La Cia è sotto accusa per l’11 Settembre
(last modified Mon, 11 Sep 2023 08:12:40 GMT )
Set 11, 2023 10:12 Europe/Rome
  • La Cia è sotto accusa per l’11 Settembre

WASHINGTON – In seguito alle rivelazioni di un numero di documenti segreti degli Usa in merito ai progetti segreti di guerra e non solo, che minano ulteriormente la credibilità della amministrazione Biden, adesso salta fuori un altro scandalo che vede l’FBI e la CIA allo scontro frontale.

Sospetti molto pesanti sulle possibili collusioni tra la CIA e alcuni responsabili degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 sono emersi da tempo tra le pieghe delle indagini ufficiali. Secondo questi documenti due dei dirottatori erano stati forse reclutati dalla stessa agenzia di Langley nel quadro di un’operazione ultra-segreta condotta assieme ai servizi segreti sauditi. Il collegamento era arrivato all’attenzione degli investigatori dell’FBI dopo i fatti del 2001, ma l’indagine era stata insabbiata dall’intervento di alti funzionari della CIA e dello stesso “Bureau”.I nuovi elementi sono contenuti nel verbale di deposizione da Don Canestraro, investigatore dell’Ufficio delle Commissioni Militari, cioè l’organo legale che presiede ai casi degli accusati dei fatti dell’11 settembre. Nella dichiarazione di una ventina di pagine vengono riassunti gli interrogatori condotti da Canestraro con anonimi agenti dell’FBI e della CIA nel quadro dell’indagine, nonché citati documenti governativi segreti relativi all’operazione “Encore” dell’FBI, avviata per scoprire l’eventuale coinvolgimento dell’Arabia Saudita negli attentati e interrotta nel 2016.Le ultime rivelazioni sono state largamente ignorate dalla stampa ufficiale, ma hanno trovato spazio sulle pubblicazioni indipendenti.A dare un resoconto esaustivo dei nuovi scottanti elementi è stato ad esempio il sito The Grayzone Project, che riassume brevemente la storia dell’unità della CIA denominata “Alec Station” coinvolta nella presunta operazione di reclutamento dei cittadini sauditi Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar. Questa sezione dell’agenzia era stata creata nel 1996 con il preciso incarico di tracciare i movimenti di Osama bin Laden e dei suoi uomini più fidati all’interno di al-Qaeda. Il tutto in stretta collaborazione con l’FBI, anche se gli agenti della polizia federale USA si erano ritrovati da subito a fare i conti con pesanti restrizioni, soprattutto per quanto riguarda il passaggio di informazioni ai loro superiori.Un’allerta per un possibile attentato terroristico su vasta scala in territorio americano era scattata sul finire del 1999, quando la CIA e la NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) stavano monitorando una cella di al-Qaeda che includeva Hazmi e Mihdhar, un paio di anni più tardi ai comandi del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato sul Pentagono. Entrambi avevano preso parte a una riunione di al-Qaeda a inizio gennaio 2000 a Kuala Lumpur, in Malesia. Il summit era stato registrato segretamente dalle autorità locali su richiesta dell’unità della CIA Alec Station.

Agenti americani avevano in seguito fotografato i passaporti dei due sauditi in una camera d’albergo di Dubai, dove stavano pernottando durante uno scalo del volo per gli Stati Uniti. Hazmi e Mihdhar disponevano di visti d’ingresso per l’America. Questa informazione non fu tuttavia passata all’FBI, al di fuori della Alec Station, ma ai membri di questa sezione venne fatto divieto di dare la notizia ai loro superiori. La motivazione ufficiale, racconta un agente dell’FBI coinvolto nelle operazioni, era che il caso esulava dalla giurisdizione del “Bureau”. Gli uomini della CIA avevano minacciato ripercussioni sulla carriera degli agenti dell’FBI se avessero contravvenuto alla direttiva.Hazmi e Mihdhar poterono così entrare indisturbati negli Stati Uniti, atterrando il 15 gennaio 2000 all’aeroporto internazionale di Los Angeles. In un ristorante dell’aeroporto i due vennero accolti dal “funzionario fantasma” del governo saudita, Omar al-Bayoumi, il quale si offrì subito di trovare un appartamento a San Diego ai due connazionali, nonché di aprire per loro un conto in banca e di donare 1.500 dollari come anticipo su. I tre sarebbero rimasti in contatto anche in seguito. Interrogato nell’ambito dell’indagine sull’11 settembre, Bayoumi avrebbe sostenuto che l’incontro con i due futuri dirottatori era stato casuale e che il suo gesto era dettato solo da un senso di solidarietà nei confronti di connazionali quasi del tutto incapaci di parlare inglese e poco pratici della cultura occidentale.Secondo l’FBI, questa versione non risultava credibile. Bayoumi era verosimilmente una spia saudita che si era occupato di vari uomini di al-Qaeda in territorio USA. C’era quindi un 50% di probabilità che Bayoumi e, quindi, il governo di Riyadh, fossero a conoscenza in anticipo degli attacchi terroristici dell’11 settembre.I contatti del funzionario/agente segreto saudita con i due attentatori erano già diventati di pubblico dominio alcuni anni dopo gli attacchi, ma la testimonianza di Don Canestraro aggiunge un tassello critico e potenzialmente clamoroso. Quest’ultimo cita infatti un agente speciale dell’FBI (nome in codice “CS-3”) secondo il quale Bayoumi avrebbe preso contatto con Hazmi e Mihdhar su richiesta della CIA. L’obiettivo era di reclutare i due membri di al-Qaeda per mezzo di un’operazione congiunta con l’intelligence saudita, dal momento che la CIA non è autorizzata a operare entro i confini statunitensi.

 

 

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