Trump cosa vuole ottenere con l’applicazione della teoria del pazzo?
(last modified Thu, 26 Jun 2025 05:57:54 GMT )
Giu 26, 2025 07:57 Europe/Rome
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    Trump cosa vuole ottenere con l’applicazione della teoria del pazzo?

Pars Today– Il quotidiano britannico The Guardian ha scritto che Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, attraverso la teoria dell'uomo pazzo o il “pazzo” (Madman Theory), mira a ottenere vittorie istantanee.

Secondo Pars Today, il quotidiano The Guardian, in un editoriale, osserva che il principio dell’«imprevedibilità» non è soltanto una componente della personalità di Trump, ma rappresenta anche una strategia consapevole di governo, che ha influenzato le decisioni più importanti in politica estera, incluso il recente attacco contro l’Iran. Il cronista del Guardian non interpreta questo attacco nel quadro del contenimento del programma nucleare iraniano, ma lo inquadra nello stile personale di governo di Trump: uno stile fondato sul principio dell’imprevedibilità e sulla dimostrazione del potere individuale.

Trump ha affermato con orgoglio: «Potrei attaccare o potrei non farlo; nessuno lo sa.» Questa frase rappresenta la sintesi della sua dottrina in politica internazionale: una dottrina che non si fonda sul calcolo, ma sull’ambiguità, il caos e gli effetti psicologici immediati. In questa visione, la politica estera non è uno strumento per salvaguardare interessi duraturi di uno Stato, bensì un palcoscenico per giochi scenici. Trump vuole mostrarsi come «uomo d’azione», anche se questa azione porta a risultati contrari a quelli attesi.

Come scrive The Guardian, la decisione di attaccare è stata in realtà un tentativo di ottenere una rapida vittoria e creare un momento mediatico, che gli consentisse una sorta di «partecipazione al successo di Israele».

L’esperienza delle guerre in Iraq e in Afghanistan ha dimostrato che le vittorie tattiche iniziali raramente portano a risultati strategici duraturi; ma nel caso dell’Iran – un Paese con una struttura di governo solida, una profondità strategica regionale e una capacità di deterrenza multilivello – l’attacco ha avuto un effetto contrario. L’attacco contro le installazioni nucleari pacifiche dell’Iran non solo non ha fermato il programma nucleare iraniano, ma ha rafforzato la coesione interna e la legittimità globale dell’Iran nella sua resistenza.

Secondo il Guardian, alcuni cercano di giustificare l’attacco americano ai centri nucleari iraniani sulla base di calcoli di sicurezza convenzionali e della necessità di impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari, ma queste sono giustificazioni infondate. La realtà è che Trump è entrato in guerra per il suo desiderio di ottenere una vittoria rapida e di partecipare a un’operazione “di successo”.

Nell’analizzare la personalità di Trump, il Guardian richiama la teoria del “pazzo” (Madman Theory) nelle relazioni internazionali, concetto utilizzato per la prima volta da Richard Nixon durante la guerra del Vietnam. L’obiettivo di Nixon era intimorire i nemici degli Stati Uniti con un comportamento imprevedibile, in modo da dissuaderli dall’agire. Ma qui risiede una differenza fondamentale: Nixon utilizzava questo approccio nel quadro istituzionale, accanto ad altri strumenti della politica estera; Trump invece lo ha trasformato in una componente della propria personalità e in una tattica permanente di governo.

Il Guardian mette in guardia: la “teoria del pazzo” può apparire efficace, ma rischia di insegnare agli altri attori che la follia è un metodo efficace per raggiungere i propri scopi. Se la follia risulta vantaggiosa, allora tutti potrebbero ricorrervi, compromettendo così le basi della diplomazia, della fiducia e del dialogo internazionale.

L’attacco contro le installazioni nucleari iraniane – mentre l’Iran è ancora membro del Trattato di non proliferazione (NPT) e le sue attività si svolgono sotto la supervisione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – non è soltanto un’azione militare contro un Paese, ma rappresenta un colpo diretto all’ordine giuridico e politico istituito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Secondo la logica degli istituzionalisti liberali, l’ordine internazionale si fonda su regole, istituzioni e comportamenti prevedibili. Ma la decisione di Trump segna un ritorno a quella condizione che i filosofi politici definiscono come “stato di natura” o jungle politics: una situazione in cui la volontà individuale sostituisce la razionalità istituzionale. In assenza di ordine, ciò che resta è instabilità, incertezza e una corsa al potere – un contesto che non solo coinvolge l’Iran, ma porta anche altri Paesi a dubitare dell’efficacia dei trattati, delle istituzioni e dei meccanismi internazionali.

Anche i governi europei risultano perdenti di fronte a queste strategie unilaterali di Trump. Il loro sostegno all’attacco americano contro l’Iran ha compromesso il più importante elemento del potere europeo: il potere normativo e l’uso delle istituzioni internazionali per avanzare nella politica estera. Nessuno presta più attenzione alle loro azioni e reazioni di fronte a crisi e fenomeni regionali e globali, perché l’Europa ha ormai perso la sua capacità di influenzare le questioni internazionali.