Suicidio politico dell’Autorità nazionale palestinese
(last modified 2022-02-09T17:08:23+00:00 )
Feb 09, 2022 18:08 Europe/Rome
  • Suicidio politico dell’Autorità nazionale palestinese

Ramallah - Ieri la prima seduta in quattro anni del Consiglio Centrale dell’Organizzazione ...

per la liberazione della Palestina ( la ben nota OLP), annunciata come «decisiva» e invece destinata a concludersi con la semplice cooptazione nel Comitato esecutivo di un alleato dell’anziano ma possessivo presidente palestinese, l’amara annotazione di Michele Giorgio, Nena News, sul Manifesto. Che ci spiega come le forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese faticano a riprendere il controllo della città teatro di una faida tra famiglie. E come a Ramallah l’atteso Consiglio centrale palestinese non va oltre la nomina di fedelissimi di Abu Mazen ai vertici dell’OLP. Clientele familistiche di clan.

Domenica notte è stato un inferno nella zona H1 di Al-Khalil sotto il controllo, almeno in apparenza, dell’Autorità nazionale palestinese (ANP). La zona di Bab Zawie e altri quartieri si sono trasformati in campi di battaglia: auto, bus, negozi, abitazioni, una piccola fabbrica e ristoranti dati alle fiamme mentre i membri delle due famiglie – Abu Eisha Awiwi e Jabari – mitra in pugno si combattevano senza sosta, come mostrano i video postati dalle due parti puntualmente su Tik Tok. Diversi i feriti, tra cui un bambino di sette anni e un anziano. Le due parti respingono la tregua. I Jabari insistono per vendicare Basil, un giovane taxista ucciso senza motivo apparente dagli Abu Eisha-Awiwi e non accettano risarcimenti come vorrebbe in questi casi la tradizione. 

Sullo sfondo c’è l’ANP incapace di imporre il rispetto della legge, quella penale e non tribale, e di tenere sotto controllo una città spaccata e in parte nelle mani dei coloni israeliani che hanno dalla loro parte una robusta presenta militare israeliano, decisamente partigiana. "Pare che nell’intero distretto di al-Khalil la polizia possa contare su appena 200 agenti perché 500 sono stati trasferiti da al-Khali a Jenin, altra città che le forze fedeli ad Abbas faticano a controllare e dove la popolarità delle organizzazioni islamiste, a cominciare da Hamas, è in costante crescita. Senza dimenticare che lo stesso governatorato di al-Khalil da anni simpatizza per Hamas e non per al-Fatah, il partito di Abbas".

Quella a Ramallah doveva essere una seduta di eccezionale importanza per i 124 membri del Consiglio centrale dell’OLP che include le principali le organizzazioni palestinesi, ma non Hamas e Jihad. Ormai una componente di parte.«Prenderemo molto sul serio il processo di riforme e di rinnovamento», aveva assicurato domenica l’ottantaseienne presidente palestinese all’apertura del Consiglio centrale, assemblea ridotta del Consiglio nazionale dell’OLP, il «parlamento» di tutti i palestinesi nei Territori occupati, nei campi profughi e in esilio. Annunciate ‘risoluzioni’ per ridare slancio alle aspirazioni palestinesi comunque nella soluzione a Due Stati con Israele.A non crederci erano in molti, ormai ammaestrati dalle infinite giravolte dell’anziano presidente despota

"Chiedevamo un cambiamento vero e l’adozione di una linea ferma nei confronti di Israele che nega i nostri diritti, ma non sarà così. Anzi, Abbas sta stringendo i rapporti con il governo Bennett e si affida sempre al ruolo degli Stati uniti che pure si è rivelato dannoso e comunque a favore di Israele", la denuncia di un militante di al-Fatah a Michele Giorgio. Per il rinvio della riunione si erano schierati vari partiti, in particolare il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (sinistra) che accusava Abbas di voler cogliere l’occasione per favorire l’ascesa di alcuni dei suoi fedelissimi. Ieri sera si attendeva infatti la nomina di Hussein Sheikh, ministro molto vicino al presidente e che tiene i rapporti con il regime sionista, del Comitato esecutivo dell’OLP. Con questo incarico Sheikh diventa il favorito nella corsa alla successione di Abbas.

 

 

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