Sud Sudan: ancora guerra, rotti tutti gli accordi
(last modified 2016-08-21T06:08:20+00:00 )
Ago 21, 2016 08:08 Europe/Rome
  • Sud Sudan: ancora guerra, rotti tutti gli accordi

KHARTUM- In Sud Sudan torna la guerra: saltati gli accordi fra il presidente Kiir e il suo ex vice Machar. Indagine sul contingente Onu.

In uno stucchevole copione reiterato infinite volte, in Sud Sudan gli accordi di pace nell’agosto del 2015 sono definitivamente saltati. Allora c’era stata un’intesa fra il presidente Salva Kiir e il capo dei ribelli ed ex vice presidente Riek Machar. Era seguita un’instabile pace e Machar era tornato nella capitale, Juba, come vice presidente del Governo di Unità Nazionale.

L’8 luglio sono scoppiati nuovi scontri, e i fedeli del presidente Kiir hanno tentato di eliminare i rivali. In pochi giorni si sono contate oltre 300 vittime, sotto gli occhi dell’inutile Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss); un massiccio contingente di 13.500 uomini, che sarà portato a 17.500, per non fare nulla, anzi, secondo diverse accuse documentate, per macchiarsi di violenze e stupri sistematici.

Nel frattempo, il vice presidente Machar è prima fuggito dalla capitale per evitare di essere eliminato dai reparti dell’Esercito fedeli a Kiir, e dopo circa un mese si è rifugiato presso la Repubblica Democratica del Congo, probabilmente a Kinshasa, da cui fonti a lui vicine hanno annunciato una conferenza stampa.

 

Quella del Sud Sudan è una guerra iniziata nel dicembre del 2013, ad appena due anni dall’indipendenza da Khartoum; è solo una faccenda di potere ed interessi fra Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar; interessi mossi dalle tante potenze interessate alle risorse del Paese (da Israele agli Usa, dalla Cina alla Francia) e avvelenate dalle divisioni tribali aizzate dai contendenti.

Da allora i morti si contano a decine di migliaia (una stima precisa è impossibile nelle precarie condizioni del Paese) e gli sfollati sono almeno tre milioni, fuggiti dalle violenze della guerra per essere vittima di altre nei campi profughi e lungo la via della fuga. una situazione, secondo recenti rapporti giunti dall’Uganda, ancor più aggravata dai recenti scontri.

Come detto, dinanzi all’imponenza della tragedia, l’Onu ha inviato in Sud Sudan una propria forza di pace, l’Unmiss, che si è distinta per incapacità, corruzione e violenze; da ultimo, per non aver protetto in alcun modo i civili dagli scontri scoppiati a Juba nel luglio scorso.

A seguito di numerose denunce, fra cui un rapporto dell’Associated Press che documentava la totale inazione del massiccio contingente Onu mentre i miliziani si scatenavano sul personale delle Organizzazioni umanitarie, il segretario generale Ban Ki-moon è stato costretto ad aprire un’inchiesta ufficiale, che già dai primi passi ha portato alla luce pesanti responsabilità.

Unmiss è già stato oggetto di violente critiche sia per la sua totale inefficienza, che per le violenze, stupri e corruzione di cui le truppe che lo compongono sono state accusate durante la loro permanenza in Sud Sudan.

La cronica inefficienza dei contingenti Onu e l’incapacità di far fronte alle loro missioni, è figlia sia della diffusa corruzione di tutta la struttura, che della totale mancanza di leadership, in un organismo che fa dell’ottusa ipocrisia la sua bandiera al servizio dei maggiori finanziatori.

di Salvo Ardizzone

Il Faro Sul Mondo

 

Tag