Turchia: Offensiva contro i Curdi in Siria: questione di giorni
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ANKARA- Sta per partire una nuova offensiva turca contro i Curdi in Siria; è in corso un massiccio concentramento di truppe ad Aksale, la città posta sulla frontiera dirimpetto alla siriana Tall Abyad controllata dalle Sfd.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Apr 30, 2017 13:19 Europe/Rome
  • Turchia: Offensiva contro i Curdi in Siria: questione di giorni

ANKARA- Sta per partire una nuova offensiva turca contro i Curdi in Siria; è in corso un massiccio concentramento di truppe ad Aksale, la città posta sulla frontiera dirimpetto alla siriana Tall Abyad controllata dalle Sfd.

L’Esercito turco sta ammassando migliaia di uomini e mezzi del 7° Corpo d’Armata attorno all’abitato, base della 20^ Brigata meccanizzata. Nella stessa area stanno convergendo colonne di “ribelli” appartenenti al “Free Syrian Army” ed alle altre milizie al foglio paga di Ankara; provengono da ovest di Jarablus, dov’erano state impegnate nell’Operazione Scudo dell’Eufrate cessata da qualche tempo. Per giungere dinanzi a Tall Abyad, i “ribelli” stanno passando attraverso il territorio turco per aggirare il nodo stradale di Kobane in mano ai Curdi.

Secondo le indiscrezioni che circolano con insistenza in tutta l’area, la nuova offensiva turca, condotta da massicci reparti corazzati affiancati dalle varie milizie, avrebbe per obiettivo un attacco a fondo contro il territorio tenuto dalle Sdf (Syrian Democratic Forces), il braccio militare dietro cui si muovono le Pyd, la branca siriana del Pkk.

Lo scontro fra la Turchia e i Curdi è ormai totale: solo nei giorni del 26 e 27 aprile le Sdf hanno attaccato 13 posti di confine lungo la frontiera turca, distruggendo almeno 5 carri armati; dal canto suo, l’Aviazione di Ankara martella da giorni le postazioni curde, uccidendo decine di miliziani e distruggendo un gran numero di mezzi.

L’escalation che sta per sboccare nella nuova offensiva turca, sta rimescolando tutta la strategia degli attori impegnati nel nord-est della Siria: numerose formazioni delle Sdf impegnate sul fronte di Raqqa con il sostegno delle truppe Usa, stanno risalendo verso il confine turco per parare l’attacco imminente. Per questa ragione, la pressione su Tabqa e Raqqa si è interrotta, dietro la scusa ufficiale che l’avanzata si è fermata per bonificare il terreno dalle mine e dalle trappole esplosive disseminate dall’Isis.

La prossima offensiva turca, e comunque gli sviluppi legati alla recrudescenza delle ostilità fra Turchi e Curdi, stanno mettendo in crisi l’azione di Washington nell’area: senza una strategia precisa dell’Amministrazione e con i militari a cui è stata delegata la gestione del teatro siriano chiaramente incapaci di tener dietro ai risvolti politici di una crisi delicata, l’attività americana nel nord della Siria segna il passo.

I Curdi sono la pedina su cui gli Usa hanno puntato le ultime speranze di aver voce in capitolo nell’area, e non possono abbandonarli; d’altronde, la Turchia è pur sempre un membro della Nato e non è pensabile che il Pentagono decida uno scontro frontale con le truppe turche, che getterebbe definitivamente Ankara fra le braccia di Mosca.

Abbandonata l’ipocrisia di Scudo dell’Eufrate, a suo tempo ufficialmente diretta contro i Daesh ma nei fatti mirata contro i Curdi, adesso Erdogan punta apertamente le Sdf. In questo scenario, la prossima offensiva turca si prospetta come un bagno di sangue, con le milizie curde dotate di un’infinità di moderni sistemi contro carro e decise a far pagare un prezzo altissimo all’Esercito turco (hanno già cominciato, e d’altra parte i militari di Ankara hanno già dato una pessima prova di sé durante Scudo dell’Eufrate, quando hanno perso decine di carri dinanzi ai miliziani dell’Isis).

In mezzo al macello che si prospetta, ci sono i circa 6mila soldati Usa impegnati a vario titolo sul campo accanto alle Sdf, e che ora non sanno che fare, bloccati senza un valido piano “B”.

Dal canto suo, l’Asse della Resistenza continua a consolidare la propria strategia, e non può che vedere con favore la nuova offensiva turca, che porterà alle stelle l’attrito fra Washington e Ankara, con la segreta speranza che un incidente, sempre possibile sul campo, porti ad una disastrosa rottura.

di Salvo Ardizzone

Il Faro sul Mondo