India: il Kashmir appartiene ed è sempre appartenuto a Nuova Delhi
(last modified Tue, 17 Sep 2019 15:43:08 GMT )
Set 17, 2019 17:43 Europe/Rome
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(Pars Today Italian) – Il ministro degli Esteri indiano ha dichiarato, il 17 settembre, che la regione del Kashmir controllata dal Pakistan appartiene all’India e che Nuova Delhi ne otterrà il controllo fisico.

L’India governa la Valle del Kashmir mentre il Pakistan controlla una parte di territorio, situata a ovest, che Nuova Delhi definisce “Kashmir occupato dal Pakistan” (PoK). “La nostra posizione sul PoK è, è sempre stata e sarà sempre molto chiara. Fa parte dell’India e ci aspettiamo che un giorno ne riprenderemo la giurisdizione, il controllo fisico su di essa”, ha dichiarato il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, in una conferenza stampa. Jaishankar ha poi ribadito che revocare i diritti speciali del Kashmir è stata una decisione indiana su una questione interna e che l’unica questione sul cui avrebbe accettato l’ingerenza pakistana è quella relativa alla lotta al terrorismo transfrontaliero tra i due Paesi. I contrasti tra India e Pakistan in relazione al Kashmir vanno avanti da decenni. Tale regione si trova al confine tra i due Paesi ed è suddivisa in 3 aree, tutte oggetto di dispute territoriali. Ad incrementare ulteriormente le tensioni tra i due Stati asiatici, le accuse dell’India al Pakistan in merito al sostegno fornito ai militanti separatisti nel Kashmir, smentito da Islamabad. Le tensioni hanno raggiunto l’apice il 2 agosto, dopo che le forze di sicurezza indiane avevano rivelato di aver sventato un attentato nella regione, pianificato, a loro avviso, da un gruppo di militanti supportati dal Pakistan. Da qui, la decisione di isolare alcune aree del Kashmir indiano e di arrestare alcuni politici locali. La situazione è precipitata quando il 5 agosto, il governo indiano ha abolito lo status speciale della contesa regione indiana del Kashmir, per ragioni di sicurezza. A seguito della rimozione dell’autonomia, dopo giorni di coprifuoco e blocco di internet e delle comunicazioni, il Kashmir è stato colpito da un’ondata di proteste caratterizzate dal lancio di pietre contro i militari. Complessivamente ci sono state 722 manifestazioni in tutta la regione, a partire dal 5 agosto. Le città maggiormente interessate sono state quella di Srinagar, il distretto di Baramulla, nel Nord-Ovest e Pulwama, situata nel Sud. Quasi 200 civili e 415 membri delle forze di sicurezza sono stati feriti, secondo una fonte interna al governo indiano, resa pubblica il 15 settembre. Inoltre, circa 4.100 persone, tra cui 170 leader politici, sono stati arrestati in tutta la valle, con 3.000 rilasci nelle ultime 2 settimane. Il gruppo per la tutela dei diritti umani, Amnesty International, ha affermato che la repressione del dissenso in Kashmir è “senza precedenti” nella recente storia della regione e che le detenzioni hanno contribuito a “diffondere paura e alienazione”. “Il blackout della comunicazione, il blocco della sicurezza e la detenzione dei leader politici nella regione hanno peggiorato le cose”, ha affermato Aakar Patel, capo di Amnesty International India. In tale contesto, il ministro degli Esteri pakistano, Shah Mehmood Qureshi, ha parlato di fronte alle alle Nazioni Unite, martedì 10 settembre, sottolineando che “l’occupazione militare illegale” dell’India in Kashmir rischia di trasformarsi in “genocidio”. Maria Grazia Rutigliano

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