Karabakh, tregua fragile, proteste in Armenia, a rischio Pashinyan
(last modified Fri, 22 Sep 2023 10:29:25 GMT )
Set 22, 2023 12:29 Europe/Rome
  • Karabakh, tregua fragile, proteste in Armenia, a rischio Pashinyan

EREVAN - Una serie di proteste e scontri si sono verificati, nella capitale armena davanti la sede del governo per la crisi in Nagorno-Karabakh dove la tregua si rivela fragile nel secondo giorno di colloqui tra azeri e forze separatiste armene.

A Erevan i dimostranti hanno chiesto le dimissioni del premier Nikol Pashinyan, reo di aver abbandonato la repubblica separatista teatro del conflitto e riconosciuto di fatto il Nagorno-Karabakh come parte integrante dell’Azerbaigian.

Nella regione contesa e contrariamente alle aspettative azere la ratifica della resa incondizionata degli armeni non è avvenuta e, al contrario, diversi episodi di violenza hanno segnato una giornata incerta.

Secondo il governo azero si è discusso di forniture di carburante e beni di prima necessità alla popolazione civile, vessata da un blocco de facto imposto dalle stesse forze di Baku per mesi. Ma il punto irrisolto resta l’istituzione di corridoi umanitari per la fuoriuscita dei civili e per i militari che dovrebbero deporre le armi, secondo gli accordi che hanno portato alla tregua. Mosca chiede l’amnistia, ma Baku non sembra d’accordo. Un rappresentante delle autorità della Repubblica dell’Artsakh, l’autorità separatista filo-armena del Nagorno Karabakh ha invece sottolineato che «non è stato raggiunto un accordo definitivo e che è necessario coordinare i dettagli». Al momento, comunque, sembra che indipendentemente dagli accordi firmati, il negoziato si ridurrà al completo assorbimento della repubblica non riconosciuta da parte dell’Azerbaigian. Il dubbio fondamentale al momento è quanto saranno severe le richieste di Baku. Le autorità armene, con il premier Nikol Pashinyan in testa, continuano a nicchiare, quasi come se la questione non le riguardasse direttamente. Motivo per cui a Erevan, capitale dell’Armenia, da tre giorni scendono in strada centinaia di manifestanti che chiedono le dimissioni del governo e la difesa dell’Artsakh.

 

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