro evoluzione spirituale verso la vera fonte di ogni felicità, bellezza, potere, armonia e perfezione; in una parola, verso Dio.
Ma anche coloro che come sfere si schiantano bruscamente contro la terra, si trovano poi frustrati e insoddisfatti nella prigione della materia e iniziano a muoversi con la stessa velocità – ma in un senso contrario al loro movimento di caduta – verso il trascendente regno celeste. E ciò può accadere numerose volte.
Al presente siamo testimoni di questa reazione in un gruppo di persone che, disilluso dalla decadenza della cultura occidentale, è assetato di valori spirituali e si dirige verso questo o quel cammino, cercando una corrente di acqua pura. Purtroppo però la maggior parte cade vittima di truffatori che, in luogo del nettare della gnosi, spargono sulle loro labbra veleno, spingendoli in un precipizio ancor più profondo di quello da cui cercavano di fuggire, in altre parole portandoli alla loro rovina tramite un’altra porta!
La tendenza centrifuga a fuggire dalla cultura materialista non è limitata soltanto a persone isolate. Oggi siamo testimoni di un’espansione dei movimenti che tendono all’Islam in tutto il mondo, incluse le società più decadenti e impure. Ciò che ha accelerato questi movimenti è la vittoria della grande Rivoluzione Islamica iraniana la quale, guidata da un grande gnostico, avvantaggiandosi del fiorente talento del popolo e sotto la luce degli insegnamenti islamici, ha sconfitto tutte le forze sataniche e avanza con impeto e fermezza nonostante tutti i seri ostacoli che la circondano.
Sebbene questa non sia la prima volta che un uomo divino e gnostico realizzato abbia condotto un movimento popolare, non è un compito facile segnalare altri esempi di movimenti di tale profondità e grandezza e di simile costanza e resistenza. Ad ogni modo questo fenomeno può fornire un forte incentivo per un’analisi del ruolo che le forze spirituali svolgono, specialmente quella della gnosi islamica, nell’originare una positiva evoluzione nella vita degli esseri umani.
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La gnosi nel mondo islamico
Sin dall’antichità sono esistite nel mondo islamico scienze conosciute come “gnosi” (‘irfan) e “sufismo” (tassawuf), che hanno raggiunto il loro apogeo in molti paesi, come l’Iran e la Turchia, dal quarto all’ottavo secolo dell’Egira. Anche oggi esistono numerosi rami del sufismo nel mondo islamico. Si sono riscontrate inoltre scienze simili tra i seguaci di altre religioni, e ciò ha fatto sorgere la questione se quanto chiamato “gnosi islamica” esista realmente o se i musulmani hanno attinto da altri questa scienza e se, per intenderci, ciò che viene chiamato gnosi islamica sia in realtà gnosi dei musulmani e non dell’Islam. Possiamo inoltre chiederci, nel caso in cui esista una gnosi islamica, se questa sia identica a quella che troviamo oggi tra i musulmani o sia stata soggetta a cambiamenti e alterazioni.
Si sono avute differenti risposte a questa domanda. Alcuni negano completamente l’esistenza della gnosi nell’Islam, considerandola un’innovazione (bid’ah) e come qualcosa da rifiutare. Altri hanno sostenuto che è aliena agli insegnamenti dell’Islam ma compatibile con esso. In questi stessi termini, alcuni hanno affermato che il tasawwuf è un’innovazione elogiabile, allo stesso modo del monachesimo nel Cristianesimo, rispetto al quale il Santo Corano dice: “Il monachesimo, invece, lo istituirono da loro stessi, soltanto per ricercare il compiacimento di Dio. Non fummo noi a prescriverlo” (Santo Corano, 57:27).
Infine, vi è un terzo gruppo che considera la gnosi non solo come un aspetto integrale dell’Islam, ma il cui stesso nocciolo e spirito proviene dal Santo Corano e dalla Sunnah del Profeta (S), proprio come per le altre componenti dell’Islam. Essi, di conseguenza, rifiutano la nozione secondo cui essa sarebbe stata presa in prestito da qualche altra religione o scuola di pensiero, sostenendo che l’esistenza di similitudini tra la gnosi islamica e altre credenze non costituisce una prova del fatto che sia stata importata da queste dottrine, così come nemmeno l’esistenza di somiglianze tra i principi dell’Islam e quelli di altre dottrine celesti prova che questi siano stati presi da altre religioni.
Noi crediamo che l’ultima posizione sia la più giusta, e aggiungiamo che affermare la legittimità e origine islamica della gnosi (‘irfan) non è sinonimo di approvazione di tutto ciò che viene praticato nel mondo islamico sotto il nome di gnosi e sufismo, così come tutte le pratiche e credenze riscontrabili tra i gruppi musulmani non possono essere considerate, di fatto, islamiche.
Poiché se fosse così saremmo obbligati a concludere o che l’Islam è un amalgama di credenze e principi contraddittori, o facciamo fronte a versioni contraddittorie dell’Islam. In ogni caso, nell’ammettere l’esistenza della gnosi islamica, le cui più alte stazioni vennero raggiunte dal Profeta (S) e dai suoi legittimi successori [gli Imam Infallibili], non neghiamo la presenza di elementi estranei nel sistema dottrinale degli gnostici e sufi musulmani e consideriamo criticabili le credenze e pratiche di molte confraternite sufi.
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‘Irfan, Tasawwuf, Hikmah e Falsafah
Prima di imbarcarci in una discussione riguardante la gnosi islamica, sarà conveniente chiarire la definizione dei termini ‘irfan (gnosi) e tasawwuf (sufismo) al fine di evitare incomprensioni e confusioni.
Il termine ‘irfan, allo stesso modo di ma’rifah, significa letteralmente “conoscere”. Senza dubbio come termine tecnico esso è venuto a denotare un particolare tipo di conoscenza, ottenuta non attraverso l’esperienza, la ragione o l’apprendimento, ma per mezzo dell’intuizione diretta. Queste percezioni arrivano ad estendersi inoltre alle visioni e svelamenti.
Tali conoscenze intuitive generalmente vengono raggiunte mediante esercizi e discipline spirituali, ed i metodi e i riti utilizzati dai pellegrini spirituali (salik) sono conosciuti come gnosi operativa (‘irfan ‘amali), a differenza delle formulazioni teoriche alle quali già abbiamo alluso, che vengono chiamate gnosi dottrinale (‘irfan nazharì), e che si trovano talvolta combinate in una forma di ragionamento logico, come accade per esempio nel caso della Filosofia Illuminativa (Falsafat-ul Ishràq).
Il termine tasawwuf molto probabilmente deriva dalla parola sùf, o “lana”, e significa usare indumenti di lana come simbolo di una vita austera, libera da ogni genere di comodità e piacere terreno. In tal modo tasawwuf è un termine con maggiore affinità con la gnosi operativa, mentre il termine ‘irfan è più intimamente associato alla gnosi dottrinale.
Così, nell’area della gnosi possiamo distinguere per lo meno tre elementi:
– Primo, un programma specifico il quale, secondo i suoi difensori, garantisce alla persona una conoscenza intuitiva, immediata e diretta di Dio, dei Suoi Nomi, Attributi Divini e delle Sue manifestazioni.
– Secondo, i particolari stati e stazioni spirituali e psicologici conoscitivi vissuti dal pellegrino spirituale e le visioni e svelamenti spirituali che alla fine raggiunge.
– Terzo, le formulazioni e affermazioni basate sugli svelamenti spirituali ma che sono in parte intelligibili anche a persone che non hanno attraversato personalmente il sentiero della gnosi operativa. Queste formulazioni e affermazioni offrono comunque il loro senso e la loro essenza profonda solamente agli autentici gnostici.
Le spiegazioni menzionate mettono in chiaro che il vero gnostico è colui che ha seguito una serie di pratiche e di esercizi particolari che lo hanno condotto ad una conoscenza diretta, intuitiva e profonda di Dio, dei Suoi Attributi ed Azioni; mentre la gnosi dottrinale è solo una testimonianza e una interpretazione di tali comprensioni; testimonianza e interpretazione che possono essere incomplete e carenti.
In base ad una interpretazione più ampia possiamo applicare il termine gnosi a tutti i sentieri percorsi con il proposito di raggiungere la Verità, la liberazione spirituale, le stazioni conoscitive e le percezioni spirituali ai quali essi conducono. Interpretato in questa maniera, esso può includere la gnosi buddista e indù e le tradizioni gnostiche di alcune tribù siberiane e africane. Interpretato ugualmente in modo ampio il termine religione può anche esser applicato al Buddismo e a varie forme di venerazione di elementi della natura (totem).
E’ appropriato menzionare qui brevemente altri due termini che si relazionano alla presente discussione: hikmah e falsafah. Parola di origine araba, hikmah letteralmente significa “conoscenza certa”. E’ generalmente usata in riferimento alle forme operative di conoscenza e anche il Santo Corano la utilizza nella stessa maniera: “Ciò è quanto ti è stato rivelato dal tuo Signore a titolo di saggezza (hikmah)” (Santo Corano, 17: 39)
Come termine, indubbiamente, è venuto ad indicare la metafisica, la filosofia operativa e l’etica. D’altra parte, nella terminologia dell’etica si riferisce a quella facoltà dell’anima che concerne l’utilizzo della ragione come giusto mezzo tra i due estremi dell’astuzia e della sciocchezza. In ogni caso, non è applicabile né alle filosofie eretiche né agli scettici.
Falsafah, invece, deriva dal greco e allude a tutti i tentativi razionali e intellettuali per comprendere le leggi e principi universali e astratti, anche se tale impegno conduce alla negazione della possibilità dell’evidente, della conoscenza immutabile o anche alla negazione della stessa esistenza di un mondo oggettivo.
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L’originarietà della gnosi islamica
Un’analisi dettagliata dei versetti del Glorioso Corano, delle parole del Nobile Profeta (S) e di quelle dell’Ahl ul-Bayt (as) rivelerà senza dubbio profondi concetti nel regno della gnosi dottrinale e numerose istruzioni e regole operative a proposito del viaggio spirituale e gnostico.
Come esempio, possiamo riferirci a quei versetti inerenti l’Unità dell’Essenza, agli Attributi e Atti divini che troviamo nella Sura al-Tawhid: “Di’: ‘Egli Iddio è Unico, Iddio è l’Assoluto. Non ha generato, non è stato generato e nessuno è eguale a Lui”. (Santo Corano, 112: 1-4), all’inizio della Sura al-Hadìd: “Glorifica Dio ciò che è nei cieli e nella terra. Egli è l’Eccelso, il Saggio. Appartiene a Lui la sovranità dei cieli e della terra, dà vita e dà morte, Egli è l’Onnipotente. Egli è il Primo e l’Ultimo, il Palese e l’Occulto, Egli è l’Onnisciente…Egli conosce ciò che penetra nella terra e ciò che ne esce, quel che scende dal cielo e quel che vi ascende; Egli è con voi ovunque voi siate. Dio osserva ciò che fate.” (Santo Corano, 57: 1-4) e alla fine della Sura al-Hashr: “Egli è Dio, Colui all’infuori del Quale non c’è altro dio, il Conoscitore dell’invisibile e del palese. Egli è il Compassionevole, il Misericordioso; Egli è Dio, Colui all’infuori del Quale non c’è altro dio, il Re, il Santo, la Pace, il Fedele, il Custode, l’Eccelso, Colui che costringe al Suo volere, Colui che è cosciente della Sua grandezza. Gloria a Dio, ben al di là di quanto Gli associano. Egli è Dio, il Creatore, Colui che dà inizio a tutte le cose, Colui che dà forma a tutte le cose. A Lui {appartengono}i nomi più belli. Tutto ciò che è nei cieli e sulla terra rende gloria a Lui. Egli è l’Eccelso, il Saggio.” (Santo Corano, 59: 22-24), oltre a quelli che attestano la presenza di Dio in tutto l’universo, il Suo completo controllo su tutte le creature e il fatto che esse costantemente, sebbene ontologicamente, rendano lode ed omaggio a Lui:“Non vedi come Dio è glorificato da tutti coloro che sono nei cieli e sulla terra e gli uccelli che dispiegano {le ali}? Ciascuno conosce come adorarLo e renderGli gloria. Dio ben conosce quello che fanno.” (Santo Corano, 24: 41); “I sette cieli e la terra e tutto ciò che in essi si trova Lo glorificano, non c’è nulla che non Lo glorifichi lodandoLo, ma voi non percepite la loro lode. Egli è indulgente, perdonatore.” (Santo Corano, 17: 44);“Volenti o nolenti si prostrano a Dio coloro che sono nei cieli e sulla terra e anche le ombre loro, al mattino e alla sera.” (Santo Corano, 13: 15); “Non hanno visto che le ombre di tutto ciò che Dio ha creato, si allungano a destra e a sinistra prostrandosi umilmente davanti a Lui? Si prostra davanti ad Dio tutto ciò che c’è nei cieli, tutti gli animali della terra e gli angeli che non sono affatto orgogliosi” (Santo Corano, 16: 48-49).
Ci sono inoltre versetti che includono dei metodi e tradizioni specifiche, come il pellegrinaggio spirituale, la contemplazione e la meditazione, il ricordo (dhikr) e la costante concentrazione in Dio, le orazioni e veglie notturne, il digiuno, le prolungate prosternazioni durante la notte e la ripetizione dei Nomi di Dio, la profonda umiltà, la completa obbedienza a Dio, il pianto e la caduta in prostrazione durante la recitazione del Santo Corano, la purezza dell’intenzione nella realizzazione delle prescrizioni religiose, l’adempimento di opere buone per amor di Dio al fine di giungere alla Sua prossimità e al Suo compiacimento, il tenere fede e fiducia in Dio, l’arrendersi totalmente alla Volontà divina: “Ma coloro che credono hanno per Dio un amore ben più grande” (Santo Corano, 2: 165); “Dio susciterà una comunità che Lui amerà e che Lo amerà” (Santo Corano, 5: 54); “Dio si compiace di loro e loro si compiacciono di Lui.” (Santo Corano, 98: 8); “O anima ormai acquietata, ritorna al tuo Signore soddisfatta e accetta; entra tra i Miei servi, entra nel Mio Paradiso.” (Santo Corano, 89: 27-30); “Invece coloro che sottomettono a Dio il loro volto e compiono il bene, avranno la ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.” (Santo Corano, 2: 112); “e durante la notte prosternati a Lui e glorificaLo a lungo nella notte.” (Santo Corano, 76: 26); “Ma tra gli uomini ce n’è qualcuno che ha dato tutto se stesso alla ricerca del compiacimento di Dio. Dio è dolce con i Suoi servi.” (Santo Corano, 2: 207); “In verità ti abbiamo rivelato il Libro con la Verità; adora dunque Dio e rendiGli un culto sincero. Non appartiene forse a Dio il culto sincero?” (Santo Corano, 39: 2-3); “…coloro che in piedi, seduti o coricati su un fianco ricordano Dio e meditano sulla creazione dei cieli e della terra, {dicendo}: “Signore, non hai creato tutto questo invano. Gloria a Te! Preservaci dal castigo del Fuoco!” (Santo Corano, 3: 191); “Veglia {in Preghiera} parte della notte, sarà per te un’opera supererogatoria; presto il tuo Signore ti risusciterà ad una stazione lodata” (Santo Corano, 17: 79).
Anche nelle tradizioni, conversazioni intime (munajat) e suppliche del Profeta (S) e dell’Ahl ul-Bayt (as), sono innumerevoli i passi che trattano di questi argomenti.
In risposta a questi chiari versetti del Santo Corano ed anche alle inequivocabili dichiarazioni e affermazioni del Profeta (S) e degli Imam (as), sono state assunte due posizioni estreme.
Un gruppo ha interpretato tali parole in maniera superficiale e letterale, giungendo così lontano fino al punto di affermare che Dio sperimenta differenti stati dell’essere e che Egli “ascende” e “discende” fisicamente. Questo gruppo ha spogliato i versetti coranici, le tradizioni e le narrazioni dal loro eccelso significato spirituale, negando quindi, completamente, l’esistenza di qualsiasi forma di gnosi nei testi islamici.
Un altro gruppo, anche influenzato da vari fattori sociali, ha adottato elementi estranei, sviluppando in questo modo credenze che non possiamo dire abbiano le loro radici nel Santo Corano né nella Sunnah, e di fatto, in molti casi, contraddicono le affermazioni chiare e prive di ambiguità contenute in essi.
Riguardo alla pratica, da una parte hanno creato delle proprie regole e riti o li hanno presi in prestito da religioni non islamiche, e dall’altra affermano che le prescrizioni religiose non sarebbero obbligatorie per lo gnostico realizzato.
Naturalmente, coloro che hanno un’opinione favorevole nei confronti di tutti gli gnostici e sufi hanno fornito spiegazioni e interpretazioni che giustificano tutte le pratiche sopra menzionate, ma per esser giusti si è obbligati ad ammettere che almeno alcune delle affermazioni fatte e delle posizioni assunte dai membri di questo gruppo non possiedono giustificazioni accettabili.
Non ci dobbiamo permettere di esser tanto timorosamente riverenti di fronte ad imponenti figure intellettuali e spirituali al punto di accettare ciecamente tutto ciò che dicono, né di negare a qualcuno il diritto di sottoporre le loro posizioni e credenze ad un’analisi critica.
Dall’altro lato, affermare questo diritto ovviamente non significa che tolleriamo e appoggiamo giudizi dogmatici, superficiali, immaturi e corrotti dal pregiudizio e che chiudiamo i nostri occhi di fronte a tutti gli aspetti validi e positivi. Bisogna ricercare la Verità, senza sviare dal sentiero dell’imparzialità e della giustizia, evitando il giudizio e la condanna frutto di pessimismo o ottimo esagerati, supplicando Dio di aiutarci nella ricerca della Verità e nel guidare i nostri passi lungo il sentiero.
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Gnosi e ragione
Una delle questioni fondamentali affrontate dai sostenitori e dagli oppositori della gnosi è se i fondamenti presentati dagli gnostici, presumibilmente attraverso il discernimento intuitivo interiore, possano esser soggetti al giudizio razionale, affinché, per esempio, la ragione possa dichiarare come invalidi alcuni di questi. Questo è importante perché alcuni gnostici presentano degli argomenti che non sono spiegabili con la ragione, e pretendono di esservi giunti attraverso il discernimento intuitivo che la ragione non ha la capacità di comprendere, e che di conseguenza sarebbe al di là della sua giurisdizione.
Uno degli argomenti che ha dato origine a tale controversia è quello della Wahdat al-Wujud o “unicità dell’esistenza”, esposta nelle seguenti forme:
– Una di esse sostiene che fondamentalmente non vi è niente, non vi è stato niente e non vi sarà niente eccetto Dio l’Eccelso e quelle che si presumono siano creature non sono altro che illusioni e fantasie.
– Un’altra forma afferma che niente esiste all’infuori dell’Essenza di Dio o dell’Essenza della Conoscenza divina. In tal modo, si accetta una sorta di molteplicità nell’unicità.
– Un’altra forma ancora, la più comune, è che alla fine della sua ricerca il pellegrino spirituale raggiunge lo stato di fana’ (annullamento o annichilazione in Dio), in maniera che di lui non rimanga nient’altro che il nome.
– La quarta forma, la più moderata, è che alla fine il pellegrino spirituale giunge ad una stazione laddove non vede nulla eccetto Dio e dove tutto svanisce in Lui. Più precisamente egli vede questo svanire delle cose nella Realtà di Dio come un debole raggio scompare nella luce del sole.
Quando si fanno tali dichiarazioni, generalmente gli oppositori si attengono alle argomentazioni razionali, mentre i difensori in ultimo sostengono che tali realtà appartengano ad un regno che è al di là della ragione e, di conseguenza, rifiutano di rispondere alle obiezioni sollevate dai loro critici. Pertanto la questione fondamentale che sorge è se esistano realtà che la ragione è incapace di comprendere e che quindi non può osare di negare e rifiutare.
Quello che può esser detto molto brevemente rispetto al problema menzionato è che, sebbene la ragione abbia a che fare con i concetti, e la funzione della ragione non sia in grado di riconoscere la verità dell’esistenza oggettiva o l’origine di una qualsiasi cosa oggettiva, i giudizi positivi e negativi della ragione, quando sono auto-evidenti o possono condurre all’auto-evidenza, sono innegabili. In altre parole, sebbene la funzione della ragione non porti alla conoscenza delle origini dell’esistenza, non vi è dubbio riguardo alla validità dei giudizi espressi su questo fenomeno.
Senza dubbio, per quanto concerne l’argomento del Wahdat ul-Wujud, si può dire che la negazione dell’esistenza di ogni cosa eccetto Dio e della molteplicità dell’esistente, non solo viola le leggi della ragione ma anche contraddice la conoscenza presenziali sulla quale l’anima basa le sue azioni e reazioni. Inoltre, uno potrebbe chiedere: sono verosimili i discernimenti gnostici, quando la prova più solida offerta in loro appoggio è diretta, personale e d’immediata percezione? Si comprende allora che questa interpretazione del concetto di “unicità dell’esistenza” è totalmente inaccettabile.
Consideriamo comunque accettabile come interpretazione quella esposta dalla Filosofia Trascendentale (Al-hikmat ul-muta’aliyah) di Molla Sadra, secondo la quale l’esistenza delle creature in relazione a Dio, Gloria a Lui l’Altissimo, è un’esistenza relativa e dipendente. Per esser più precisi, possiamo affermare che sono estremamente relative e dipendenti e non hanno alcuna indipendenza. Quello che lo gnostico percepisce è questa mancanza d’indipendenza che egli conseguentemente denomina “mancanza di esistenza reale”.
Qui possiamo formulare la nostra domanda in un altro modo: è appropriato considerare il giudizio della ragione superiore alla conoscenza raggiunta dallo ‘svelamento’? Oppure, ponendola in un’altra maniera, è possibile negare la validità della conoscenza ottenuta attraverso la percezione diretta per mezzo di un giudizio della logica, che è una forma di conoscenza acquisita? La risposta è che la conoscenza presenziale e pura in realtà non è altro che la percezione diretta della realtà e non può esser invalidata.
Ma la percezione diretta è accompagnata spesso da un’interpretazione mentale, in modo che soltanto procedendo con enorme cautela è possibile distinguere l’una dall’altra. Queste interpretazioni mentali, che sono in sé stesse una forma di conoscenza acquisita, possono infatti essere erronee, e sono queste interpretazioni ingannatrici che sono rifiutate attraverso l’analisi logica, e non le percezioni dirette e immediate in sé stesse.
Nel caso della concezione gnostica dell’“unicità dell’esistenza” inoltre, quello che è in realtà percepito dallo gnostico è che l’esistenza indipendente è proprietà esclusiva solamente di Dio. Lo gnostico interpreta questo nel senso che solamente Dio possiede esistenza reale e di conseguenza procede a negare l’esistenza reale di ogni altra creatura.
Vale la pena menzionare che i più grandi gnostici musulmani hanno avvertito che alcune delle cose percepite negli stati gnostici sono sataniche e false, che queste traviate “ispirazioni” possono essere riconosciute attraverso determinati segni e che per ultimo possono essere distinte mettendole alla prova mediante una corretta analisi logica, basata sul Santo Corano e la Tradizione del Profeta (S).
Ovviamente, le analisi dei differenti tipi di percezione, discernimento e conoscenza diretta e immediata, la modalità con la quale si riflettono nella conoscenza, le cause delle interpretazioni erronee e il modo di discernere tra interpretazioni corrette ed errate costituiscono un argomento troppo vasto per esser trattato in questo breve scritto.
Gnosi e Legge Sacra (Shari’ah)
Un’altra importante questione degna di nota è la relazione esistente tra la gnosi operativa (tariqah) ed i principi della Legge sacra (shari’ah). Alcuni sostengono l’idea che la gnosi operativa costituisce una via indipendente verso la scoperta delle realtà spirituali, percorribile senza aderire alle norme religiose islamiche.
Inoltre essi affermano che questo sentiero è tollerato dall’Islam, venendo considerato come un’innovazione accettata o, per lo meno, non viene da esso condannato. A questo riguardo alcuni sono giunti al punto di affermare che nessuna credenza religiosa è necessaria per il raggiungimento delle stazioni gnostiche. Altri hanno affermato che il mero credere in qualsiasi religione è tutto ciò di cui si ha bisogno. Assumendo una posizione più moderata, un terzo gruppo sostiene che per percorrere il sentiero spirituale deve credere in una delle religioni rivelate.
Senza dubbio, dal punto di vista islamico il sentiero gnostico non è affatto indipendente dalla shari’ah, essendone piuttosto un aspetto più preciso e raffinato. Se noi applichiamo il termine shari’ah alle leggi esteriori dell’Islam, si può affermare che la tariqah, il sentiero esoterico, si riferisce alla dimensione interna degli stessi principi e può esser praticato soltanto realizzando i precetti della shari’ah.
Per esempio, la Legge essoterica espone le regole esteriori richieste per la realizzazione delle Preghiere rituali quotidiane (salat), mentre gli insegnamenti esoterici delineano i metodi con i quali il credente può raggiungere totale concentrazione, impegnare il proprio cuore e la propria anima all’interno della Preghiera e raggiungere le condizioni che rendono possibile la perfezione nella realizzazione dei precetti religiosi. Gli insegnamenti essoterici dell’Islam stimolano all’adorazione di Dio affinché i credenti possano liberarsi dal castigo divino e godere delle benedizioni celesti, mentre il sentiero gnostico conduce i credenti ad adorare soltanto con l’intenzione di compiacere Dio, abbandonando tutte le altre motivazioni.
Questo è quello che incontriamo con il nome di “adorazione dell’uomo libero” nelle narrazioni attribuite all’Ahl ul-Bayt (as). Un altro esempio è quello della condanna del associazionismo e dell’idolatria: negli insegnamenti essoterici si riferisce all’aperta e chiara adorazione degli idoli e ad altre pratiche simili, ma nel sentiero gnostico si parla di associazionismo nascosto e di uno ancor più nascosto. Riporre speranza in altri che Dio, avere timore di altri che Dio, chiedere aiuto ad altri che a Dio, amare altri oltre a Dio, se tutto ciò è ritenuto come fondamentale e indipendente e non basato sull’obbedienza ai comandi divini, sarà considerato una forma di associazionismo.
Inoltre, le differenti innovazioni (bid’ah) e sette artificiali, nella loro totalità, non solo non ci aiutano nell’ottenere la vera gnosi, ma in realtà possono ostruire il vero sentiero spirituale. E’ ovvio inoltre che pratiche che sono inequivocabilmente condannate e proibite dalle norme religiose islamiche possono esser solamente dannose. Sebbene alcune pratiche possano temporaneamente produrre effetti “mistici”, il loro risultato finale sarà negativo. Possono essere insidie sataniche per una caduta finale e dobbiamo quindi aver cura di non venire ingannati da essi.
Per concludere, possiamo dire che il vero sentiero non è altro che quello esposto da Dio, espresso chiaramente nel Corano: “Oltre la Verità cosa c’è, se non l’errore?” (Santo Corano, 10: 32).
E la Pace sia su coloro che seguono il retto sentiero.
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A cura di Islamshia.org