Polonia tra Russia, Usa e Ue
(last modified Mon, 16 Jan 2017 17:18:57 GMT )
Gen 16, 2017 18:18 Europe/Rome
  • Polonia tra Russia, Usa e Ue

VARSAVIA (Pars Today Italian) – Giovedì scorso hanno fatto il loro ingresso in territorio polacco, debitamente festeggiati, i primi reparti di una brigata corazzata americana, provenienti dalla Germania ma facenti parte di una divisione di fanteria normalmente di stanza a Fort Carson, in Colorado.

In tutto 3500 uomini, con 87 carri armati, 144 automezzi da combattimento ecc.: il maggiore dispiegamento di truppe USA in Europa dopo la fine della “guerra fredda”. Si tratta della più grossa porzione di una sorta di corpo di spedizione della NATO, comprendente reparti di numerosi altri membri dell’alleanza, Italia compresa, che si distribuiranno a turno anche nelle tre Repubbliche baltiche. Il suo compito è quello di meglio garantire la loro sicurezza come quella della Polonia, ossia dei Paesi alleati che si ritengono particolarmente esposti ad una diretta minaccia russa nel quadro dei contrasti e tensioni che dividono, ormai già da tre anni, il loro grande vicino orientale dall’Occidente più o meno in blocco. E’ un compito, evidentemente, puramente difensivo e anzi tale più che altro simbolicamente, dal momento che anche questo rinforzo delle difese nazionali assommate non può certo reggere il confronto con tutto ciò che la Russia può schierare o già schiera dalla parte opposta. Ciò nonostante Mosca, che naturalmente nega l’esistenza di qualsiasi propria minaccia, non esita a bollarlo come una grave provocazione, mettendo curiosamente (ma forse neanche tanto) l’accento sulla partecipazione americana all’operazione, contro la quale promette ad ogni buon conto adeguate ritorsioni. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha infatti dichiarato per l’occasione che preoccupa specialmente il rafforzamento militare presso i confini russi di una “terza parte” che “non è neppure uno Stato europeo”. Peskov sa bene che le paure e le richieste di aiuto dei polacchi e dei baltici trovavano finora comprensione soprattutto da parte degli USA e alquanto meno da parte dei loro alleati e soci europei. Ma certo non ignora neppure che con il cambio della guardia alla Casa bianca le rispettive posizioni promettono di capovolgersi. E, quindi, che le operazioni atlantiche in corso nell’Est europeo con il consenso o persino sotto la spinta di Barack Obama potrebbe essere disfatto almeno in parte con l’avvento di Donald Trump. Tutto ciò, però, lo si sa bene anche a Varsavia, dove l’attuale governo polacco mostra di temere più di ogni altro la paventata aggressività russa e di volervi reagire con fermezza e durezza. All’insegna, sembrerebbe, di un’ancestrale ostilità tra i due Paesi che non manca di riaffiorare appena se ne presenti l’occasione e che né l’uno né l’altro fa molti sforzi per seppellire o almeno attutire. Certo non ne fanno i conservatori tornati al potere nell’ottobre 2015 con la premier Beata Szydlo, creatura peraltro di Jaroslaw Kaczynski, capo indiscusso del partito Legge e giustizia e grande protagonista della rivincita elettorale sui centristi liberali di Piattaforma civica. L’ex premier ed ex leader di quest’ultima, Donald Tusk, oggi presidente del Consiglio dell’Unione europea, qualche sforzo distensivo verso Mosca l’aveva compiuto, non senza qualche frutto apprezzabile. Ora tutto è tornato come prima e anzi peggio di prima, complice naturalmente la crisi ucraina che ha visto la Polonia in prima fila nel condannare e contrastare la condotta della Russia. Come se non bastasse quel contenzioso, Varsavia ha riaperto adesso il dossier dell’aereo russo precipitato nel 2010 presso Smolensk, con a bordo l’allora presidente polacco Lech Kaczynski, fratello gemello di Jaroslaw, e un centinaio di altre personalità connazionali, che andavano a commemorare i 20 mila ufficiali polacchi massacrati per ordine di Stalin all’inizio della seconda guerra mondiale. Sepolti nelle tristemente famose fosse di Katyn, i loro resti furono poi scoperti dalle truppe naziste in marcia verso Mosca. E’ una delle tante macchie più nere di una lunga storia che stenta a cicatrizzarsi, e della quale si può ricordare, sempre tra le malefatte russe, l’arresto dell’Armata rossa sulla riva destra della Vistola, nel 1944, dopo un’avanzata quasi incontrastata, in attesa che gli occupanti nazisti completassero la repressione della sollevazione popolare nella vicinissima Varsavia. Ora Mosca denuncia la probabile pretestuosità della riesumazione delle spoglie di Lech Kaczynski e compagni, periti a causa di errori dei piloti durante l’atterraggio in condizioni meteorologiche particolarmente avverse, secondo le conclusioni di un’inchiesta comune russo-polacca. E respinge con sdegno, secondo copione, ogni accusa o sospetto che la tragedia sia stata invece causata da un attentato di marca o ispirazione russa. di Franco Soglian