Amnesty, report su violazioni dei diritti umani negli USA - 2
(last modified Thu, 30 Jun 2022 16:14:33 GMT )
Giu 30, 2022 18:14 Europe/Rome
  • Amnesty, report su violazioni dei diritti umani negli USA - 2

WASHINGTON - Sfogliando le pagine del rapporto 2021-22 dell'Amnesty sulle violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti d'America siamo arrivati alla detenzione arbitraria in questo paese.

Nella base navale statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, 39 uomini musulmani erano ancora detenuti arbitrariamente e a tempo indefinito da parte dell’esercito degli Usa, in violazione del diritto internazionale. Le autorità non hanno compiuto progressi degni di nota per chiudere la struttura, nonostante il dichiarato impegno espresso in tal senso dall’amministrazione Biden.

A ottobre, due detenuti di Guantánamo Bay hanno ottenuto l’autorizzazione al trasferimento fuori della struttura da parte della commissione di revisione periodica, portando così a 12 il numero dei detenuti che rimanevano nella struttura, pur avendo ricevuto il nulla osta al trasferimento, alcuni dei quali attendevano da oltre un decennio. Da gennaio 2017 erano stati trasferiti fuori della struttura soltanto due detenuti, di cui uno all’inizio del mandato di Joseph Biden. Nessuno dei detenuti nella struttura aveva accesso a un’assistenza medica idonea né erano disponibili servizi di riabilitazione adeguati per coloro che erano sopravvissuti alle torture e altre forme di maltrattamento perpetrate dagli agenti statunitensi.

Dieci di loro erano sotto processo davanti a una commissione militare, in violazione del diritto e degli standard internazionali sull’equo processo e, se giudicati colpevoli, rischiavano la pena di morte. L’imposizione della pena di morte in questi casi giudiziari, al termine di procedimenti che non rispettano gli standard internazionali di equità processuale, costituirebbe una privazione arbitraria della vita.

L’inizio dei processi a carico di coloro che erano accusati di reati legati agli attacchi dell’11 settembre 2001 era fissato per l’11 gennaio 2021, ma dopo la sospensione di tutte le udienze per il 2020 e gran parte del 2021, i casi giudiziari non erano affatto pronti per essere dibattuti, dopo ben nove anni di udienze preliminari5.

Per quanto riguarda la libertà di riunione, le autorità americane non hanno saputo adottare e implementare misure significative volte a vigilare sull’operato della polizia e ad assicurare l’accertamento delle responsabilità, come promesso dall’amministrazione Biden in risposta alle proteste contro la violenza della polizia che avevano attraversato gli Usa nel 2020, e che furono segnate da un generalizzato uso eccessivo della forza da parte degli agenti di pubblica sicurezza.

Al contrario, in almeno 36 stati e a livello federale i legislatori hanno presentato più di 80 bozze legislative che limitavano la libertà di riunione, con nove stati che hanno convertito in legge tali documenti nel corso del 2021. A fine anno, altre 44 bozze di legge erano in attesa di approvazione in 18 stati. Le restrizioni alla libertà di riunione proposte comprendevano tra l’altro l’inasprimento delle pene previste per atti di disobbedienza civile riguardanti progetti infrastrutturali, come oleodotti, la chiusura di strade e lo sfregio di monumenti. Altre norme miravano a impedire il taglio dei fondi destinati alle operazioni di ordine pubblico nei bilanci di spesa delle amministrazioni locali e, tra le altre cose, a cancellare la responsabilità civile per i conducenti d’auto che colpiscono i dimostranti che bloccano le strade.

Per contro, l’assemblea legislativa dello stato della California ha emanato nuove norme che avrebbero fornito ampie protezioni ai giornalisti che seguono la cronaca dei raduni pubblici, e che nel 2020 erano stati spesso al centro di arresti ed episodi di violenza da parte delle forze di polizia. Ha creato inoltre standard e regole validi in tutto lo stato per disciplinare l’utilizzo da parte della polizia di sostanze chimiche e proiettili a impatto cinetico durante i raduni pubblici.

Secondo i dati riferiti, le persone uccise in seguito all’uso di armi da fuoco da parte della polizia sono state nel 2021 almeno 1.055, con un leggero aumento rispetto agli anni precedenti. I dati limitati resi pubblici dal 2015 al 2021 suggerivano che l’uso letale della forza da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere. Il programma del governo federale che si proponeva di tracciare il numero annuale di queste morti rimaneva di fatto non implementato.

Ad aprile, dopo che l’assemblea legislativa del Maryland, scavalcando il veto del governatore, aveva votato a favore di un regolamento sull’uso della forza, erano rimasti soltanto sei gli stati americani senza un regolamento specifico sull’uso della forza da parte della polizia. Tuttavia, nessuna legislazione statale, laddove esistente, che regolamentava l’uso della forza letale da parte della polizia era conforme alle norme e agli standard internazionali.

Il senato non aveva ancora approvato il George Floyd Justice in Policing Act, un disegno di legge che forniva un pacchetto di proposte bipartisan di riforma di determinati aspetti delle operazioni di ordine pubblico.

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