Siria: 13 milioni di persone senza assistenza umanitaria
DAMASCO- In Siria 13 milioni di persone non hanno alcuna assistenza umanitaria, se a queste si aggiungono i 6 milioni che vivono in condizioni di vulnerabilità e necessità acute, il quadro che si pone è catastrofico.
All’indomani della caduta di Raqqa, ex capitale dell’Isis in Siria, una conclusione è evidente: l’impatto della crisi nel Paese continua ad essere profondo, e le esigenze umanitarie rimarranno enormi a lungo. L’avvertimento arriva dal capo dell’Ocha (Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari), Mark Lowcock. Lowcock ha spiegato che oltre 13 milioni di persone all’interno della Siria hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria, e 6,3 milioni sono estremamente vulnerabili e con necessità acute.
In questi giorni l’Onu e suoi i partner hanno fornito assistenza a 40.000 persone con cibo e assistenza sanitaria, ha detto durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, avvertendo tuttavia che sono stati registrati un numero allarmante di casi di malnutrizione infantile.
In Siria, 13 milioni di persone, la metà minori, sono stati costretti a lasciare la propria casa senza poter portare nulla con sé, perché non hanno più nulla, a parte la loro terra. Intere aree del Paese, infatti, sono sotto assedio, prive dei beni di prima necessità: cibo, acqua, coperte, vestiti e medicine.
Le Nazioni Unite chiedono un intervento immediato per salvare la vita a circa 50mila persone, sfollate dalla Siria in guerra, da tempo intrappolate con scarse provviste di cibo e acqua in un’area desertica tra Siria e Giordania circondata fra le truppe governative siriane e il sigillato confine giordano.
Mark Lowcock, coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, ha detto che serve una soluzione di lungo periodo per portare aiuti al campo di Rukban, tra la Siria sud-orientale e la Giordania settentrionale. Citato stamani dalle tv panarabe, Lowcock ha detto che la soluzione migliore è quella di far arrivare gli aiuti dalla Siria, e non dalla Giordania che dal 2016 ha di fatto chiuso il tratto di frontiera.
Al settimo anno del conflitto in Siria, sono ormai più di 5 milioni i rifugiati siriani che vivono in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia, e molti altri hanno intrapreso il pericoloso viaggio verso l’Europa e mete ancora più lontane. In Siria, purtroppo, la scarsità di fondi porterà a una diminuzione della distribuzione di alimenti e contributi economici entro la fine dell’anno, mettendo a rischio la stabilità e la sicurezza nella Regione.
Considerato che la maggioranza dei rifugiati siriani sta man mano scivolando al di sotto della soglia nazionale di povertà, le famiglie saranno costrette a scegliere di ritirare i propri figli da scuola, bambini che andranno così a ingrossare le file del mezzo milione di bambini già fuori dal sistema scolastico. Diminuirà anche il sostegno ai programmi di sostentamento e per la creazione di opportunità lavorative, proprio in un momento in cui la disoccupazione è in crescita tanto fra i rifugiati quanto fra le comunità di accoglienza.
di Sebastiano Lo Monaco
Il Faro Sul Mondo