Lug 03, 2024 09:41 Europe/Rome
  • L'interesse dei leader indiani per la razza bianca/Nuova Delhi al servizio di Israele

Pars Today– Il governo dell'India, uno dei principali fornitori di armi al regime israeliano, ha mai preso negli ultimi 9 mesi alcuna posizione contro la guerra criminale dei sionisti nella Striscia di Gaza. L’approccio disumano di Nuova Delhi può essere analizzato da un punto di vista economico-militare.

Negli ultimi giorni, la rivelazione secondo cui l'India è diventata complice del regime sionista nel genocidio dei palestinesi a Gaza, ha attirato l'attenzione del mondo. La questione è stata rivelata per la prima volta dal quotidiano sionista Yediot Aharonot. Secondo Pars Today, l’India fornisce gran parte delle munizioni necessarie a Tel Aviv nella guerra di Gaza.

Perché e come l’India si è alleata con il regime occupante di Israele?

Guardando alla storia, è evidente la svolta della politica indiana dalla Palestina al regime sionista. L'approccio di Nuova Delhi è passato dal sostegno alla nazione che viveva sotto occupazione al sostegno agli occupanti; Il sostegno non si limita solo alla dimensione politica ed economica, ma si estende anche alla dimensione militare.

Nel 1947, l’India votò contro la spartizione della Palestina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e fu il primo paese non arabo a riconoscere l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) come “unico rappresentante legale della nazione palestinese”. Inoltre, l’India è stata tra i primi paesi a riconoscere lo stato di Palestina nel 1988. Sebbene l’India abbia riconosciuto il regime sionista nel 1950, non ha stabilito alcuna relazione diplomatica con esso fino al 1992.

A differenza del passato, all’indomani della "Tempesta Al-Aqsa" lanciata dalla resistenza palestinese, l'India ha deciso subito di fornire un massiccio sostegno politico al regime sionista. Solo poche ore dopo l’operazione del 7 ottobre, il primo ministro indiano Narendra Modi è stato tra i primi leader mondiali a condannare l’attacco anti-sionista di Hamas.

Questo mentre il premier Modi ha sempre voluto tacere di fronte al più grande genocidio della storia che sta accadendo nel territorio palestinese sotto assedio, chiamando in diverse occasioni la controparte sionista Netanyahu come “amico mio”.

L‘India è stata tra i pochi paesi che insieme agli Stati Uniti hanno respinto il 27 ottobre la bozza della risoluzione delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza.

Questo approccio, contrario alle posizioni delle organizzazioni internazionali e di altri paesi del mondo, compresi gli attori europei, non è sfuggito agli occhi degli esperti, in particolare degli attivisti politici indiani.

Abhijit Mitra Lai Mitra, un analista politico indiano, ha scritto su X:

"Il signor Modi ha rifiutato di riconoscere l'esistenza della Palestina. L’India è dalla parte di Israele e continua a sostenere esplicitamente qualsiasi azione che sia negli interesse di questo regime."

Le pubblicazioni indiane in urdu, che producono la maggior parte dei contenuti relativi ai musulmani, hanno scritto in questo contesto che il sostegno di Modi al regime sionista indica un importante cambiamento nella politica dell'Asia occidentale. Ad esempio, la rivista "Urdu Times" ha scritto: Modi ha annunciato di essere a favore di Israele e questo mostra il cambiamento nella politica dell'India di ritiro dalla questione israelo-palestinese. L’India è sempre rimasta neutrale a questo riguardo.

Nel complesso, gli atroci crimini commessi dai sionisti nella Striscia di Gaza hanno alimentato una profonda divisione politica in India. Mentre Modi è favorevole al regime sionista e si astiene dal commentare i palestinesi, il partito del Congresso, in quanto oppositore del governo, ribadisce sempre il suo sostegno ai diritti dei palestinesi.

Dietro le quinte della svolta dell'India verso il regime sionista

Dopo la fine della Guerra Fredda e il crollo dell’Unione Sovietica, l’India ha assistito a un cambiamento nella sua politica estera e si è gradualmente orientata verso l’America. Allo stesso modo, l’India ha stabilito formalmente relazioni diplomatiche con Israele nel 1992 sotto il primo ministro Narasimha Rao e ha aperto la sua ambasciata a Tel Aviv. Allo stesso tempo, il regime sionista aprì anche la sua ambasciata a Nuova Delhi.

Negli ultimi decenni l’India ha rafforzato le sue relazioni con il regime sionista acquistando armi. Dall’elezione di Modi, l’India ha acquistato armi dal regime sionista per 662 milioni di dollari. I gruppi di lobby indiani e sionisti negli Stati Uniti lavorano insieme e hanno interessi reciproci, compreso quello di persuadere gli Stati Uniti a consentire al regime sionista di vendere sistemi d’arma basati sulla tecnologia statunitense a Nuova Delhi.

Il loro commercio bilaterale ammonta a circa cinque miliardi di dollari all’anno, cifra che raddoppierà con un potenziale accordo di libero scambio quest’anno. Nel frattempo, i palestinesi non possono fornire alcun vantaggio all’India, né in termini commerciali né di tecnologia militare, come invece faceva il regime sionista. Pertanto, gli interessi economici e militari dell’India hanno spinto i leader di Nuova Delhi non solo a chiudere gli occhi sui crimini di questo regime nella Striscia di Gaza, ma anche a fornire le armi necessarie ai sionisti in questo periodo.

Secondo gli ultimi rapporti, nella nuova tornata di attacchi del regime sionista a Gaza dall’ottobre 2023, più di 37mila palestinesi sono stati martirizzati e più di 85mila persone sono rimaste ferite.

 

 

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