Kashmir, l’India revoca lo statuto speciale. Ira del Pakistan
(Pars Today Italian) – Il Pakistan «condanna fermamente» la decisione del governo indiano di revocare lo statuto speciale per lo stato di Jummu e Kashmir, la regione all’estremo nord del paese al centro di una contesa fra le due nazioni che risale alla fine degli anni ’40.
Con l’abolizione dell’autonomia costituzionale, la regione passa di fatto sotto la giurisdizione esclusiva di Nuova Delhi. «Il Pakistan eserciterà tutte le opzioni possibili per contrastare questo atto illegale» ha dichiarato il ministro degli Esteri del paese in una nota, facendo profilare un’escalation di tensioni fra i due paesi. La scelta di Modi è considerata come una delle decisioni più tranchant nei sette decenni che hanno accompagnato la «spartizione» della regione himalayana fra la maggioranza islamica pakistana e la minoranza hindu in arrivo dal subcontinente. Il governo Modi ha revocato con un ordine presidenziale l’articolo 370 della Costituzione indiana del 1947, quello che prescriveva il cosiddetto statuto speciale alla regione di Jummu e Kashmir. Un sotto-articolo dello stesso testo, il 35a, definisce i diritti di accesso alla condizione di «residenti permanenti» nella regione: in sostanza, è proibito agli indiani esterni allo stat0 di trasferirsi in pianta stabile, comprare terreni, ottenere impieghi amministrativi e borse di studio nella regione. L’articolo prevede anche l’interdizione dei diritti di proprietà alle donne che sposano un uomo estraneo alla regione. Con l’eliminazione dello statuto speciale, la popolazione dal resto dell’India ha diritto ad acquistare proprietà nello stato federato e/o a stabilirsi in pianta stabile in una regione considerata off-limits fino a pochi giorni fa. La fine dell’autonomia del territorio è accentuata anche da una spartizione del territorio che indebolisce le sue competenze politiche. La regione orientale del Ladakh viene scorporata e diventa un territorio a sé, mentre la preesistente regione di Jummu&Kashmir viene derubricata a «territorio dell’unione». Una formula che equivale a depotenziare le competenze esclusive del Parlamento locale, facendo passare il territorio sotto il controllo diretto della capitale. Il Pakistan teme impatti sulla demografia della zona, con il “rischio” di trasformare una regione a maggioranza musulmana (la religione del Pakistan) in una regione a maggioranza induista (la religione indiana). La decisione di Modi sta esacerbando le tensioni nella (e sulla) regione. Il governo indiano ha convocato il 2 agosto lo stato d’allerta terroristico, costringendo all’evacuazione oltre 20mila persone . Le autorità sono già ricorse al pollice di ferro sospendendo l’accesso a internet e ai collegamenti telefonici, oltre a far scattare una serie di arresti fra i leader politici locali. La ragioni della stretta è il timore di attacchi terroristici orchestrat dal Pakistan. Ora si parla addirittura di uno scenario di guerra fra Islamabad e Nuova Dehli. Non sarebbe la prima volta, visto che le conflittualità sul territorio hanno già innescato due conflitti dal 1947 ad oggi.