Quel piano diplomatico dell’Iran per isolare gli Stati Uniti
(last modified Wed, 28 Aug 2019 15:47:54 GMT )
Ago 28, 2019 17:47 Europe/Rome
  • Quel piano diplomatico dell’Iran per isolare gli Stati Uniti

(Pars Today Italian) – Cina, Giappone, Malesia.

Il tour asiatico del ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, prosegue l’obiettivo di salvare l’accordo sul nucleare iraniano ma, soprattutto, garantire una certa sicurezza a Teheran in caso di scontro aperto con gli Stati Uniti. Al governo iraniano servono alleati concreti, non solo a parole: Zarif è quindi volato in Asia per misurare la temperatura delle alleanze iraniane nella regione. La politica estera di Donald Trump ha sortito un effetto che potrebbe insidiare la posizione di Washington, dal momento che i nemici americani hanno trovato un minimo comune denominatore per compattarsi in un blocco unico. L’Iran, nell’occhio del ciclone per lo Stretto di Hormutz e per il citato nucleare, ha la protezione della Russia ma anche della Cina. E, seppur non in chiave anti statunitense, anche quella del Giappone. Pechino, colpita dalla guerra dei dazi portata avanti da Trump, non ha dubbi nello schierarsi dalla parte dell’Iran. Zarif ha visitato la Cina e incontrato il suo omologo cinese, Wang Yi, con il quale ha intrattenuto un “colloquio costruttivo”, termine che solitamente viene impiegato in diplomazia quando non si vogliono dare informazioni precise ma si vuole sottolineare una certa convergenza d’intenti. Wang Yi ha poi rimarcato come l’Iran rispettando l’accordo internazionale sul nucleare iraniano e che i rapporti tra Teheran e il governo cinese sono più che positivi. Zarif ha poi fatto il resoconto su Twitter di quanto emerso dalla rapida visita in terra cinese: “Ho avuto un dialogo ampio e costruttivo con il mio buon amico, il consigliere di Stato e ministro degli Esteri cinesi Wang Yi. Abbiamo opinioni comuni in materia bilaterale, regionale e internazionale”. Sul tavolo è spuntata anche la Nuova Via della Seta, giocata a mò di jolly dall’astuto Zarif per accreditarsi ulteriori simpatie cinesi e avvisare gli Stati Uniti del piano geopolitico dell’Iran: avvicinarsi sempre di più al Dragone.”“Ho proposto una tabella di marcia della durata di 25 anni per consolidare il partenariato strategico globale tra Iran e Cina, e dare così un contributo decisivo alla Belt and Road Initiative” ha concluso nel suo tweet Zarif. Cina e Iran sono entrambe vittime di quello che i due governi definiscono “terrorismo economico americano”, e dunque non vedono l’ora di giocare di sponda per contrastare la linea di Washington. Per la sua posizione geografica, inoltre, Teheran è considerato un alleato strategico da Pechino; dall’Iran, infatti, dovrebbero passare le infrastrutture progettate dal Dragone per collegare la Cina a Europa ed Asia. Incassato il sostegno della Cina, Zarif ha ottenuto anche una sorta di semaforo verde dal Giappone. Tokyo non può uscire allo scoperto e parlare chiaro come il governo cinese, dato il legame dei nipponici con gli Stati Uniti, ma ha comunque fatto capire di voler risolvere le tensioni in modo pacifico, salvando il programma nucleare e mettendo in sicurezza la regione. “Siamo preoccupati dalla situazione in Asia Centrale – ha detto Kono Taro, ministro degli Esteri giapponese – e speriamo di contribuire all’allentamento delle tensione tramite i nostri sforzi diplomatici. Sia il Giappone che l’Iran hanno interesse speciale nella sicurezza del mercato energetico, oltre che della sicurezza e della stabilità del Golfo Persico”. Cina e Giappone hanno in definitiva dimostrato, per ragioni diverse e modalità altrettanto opposte, di voler supportare l’Iran nel braccio di ferro con gli Stati Uniti. L’interesse di Pechino e Tokyo trascende l’eventuale reazione americana. Federico Giuliani

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