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Cosa sapete dell’Arbaeen, il più grande raduno pacifico del mondo?
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Cosa sapete dell’Arbaeen, il più grande raduno pacifico del mondo?
Pars Today – In un mondo in cui spesso le notizie parlano di tensioni e guerre, esiste una cerimonia che ogni anno riunisce milioni di persone da tutto il pianeta, non per protestare, non per mostrare potere, ma per ricordare una verità umana: la resistenza contro l’ingiustizia. Questa cerimonia si chiama «Arbaeen».
Mentre molte cerimonie religiose nel mondo si svolgono con particolari formalità, l’Arbaeen, con semplicità, solidarietà e altruismo, mostra un volto diverso della spiritualità. Non è solo un evento per i seguaci della Famiglia del Profeta (Ahlul Bayt), Pace su di loro, ma un’occasione per ogni persona libera di riflettere sul significato di giustizia e verità. In questo articolo di Pars Today, si dà uno sguardo su questa importantissima commemorazione.
Cosa significa Arbaeen?
Arbaeen in arabo significa »quaranta« e, nel contesto islamico, indica il quarantesimo giorno dopo il martirio dell’Imam Hussein (As), nipote del Profeta dell’Islam, Pace e Benedizione su di loro, nella tragedia di Karbala. Questo giorno, nel calendario lunare islamico, cade il 20 del mese Safar ed è per gli sciiti un simbolo di lealtà, lutto e rinnovamento del patto con gli ideali umani dell’Imam Hussein (As). Ma l’Arbaeen non è soltanto una ricorrenza religiosa: col tempo è diventato la più grande marcia pacifica del mondo, in cui oltre 20 milioni di persone, provenienti da Paesi, lingue, etnie e fedi differenti, si mettono in cammino verso la città di Karbala, in Iraq, per raggiungere il santuario dell’Imam Hussein (As).

L’evento di Karbala
Per comprendere l’Arbaeen, bisogna conoscere la tragedia di Karbala. Nel 680 d.C., l’Imam Hussein, Pace su di lui, insieme alla sua famiglia e ai suoi compagni, si oppose al governo corrotto e oppressivo degli Omayyadi. Rifiutò di giurare fedeltà a Yazid, il califfo dell’epoca, e per questo venne circondato nel deserto di Karbala. Nel giorno di Ashura, lui e 72 dei suoi fedelissimi compagni, incluso il suo bambino di sei mesi, furono uccisi. Questo evento, per i musulmani e per ogni persona libera, è simbolo di resistenza contro l’oppressione, fedeltà alla verità e sacrificio per i valori umani. Per questo l’Arbaeen non è solo una cerimonia religiosa, ma anche una dichiarazione morale e universale.

La marcia dell’Arbaeen
Immaginate milioni di persone, dall’Iraq e da altri Paesi, camminare per chilometri fino a Karbala. Alcuni partono da Najaf, un’altra città santa dell’Iraq, percorrendo a piedi circa 80 km in tre giorni. Lungo il percorso, migliaia di moukeb (punti di ristoro) vengono allestiti dalla popolazione locale, dove si offrono cibo, acqua, posti per riposare, assistenza medica e persino massaggi gratuiti, tutto per amore e senza alcuna richiesta di denaro. Questa marcia è un’esperienza intensa di solidarietà, altruismo e unità umana. I partecipanti, a prescindere da nazionalità, religione o lingua, camminano fianco a fianco, pregano insieme, condividono pasti e versano lacrime per i martiri di Karbala. Per molti, questo viaggio non è solo un pellegrinaggio, ma una rinascita spirituale.

Arbaeen e il dialogo interculturale
Negli ultimi anni, la commemorazione dell’Arbaeen ha attirato l’attenzione dei media internazionali. Canali come BBC, CNN e Al Jazeera hanno realizzato reportage su questa cerimonia, definendola »il più grande raduno umano del mondo«. A differenza di altre ricorrenze religiose che si svolgono in contesti più chiusi, l’Arbaeen offre uno spazio aperto al dialogo tra le varie culture. Anche non musulmani vi partecipano: alcuni come studiosi, giornalisti o attivisti sociali, venuti per osservare questo fenomeno unico. Molti restano colpiti dall’ospitalità, dall’ordine e dalla spiritualità che vi regnano.

Il messaggio universale dell’Arbaeen
Se volessimo riassumere il messaggio dell’Arbaeen in una frase, potrebbe essere: »L’umanità, al di là di confini e religioni, si oppone all’ingiustizia«. L’Imam Hussein (As), a Karbala, non decise di combattere per il potere, ma per la Verità. Accettò di sacrificare sé stesso e i suoi cari per dimostrare che tacere di fronte all’oppressione è tradire l’umanità. L’Arbaeen ricorda proprio questo: milioni di persone, a piedi, con cuori colmi di amore e lacrime, vanno verso Karbala per dire: »Siamo con gli oppressi, siamo con la Verità. «