Preti pedofili in Francia: la Chiea rischia la bancarotta
Parigi - Secondo la commissione indipendente, dal 1950 a oggi le vittime sarebbero 216mila, ...
e con 10mila euro si arriva ad almeno 2 miliardi di indennizzi. Potrebbe essere necessaria una sottoscrizione.
“Dovete pagare per i vostri crimini” ha martellato François Devaux, presidente di un'associazione di vittime di preti pedofili, durante la presentazione del rapporto Sauvé, dal nome del presidente della commissione che per oltre due anni ha indagato sulle violenze sessuali compiute da sacerdoti.
Secondo un primo calcolo fatto dai membri della commissione dal 1950 a oggi le vittime sarebbero 216mila, e fino a 330mila contando anche gli abusi di coloro che lavorano in ambienti religiosi. Una cifra spaventosa, prima di tutto dal punto di vista morale e umano, che ha portato anche Papa Francesco a reagire, esprimendo “dolore” per le vittime.
Il percorso per far emergere la verità sugli abusi è stato lanciato dalle conferenze dei vescovi e delle congregazioni che ora però dovranno rispondere dello choc provocato dalle rivelazioni, adottando riforme per prevenire nuovi abusi ma anche facendo un gesto concreto nei confronti delle tante persone aggredite sessualmente che non possono più rivolgersi alla giustizia perché i crimini sono prescritti.
Qualche mese fa, i vescovi francesi hanno annunciato la creazione di un "fondo di dotazione" di cinque milioni di euro per dare un “contributo” alle vittime. Jean-Marc Sauvé, il presidente della commissione, auspica invece risarcimenti economici che non siano solo simbolici. Con il rischio di portare la Chiesa francese sull’orlo della bancarotta.
"Con 10mila euro per ciascuna delle 216mila vittime, il calcolo è presto fatto: siamo già a 2 miliardi" ha detto Devaux, presidente dell'associazione La parole liberée.
"Un organismo nazionale e indipendente valuterà ciò che dovrebbe essere versato" ha risposto Hugues de Woillemont portavoce della conferenza episcopale senza entrare nei dettagli.
"Dovremo trovare i fondi” ha aggiunto Woillemont. Su questo punto Savué ha sottolineato che le donazioni dei fedeli non possono essere utilizzate per scopi che non hanno scelto, e ha ipotizzato quindi di trovare nuove risorse attraverso dismissioni del patrimonio della Chiesa. “Non abbiamo tesori nascosti nelle diocesi, il nostro patrimonio immobiliare sono le chiese” ha commentato il portavoce della conferenza episcopale secondo cui potrebbe essere necessario lanciare una sottoscrizione per doni. Una soluzione, però, che non piace alle associazioni delle vittime.