Rex Tillerson nel Golfo Persico per mediare fra Qatar e Riyadh
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Il segretario di Stato Rex Tillerson è nel Golfo per tentare di disinnescare la crisi fra il Qatar e il fronte guidato da Arabia Saudita ed Emirati; una crisi che, malgrado l’immediato sostegno di Trump a Riyadh, è potenzialmente disastrosa per gli interessi degli Stati Uniti.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Lug 16, 2017 09:06 Europe/Rome
  • Rex Tillerson nel Golfo Persico per mediare fra Qatar e Riyadh

Il segretario di Stato Rex Tillerson è nel Golfo per tentare di disinnescare la crisi fra il Qatar e il fronte guidato da Arabia Saudita ed Emirati; una crisi che, malgrado l’immediato sostegno di Trump a Riyadh, è potenzialmente disastrosa per gli interessi degli Stati Uniti.

Il viaggio di Rex Tillerson vorrebbe smorzare la tensione che, fra ultimatum e risposte secche, da settimane continua a salire; nella sua missione, il Segretario di Stato intende utilizzare i suoi rapporti personali con gli attori dell’area, stretti quando era Ceo della ExxonMobile, la più grande Mayor petrolifera.

Rex Tillerson tenterà di usare l’impegno ufficiale contro il terrorismo sottoscritto da Doha per smussare le posizioni del blocco saudita contro il Qatar; in realtà, quella dichiarazione è poco più che aria fritta, ma servirebbe a permettere a Riyadh di sedersi a un tavolo di serie trattative senza perdere la faccia per aver ceduto alle pressioni della diplomazia Usa. Inoltre, quel protocollo servirebbe anche a Trump per sbandierarlo sul fronte della politica interna come una vittoria contro il terrorismo, permettendogli al contempo di motivare una rettifica delle sue estemporanee uscite contro il Qatar.

Le pressioni congiunte di Dipartimento di Stato e Pentagono tendono infatti a comporre una spaccatura deleteria per la politica estera e militare Usa, sia perché frantumerebbe il fronte anti iraniano, sia perché metterebbe in discussione la cruciale base militare di al Udeid, nei pressi di Doha. Se il sostegno di Trump all’iniziativa di Arabia Saudita ed Emirati venisse meno, è inevitabile che Riyadh e Abu Dhabi, che su quell’appoggio si sono basati per iniziare il confronto, dovrebbero ammorbidire le loro posizioni.

Il punto è che tutto si gioca sul fatto che l’Amministrazione Usa faccia fronte comune con le Agenzie Federali (Dipartimento di Stato e Pentagono su tutte) mostrando una posizione condivisa.

 

La sortita estemporanea di Trump, che nella crisi si è subito allineato con Riyadh, è stata dettata da Jared Kushner, il genero di Trump e vera eminenza grigia dell’Amministrazione, strettamente legato da forti interessi a Mohammed bin Zayed, uomo forte degli Emirati, ed attraverso questo a Mohammed bin Salman, il nuovo Principe Ereditario saudita, vero padrone di Riyadh. Per questo non stupisce che i primi colloqui di Rex Tillerson secondo varie fonti siano stati deludenti, esattamente perché le controparti ritengono di avere le spalle coperte.

È il segno dell’ennesima frattura fra Agenzie Federali ed Amministrazione, che ha molte probabilità di condurre a un completo fallimento la missione del Segretario di Stato, mettendo in luce una divaricazione di scopi e obiettivi che sta gettando nella più assoluta confusione la politica estera degli Stati Uniti, e che, secondo molti rumors, sta logorando il rapporto fra il Presidente e Rex Tillerson, stanco delle interessate ingerenze di Kushner..

di Salvo Ardizzone

Il Faro Sul Mondo