Quando gli anti democratici vogliono dare lezione sulla democrazia
(last modified Tue, 20 Dec 2022 05:39:46 GMT )
Dic 20, 2022 06:39 Europe/Rome
  • Quando gli anti democratici vogliono dare lezione sulla democrazia

WASHINGTON - Twitter ha sospeso gli account di diversi giornalisti di alto profilo che coprono il social ed Elon Musk ma poi li ha ripristinati dopo l'ondata di proteste.

La mossa arriva dopo che il patron della piattaforma ha cambiato la sua politica sugli account che tracciano i jet privati, compreso quello di Musk.

Una serie di iniziative prese negli ultimi giorni da Elon Musk hanno dimostrato come la promessa di fare di Twitter una piattaforma per lo scambio di idee e opinioni in totale libertà e senza nessuna forma di censura sia destinata a essere disattesa. Il numero uno di Tesla, che ha recentemente acquistato il popolare social per 44 miliardi di dollari, ha sospeso svariati account di giornalisti di testate “ufficiali” che avevano espresso giudizi sfavorevoli alla sua gestione di Twitter. La decisione ha provocato reazioni furiose da parte di questi stessi media e delle autorità europee, ma la loro indignazione è quanto meno tardiva, oltre che finta, non essendo mai stata registrata quando i precedenti vertici di Twitter censuravano a piacimento giornalisti e commentatori indipendenti.

La nuova polemica su Musk era esplosa dopo l’annuncio del blocco di alcuni giornalisti, appartenenti, tra gli altri, al New York Times, alla CNN e al Washington Post. Il provvedimento era stato preso ufficialmente come conseguenza della presunta citazione da parte di questi utenti nei loro “tweet” dei dati di geolocalizzazione dell’aereo privato di Musk. Informazioni che metterebbero a rischio la sua sicurezza e quella della sua famiglia. Questi dati vengono compilati utilizzando informazioni pubbliche, ma secondo Musk la loro pubblicazione su Twitter violerebbe le regole del social.

I giornalisti penalizzati dalla decisione di Musk hanno escluso di avere pubblicato informazioni di questo genere nei loro post su Twitter e si sono dichiarati vittime di un atto di censura puro e semplice per via di precedenti interventi critici nei confronti del fondatore di Tesla. I loro account sospesi giovedì sono stati comunque ripristinati nella mattinata di sabato, dopo che un sondaggio lanciato sull’argomento dallo stesso Musk tra gli utenti di Twitter ha visto prevalere questa opzione con una maggioranza di quasi il 60%.

A scaldare ancora di più gli animi negli ambienti governativi e mediatici ufficiali è stata poi un’altra iniziativa di Musk, che nel fine settimana ha vietato la pubblicazione di link ai profili che gli utenti gestiscono su altri social, come Instagram, Facebook o Mastodon, quest’ultimo definito da molti come una piattaforma rivale di Twitter. Le polemiche hanno raggiunto un tale livello da spingere Musk a indire un nuovo sondaggio nel quale gli utenti sono chiamati a scegliere se debba dimettersi o meno da “CEO” di Twitter, promettendo di agire in base all’esito. I risultati nella giornata di lunedì non sono apparsi favorevoli a Musk.

È innegabile che l’arrivo di Musk ai vertici di Twitter abbia prodotto un certo allentamento delle regolamentazioni relative alle attività degli utenti, soprattutto di quelli che postano materiale e opinioni contrarie alla versione ufficiale degli eventi globali propagandati da media e governi. Ci sono tuttavia anche pochi dubbi sul fatto che il “nuovo” Twitter stia applicando a sua volta una censura più o meno “soft” soprattutto nei confronti di alcuni account di orientamento progressista. È il caso ad esempio di profili che recentemente avevano denunciato le attività di gruppi di estrema destra negli Stati Uniti, grosso modo riconducibili agli ambienti trumpiani. Molti altri profili sospesi dalla precedente amministrazione, per avere espresso posizioni favorevoli alla Russia nel conflitto in Ucraina o messo in discussione la gestione dell’emergenza COVID e la campagna di vaccinazioni negli USA e in Europa, restano tuttora bloccati.

L’irruzione di Elon Musk nel mondo dei social media non costituisce dunque un rimedio alla minaccia crescente contro la libertà di stampa e di espressione, sia per i suoi legami con l’apparato di potere americano sia per le stesse tendenze autoritarie che egli stesso ha più volte manifestato nei comportamenti e nelle uscite pubbliche. Lo sdegno espresso nei confronti del fondatore di Tesla da soggetti anti-democratici, come la Commissione Europea e il governo americano, o ultra-compromessi con il potere, come i media “mainstream”, è però a dir poco fuorviante. Il loro obiettivo non è infatti la difesa del diritto di chiunque a esprimere liberamente i propri pensieri e opinioni, ma l’implementazione di meccanismi di censura sempre più rigidi per soffocare, da un lato, qualsiasi voce indipendente e legittimare, dall’altro, esclusivamente quelle disposte a propagandare la “verità” sanzionata dai soli organi ufficiali.

 

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