Quds Day, comunicato ambasciata dell'Iran in Italia
ROMA - Dopo oltre 70 anni dall’occupazione della Palestina da parte dei sionisti e la formazione dell’illegale regime sionista, ...
il popolo palestinese non solo rimane privato di uno Stato indipendente, ma è ancora sottoposto a crescenti restrizioni e pressioni, tragiche uccisioni di vittime innocenti, confisca delle loro proprietà, subendo danni irreparabili dal punto vista umano e finanziario.
Diversi piani e iniziative sono stati presentati da vari Paesi e organizzazioni regionali e internazionali per risolvere o tentare di risolvere la questione palestinese e il grave problema umanitario che essa costituisce. Tuttavia, il disprezzo per le radici, l’identità e i diritti naturali e universali del popolo palestinese, la continuazione delle azioni criminali e repressive del regime sionista e il sostegno offerto da alcuni Paesi come gli Stati Uniti ad esso, sono cause del fallimento di ogni iniziativa.
Durante la recente visita di Papa Francesco in Iraq e il suo incontro con l’Ayatollah Sistani, egli ha sottolineato l’ingiustizia, la persecuzione religiosa e la mancanza di giustizia sociale per il popolo palestinese e ha chiesto che si presti seria attenzione a questo problema globale.
La ferocia sionista
Ciò che ha causato il perdurare dell’oppressione e delle ingiustizie contro i palestinesi è la loro feroce repressione insieme al pieno sostegno di alcuni Paesi alle azioni del regime sionista e l’indifferenza e collusione di altri verso l’occupazione. Gli Stati Uniti ignorano il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite, dimenticano i propri obblighi nei confronti dei palestinesi, sostengono l’occupazione israeliana e riconoscendo Gerusalemme centro del regime sionista e trasferendovi la propria ambasciata, mostrano più che mai un volto disumano.
La malvagia cospirazione dei leader americani e sionisti nel progettare e presentare prima l’ingannevole piano del “Accordo del secolo”, in seguito gli “Accordi di Abramo” e infine il tentativo del regime di occupazione di annettere nuovi territori in Cisgiordania, dovrebbe indurre a maggiori responsabilità tutte le persone libere, le nazioni e i governi amanti della giustizia.
Le intimidazioni di alcuni Paesi della Regione e la loro amicizia con il regime sionista costituiscono un tradimento imperdonabile alla causa palestinese. Queste iniziative perquanto insidiose non possono far dimenticare la causa della palestina e della sua liberazione.
Iran e Quds Day
La Repubblica Islamica dell’Iran, quale Paese all’avanguardia nella difesa dei diritti del popolo oppresso palestinese, oltre al suo impegno in ambito internazionale, ha istituito, su iniziativa dell’Imam Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran, nell’ultimo venerdì del mese di Ramadan la Giornata di Quds (Quds Day). In questa giornata tutte le persone libere del mondo possono così esprimere i propri sentimenti di opposizione verso l’occupazione di questa terra.
Nel contesto della pandemia da coronavirus, che ha moltiplicato le difficoltà dei palestinesi a causa dell’assedio e della mancanza di accesso alle attrezzature mediche, si dovrebbe ovunque celebrare più che mai Quds Day ed esprimere ferma condanna ai crimini del regime sionista. La volontà delle nazioni libere del mondo può persuadere i governi e le istituzioni internazionali ad adempiere ai propri doveri giuridici e umanitari a sostegno dei diritti inalienabili del popolo palestinese, a porre fine all’occupazione, a fermare i crimini brutali del regime sionista e le sue azioni aggressive e fonte di tensioni nelle regione e allo stesso tempo sostenere la voce della verità e della giustizia per la terra santa di Palestina.
La Repubblica Islamica dell’Iran a questo riguardo presenta un piano referendario globale per i palestinesi nel mondo per determinare il proprio destino in qualsiasi forma di governo: soluzione che è pienamente in linea con i principi della democrazia e chiede al mondo e alle nazioni libere di sostenere questo piano. L’Iran crede che il ritorno dei profughi palestinesi alla loro terra di origine e un referendum tra i popoli originari di questo territorio, che li chiami a decidere del proprio destino e della forma di governo da darsi, sia la più efficace soluzione a questo problema.
di Redazione
Fonte: https://ilfarosulmondo.it/
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