Libia, evitabile strage delle dighe: coinvolgimento della Nato
TRIPOLI (Pars Today Italian) - Oltre undicimila morti e più di diecimila dispersi, questo il bilancio provvisorio del crollo delle dighe di Derna.
Si accusa il cambiamento climatico, che va bene su tutto, ma il collasso dei presidi idrici corre in parallelo con il collasso della Libia.“La Libia è davvero un disastro, invasa da milizie in lotta, con due governi rivali in lizza per il potere in un’atmosfera generale di illegalità. Anche prima di quest’ultimo disastro, i governanti rivali del paese faticavano ad affrontare la gestione quotidiana della vita dei loro cittadini”.
Secondo il corrispondente per la sicurezza della BBC, la crisi è stata ‘aggravata dalla politica disfunzionale della Libia, un paese così ricco di risorse naturali e tuttavia così disperatamente privo della sicurezza e della stabilità’” elementari.a Libia nel 2011 è stata riportata all’età della pietra dall’intervento della Nato, che ha lasciato dietro di sé macerie dalle quali non si è più ripreso.Un intervento giustificato da ragioni umanitarie, dissero, per rimuovere un dittatore che si accingeva a commettere un massacro, come da allarmi lanciati allora dall’intelligence. Se vero che Gheddafi gestiva un governo accentratore con derive autoritarie, non era certo tra i peggiori del mondo, tra i quali si annoveravano – come adesso – tanti Paesi che la NATO considera amici.
Quanto alle accuse sulla preparazione di un massacro, che convinsero l’Onu ad accogliere la richiesta dei Paesi occidentali di stabilire una no fly zone sulla Libia, è istruttivo ,che ricorda come i Paesi occidentali “sostenevano che Gheddafi stesse preparando un massacro di civili nella roccaforte ribelle di Bengasi.“Come nel caso delle armi di distruzione di massa dell’Iraq, tali affermazioni erano del tutto infondate, come concluse la commissione per gli Affari Esteri del parlamento inglese cinque anni dopo, nel 2016. L’inchiesta, infatti, ha rilevato: “L’affermazione secondo cui Muammar Gheddafi avrebbe ordinato di massacrare i civili a Bengasi non era supportata da nessuna prova concreta”.
Né nei suoi 40 anni di governo, nonostante l’autoritarismo conclamato, Gheddafi ha mai ordinato “attacchi su larga scala contro dei civili libici”.Peraltro, nonostante l’Onu avesse solo deliberato la creazione di una no fly zone, l’aviazione della Nato non si limitò a vigilare sui cieli libici, come da mandato, ma supportò a suon di bombe ad al Qaeda che lottavano contro il governo di Tripoli.La delibera dell’Onu non fu violata solo nei cieli. Infatti, senza alcun mandato, “le truppe occidentali, tra cui le forze speciali inglesi, operavano sul terreno, coordinandosi con le milizie ribelli”. Espugnata Tripoli, ucciso in modo barbaro Gheddafi, la Libia è diventata, uno “Stato fallito”.
“Più di dieci anni fa, la Libia aveva un governo centrale forte, competente, anche se repressivo, sotto il dittatore Muammar Gheddafi. I proventi petroliferi del paese erano utilizzati per l’istruzione pubblica e l’assistenza sanitaria gratuite. Di conseguenza, la Libia aveva uno dei tassi di alfabetizzazione e di reddito medio pro capite tra più alti dell’Africa”. Secondo il rapporto New York Times i morti di questi giorni in Libia vanno ad aumentare il novero delle vittime della guerra NATO.
Dare la colpa al cambiamento climatico è un buon modo di eludere le colpe dei tanti che decisero quell’intervento “illegittimo”, “non provocato” e “brutale” (per usare parole oggi in voga nel conflitto ucraino) e che ancora siedono su scranni importanti, dai quali impartiscono lezioni di democrazia e tanto altro.
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