Giappone: rinnovato l’accordo per la presenza dei soldati USA
(Pars Today Italian) –– Il Giappone e gli Stati Uniti hanno deciso di estendere di un anno l’accordo sulla suddivisione dei costi per ospitare soldati statunitensi nel Paese asiatico, il 10 febbraio.
Parallelamente, il segretario di Stato degli USA, Antony Blinken, ha espresso preoccupazione per le incursioni cinesi nelle acque territoriali giapponesi, durante una conversazione con il ministro degli Esteri del Giappone, Toshimitsu Motegi. Tokyo e Washington hanno prolungato di un anno l’intesa quinquennale che sarebbe scaduta nel mese di marzo e hanno stabilito che il Giappone spenderà circa 1,9 miliardi di dollari per ospitare i soldati statunitensi nel proprio territorio. Nel mese di aprile 2021, poi, le parti riprenderanno i negoziati per la suddivisione dei costi dall’anno fiscale 2022, in seguito alla scadenza dell’estensione stabilita il 10 febbraio. In tale occasione, le parti parleranno anche dell’alleanza che le lega e dei nuovi ambiti del settore della difesa, quali, ad esempio, lo spazio e la sicurezza informatica. Secondo alcuni, in tale occasione, l’amministrazione del presidente degli USA, Joe Biden, potrebbe chiedere una maggiore partecipazione economica del Giappone all’alleanza, per contrastare l’ascesa della Cina. In Giappone sono presenti circa 55.000 soldati statunitensi e durante l’amministrazione dell’ex presidente degli USA, Donald Trump, l’alleanza tra Giappone e Stati Uniti era stata definita da Washington sbilanciata. A Tokyo era stato chiesto di aumentare il proprio contributo per il mantenimento della presenza militare statunitense ma i negoziati erano stati bloccati in attesa del cambiamento di amministrazione negli USA del 20 gennaio scorso. Parallelamente al rinnovo dell’intesa, il 10 febbraio, Blinken e Motegi hanno avuto una conversazione telefonica durante la quale il primo ha espresso preoccupazione per la crescente aggressività della Cina nel Mar Cinese Orientale, intorno alle isole rivendicate tra Pechino e Tokyo e chiamate dalla prima Diaoyu e dalla seconda Senkaku, soprattutto in seguito all’adozione della nuova legge per la Guardia costiera della Cina. Quest’ultima, è stata approvata da Pechino il 22 gennaio scorso e, in base all’articolo 22, autorizza il corpo marittimo cinese ad aprire il fuoco contro imbarcazioni straniere in aree rivendicate dalla Cina. Oltre a questo, la Guardia costiera è altresì autorizzata a distruggere strutture erette da altri Paesi su isole di cui Pechino reclama la sovranità. Tra il 6 e il 7 febbraio scorsi, due navi della Guardia costiera cinese sarebbero entrate nelle acque circostanti le Senkaku/Diaoyu, spingendo il Giappone a protestare con la Cina. A tal proposito, Blinken ha ribadito che l’Articolo 5 del Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Tokyo e Washington, del 19 gennaio 1960, copre anche le isole Senkaku. Gli USA hanno più volte affermato che aiuterebbero l’alleato giapponese a difendersi da qualsiasi tipo di attacco proprio in base al Trattato di mutua cooperazione e sicurezza, il quale prevede che, nel caso in cui uno dei due contraenti venisse attaccato all’interno dei territori amministrati dal Giappone, l’altro dovrebbe intervenire. Le isole Senkaku/Diaoyu sono formate da un gruppo di 5 isolotti disabitati e 3 scogli rocciosi e coprono un’area di 7 km2, nel Mar Cinese Orientale tra le isole di Okinawa e Taiwan. Nel 1969, la Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico dell’Onu aveva rivelato che l’area tra Taiwan e Okinawa sarebbe potuta diventare una delle future regioni petrolifere del mondo. Tali giacenze, hanno grande rilevanza sia per la Cina, sia per il Giappone che sono tra i maggiori importatori al mondo di combustibili fossili. Oltre a questo, le Senkaku/Diaoyu sono circondate da acque interessanti per il settore ittico e, per posizione, intercettano importanti rotte commerciali sfruttate da Cina, Giappone e Corea del Sud per le importazioni energetiche. Oltre a Pechino e Tokyo, anche Taipei rivendica la loro sovranità. Washington, non riconosce ufficialmente le Senkaku/Diaoyu come parte del Giappone, evitando così di sbilanciarsi sulla disputa di sovranità, ma riconoscono a Tokyo l’amministrazione sulle isole che giustificherebbe il suo eventuale sostegno militare.
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