Bielorussia, Lukashenko giura quasi in segreto
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(Pars Today Italian) –– Aleksandr Lukashenko ha giurato da capo dello Stato quasi di nascosto.
(last modified 2024-11-17T06:24:12+00:00 )
Set 23, 2020 19:34 Europe/Rome
  • Bielorussia, Lukashenko giura quasi in segreto

(Pars Today Italian) –– Aleksandr Lukashenko ha giurato da capo dello Stato quasi di nascosto.

Dopo un mese e mezzo di proteste di massa contro il suo inverosimile “trionfo bulgaro” alle elezioni, l’“ultimo dittatore d’Europa” ha deciso di tenere segreta fino all’ultimo minuto la cerimonia del suo nuovo insediamento alla guida della Bielorussia. Un’anomalia che secondo gli esperti ha una spiegazione molto semplice: Lukashenko voleva evitare che i bielorussi scendessero di nuovo in strada a fiumi contro la sua contestatissima rielezione. L’obiettivo però non è stato centrato. A migliaia stanno infatti protestando a Minsk e la polizia ha iniziato ad arrestare i dimostranti a decine e a disperderli con i cannoni ad acqua. Alcuni manifestanti indossano delle corone di carta e chiedono le dimissioni del presidente che definiscono “illegittimo”. Proteste spontanee contro il regime si erano registrate già nel pomeriggio nella capitale bielorussa, dove alcune persone si erano radunate davanti alle università sventolando la vecchia bandiera nazionale rossa e bianca simbolo dell’opposizione. Oggi anche alcuni Paesi europei, tra cui la Germania, hanno dichiarato di non riconoscere come capo dello Stato colui che ha cercato di soffocare con la violenza le manifestazioni antiregime di queste settimane. Ufficialmente, Lukashenko ha ottenuto l’80% delle preferenze alle presidenziali del 9 agosto, ma in realtà molti ritengono che il voto sia stato completamente falsato dalle irregolarità e dai brogli elettorali. Per i manifestanti la vera vincitrice delle elezioni è l’oppositrice Svetlana Tikhanovskaya, che oggi ha definito il giuramento di Lukashenko “una farsa”. Secondo l'ex casalinga e insegnante di inglese, la cerimonia di stamattina indica che colui che governa la Bielorussia col pugno di ferro da ormai 26 anni “è adesso andato in pensione” e quindi "le sue direttive alle forze dell'ordine non sono più legittime e non sono eseguibili”. “Io, Svetlana Tikhanovskaya, sono l’unica leader eletta dal popolo bielorusso e il nostro obiettivo adesso è costruire assieme una nuova Bielorussia”, ha detto la dissidente in un video registrato in Lituania, dove è stata costretta a emigrare subito dopo il voto. Un altro oppositore, Pavel Latushko, ha invece deriso apertamente l’inusuale giuramento di Lukashenko: “Dove sono i cittadini festanti? Dove sono i rappresentanti diplomatici? A essere sinceri - ha concluso l’ex ministro della Cultura - sembra più una riunione della mafia per incoronare un nuovo boss”. Una cerimonia che dimostra la debolezza dell’“ultimo dittatore d’Europa” L’inaugurazione del sesto mandato presidenziale di Lukashenko non è stata trasmessa in diretta né in radio né in tv e ad assistervi c’erano parlamentari e generali del regime, ma nessun funzionario straniero, nemmeno l’ambasciatore della Russia, la principale alleata dell’“ultimo dittatore d’Europa”. Il padre padrone della Bielorussia è arrivato al Palazzo dell’Indipendenza in auto, scortato dalla polizia lungo le strade deserte di Minsk, chiuse al traffico. Lukashenko resta aggrappato al potere e continua ad avere dalla sua parte servizi segreti e forze speciali. Ma il giuramento di oggi mostra tutta la sua debolezza politica. “Se l’inaugurazione fosse stata annunciata in anticipo, 200.000 manifestanti si sarebbero radunati davanti al palazzo presidenziale”, spiega il capo dell’ong per la difesa dei diritti umani “Viasna”, Ales Belytsky, all’agenzia France-Presse. Di fronte ai suoi fedelissimi - circa 700 persone secondo i media statali bielorussi - il 66enne Aleksandr Lukashenko ha dichiarato di essere riuscito a superare la crisi politica e a “evitare una catastrofe” facendo fallire “una rivoluzione colorata” orchestrata dall’estero. La polizia bielorussa in questo mese e mezzo di proteste ha arrestato migliaia di manifestanti pacifici ed è accusata di brutalità, violenze e torture, anche contro i dimostranti finiti dietro le sbarre. Lukashenko però durante la cerimonia di stamattina ha lodato le forze dell’ordine per la loro “fermezza”. Europa e Stati Uniti condannano invece la repressione delle proteste pacifiche e preparano possibili sanzioni contro i responsabili delle elezioni “farsa” e dell’uso indiscriminato della forza contro i manifestanti in Bielorussia. L’Ue però recentemente non è riuscita a imporre restrizioni al regime di Lukashenko a causa del “veto” di Cipro, che chiede all’Europa una presa di posizione contro le perforazioni turche nel Mediterraneo orientale non meno decisa di quella nei confronti del governo bielorusso. Oggi comunque la Germania ha sottolineato di non riconoscere Lukashenko come presidente della Bielorussia e dichiarazioni simili sono arrivate da diversi Paesi Ue, come Danimarca, Slovacchia, Repubblica ceca e Lituania, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un incontro al Quirinale con il presidente polacco Andrzej Duda, ha definito "grave e inaccettabile" la repressione delle proteste. Contestatissimo in patria e ampiamente criticato a livello internazionale, per restare a galla Aleksandr Lukashenko si è gettato tra le braccia del suo vecchio alleato Vladimir Putin, che fino a un paio di mesi fa accusava di voler interferire nelle questioni interne bielorusse. Lukashenko ora chiama Putin “fratello maggiore” e sostiene che a fomentare le proteste contro di lui sia l’Occidente al quale negli anni passati aveva aperto timidamente la porta. Il Cremlino teme che Minsk possa uscire dalla sua sfera di influenza e ha promesso di intervenire con la forza “in caso di necessità”. Putin ha annunciato un finanziamento da 1,5 miliardi di dollari al regime di Lukashenko, non una grande somma, ma tanto quanto basta alla Bielorussia per non sprofondare finanziariamente. L’aiuto russo non è ovviamente gratuito: Mosca vuole rafforzare il suo peso a Minsk con una maggiore integrazione politica ed economica tra Russia e Bielorussia. Oggi punta su Lukashenko, ma vista la sua debolezza politica un domani potrebbe scommettere su un altro leader che guardi con favore al Cremlino. Giuseppe Agliastro

 

 

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