Giu 27, 2020 13:54 Europe/Rome

Il 28 e 29 giugno del 1987, il regime criminale di Saddam Hussein, che dal 1980 aveva avviato un’aggressione contro l’Iran, bombardò con le bombe chimiche la cittadina di frontiera iraniana di Sardasht.

Saddam Hussein, che dal 1980 aveva iniziato una cruenta aggressione contro gli iraniani, che avevano resistito in quella che venne detta la “sacra difesa”, decise di colpire con i gas velenosi i 4 punti di popolati della cittadina di Sardasht, provocando immediatamente 110 morti e causando diverse migliaia di feriti.

Il bombardamento chimico di Sardasht, si tenne nel pieno silenzio dei difensori occidentali dei diritti umani e ancora oggi, le vittime inermi di questa tragedia, non hanno avuto nemmeno il riconoscimento che meritano, ossia quelle di essere state uccise ingiustamente con armi chimiche.

Ancor più criminale del bombardamento, fu il comportamento della diplomazia statunitense. L’Iran propose al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una risoluzione di condanna contro Saddam Hussein alla quale però gli Stati Uniti opposero il veto.

Insomma, le leggi internazionali che vietano l’uso di armi di distruzione di massa e quelle chimiche e batteriologiche, venivano violate con l’appoggio diretto degli Stati Uniti.

C’era una ragione di fondo in tutto ciò.

La condanna contro Saddam, avrebbe infatti aperto la strada alla condanna delle società che avevano armato di armi chimiche il folle satrapo di Baghdad.

La totalità di queste compagnìe erano europee e americane. Più esattamente, i documenti ottenuti dimostrano che Germania, Olanda, Francia, Belgio e Stati Uniti, avevano venduto all’Iraq di allora le armi chimiche utilizzate nella strage di Sardasht.

La storia ci ha dimostrato che Saddam non era nessuno senza l’appoggio straniero; oggi pertanto, è chiaro che i responsabili del bombardamento chimico contro la città iraniana di Sardasht, erano proprio le nazioni europee e gli Stati Uniti, che lo avevano dotato di queste armi orribili, sapendo dell’aggressione in corso ai danni dell’Iran.

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La rete tv americana ABC, l’11 Settembre del 1990l, nel documentario intitolato “Una linea sulla sabbia”, spiegò tutto il programma di produzione di armi chimiche di Saddam, organizzato in una base a Samarra, e gestito dalla Germania occidentale e dagli Stati Uniti.

L’uso delle armi chimiche da parte di Saddam, persino contro gli stessi iracheni, ha avuto delle conseguenze terribili. L’Independent ha scritto che i bombardamenti chimici hanno aumentato di 4 volte i casi di cancro tra gli adulti iracheni, incrementando invece di 12 volte i casi di cancro tra i bambini iracheni sotto ai 14 anni.

Nel 1988, infatti, Saddam colpì la località curda irachena di Halabja, uccidendo circa 5000 persone nel giro di pochi minuti.

Fu proprio contro l’Iran che venne usato per la prima volta il tremendo Gas Tabun.

Il gas Tabun è un agente chimico scoperto dal dottor Gerhar Schrader nel 1937;  in condizioni standard si trova allo stato liquido, è volatile, inodore e incolore. A causa di queste sue caratteristiche, è molto difficile da individuare senza adeguati strumenti.

Essendo molto semplice da produrre in gran quantità, il folle Saddam iniziò il suo programma di militarizzazione chimica diretto dalla Germania e dagli Usa con lo sviluppo di arsenali chimici con il Tabun.

Più avanti, i sostenitori occidentali di Saddam lo munirono di gas ancora più micidiali. Il VX ed il Sarin, e anche l’Iprite, conosciuto come Gas Mostarda.

Gli Stati Uniti munirono il regime di Saddam di queste armi orribili in modo che lui con la sua ferocia, ottenesse una vittoria nella guerra per procura contro l’Iran.

Saddam nel 1988, fu costretto ad accettare miseramente il ritiro, e fece la fine umiliante che tutti conosciamo, tradito dai suoi stessi padroni americani, che lo buttarono via quando non gli serviva più.

Seconda una stima fatta da Abbas Alì Kadkhodaeì, docente di diritto internazionale dell’Università di Teheran e giurista di spicco del Consiglio dei Guardiani iraniano, Saddam colpì per ben 378 volte le località iraniane di Banè, Marivan, Sardasht, Piranshahr e Sumar con le bombe e i gas chimici e lo stesso fece con le località irachene di Halabja, Fav e le isole di Majnun.

Le stime parlano di 50 mila morti e feriti, martiri secondo il pensiero islamico, provocati dalla sua furia assassina.

Tutti questi crimini vennero compiuti, come abbiamo visto, con il sostegno degli Stati Uniti, che arrivò ad usare anche il potere di veto per sostenere Saddam.

Gli Stati Uniti, del resto, sono la nazione al mondo ad essersi macchiata del maggior numero di crimini inerenti all’uso delle armi di distruzione di massa.

A partire dall’orrore di Hiroshima e Nagasaki, fino ad arrivare all’uso dell’agente Arancio dal 1961 al 1971 in Vietnam, o ancora l’abbattimento del volo di linea dell’Iran Air.

Oggi, nell’anniversario della tragedia di Sardasht, il pensiero va alle vittime e si ripete nella mente il fatto che la difesa dei diritti umani rivendicata dagli Usa, è solo una storiella per bambini.

La denuncia di una tragedia simile, non avviene solo per rendere omaggio alle anime delle vittime inermi di Sardasht, ma anche nella speranza che ciò si ripeta.

Infatti se ieri era l’Iraq che aggrediva l’Iran, oggi la storia si ripete con l’Arabia Saudita che attacca lo Yemen. E oggi come allora, le potenze occidentali vendono in maniera spudorata armi all’Arabia Saudita, che le ha usate negli ultimi 5 anni per fare una strage orribile in Yemen, con almeno 100 mila morti.

di Davood Abbasi

 

 

 

 

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