Apr 10, 2021 07:38 CET
  • Iran, scoprire la storia dell'arte - 03

Vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica. In questo programma parleremo dll'arte dell'Iran preislamico

I più antichi nomi che la storia e la storia epico-mitologica iranica ci hanno lasciato sono quelli dei Kassi, o Cassiti, a ovest, e dei Saka a est dell’altopiano. Il nome dei Kassi, per la vicinanza con la Mesopotamia e per il fatto che talora le popolazioni degli Zagros si spingevano a ovest e attaccavano le città mesopotamiche, è registrato in forme diverse nei documenti sumeri, assiri e greci. Presso i Sumeri, essi erano noti come Kassi o Kassu, nell’Elam come Kussi, presso gli Assiri Kashshu, e presso i Greci come κοσσαίοι (Kossaioi), conosciuti a lungo presso gli Europei come Kusseni. Sembra che il mare che lambisce il Mazandaran, da secoli conosciuto come Mar Caspio, e addirittura la città di Qazvin (Kaspin), tra le maggiori dell’Iran settentrionale, derivino il proprio nome dal nome di questo popolo. Tuttavia, il nome dei Cassiti appare nei documenti sumeri, babilonesi e elamitici soltanto a partire dal secondo millennio a.C. Questo popoli, non conoscendo la scrittura e vivendo sui monti e nelle valli degli Zagros di caccia, agricoltura e allevamento, non avevano la necessità di formare civiltà urbane simili a quelle degli Elamiti e dei Sumeri, e sopperivano alle proprie mancanze materiali con aggressioni nei confronti dei popoli mesopotamici e di altri vicini. Il vasellame ritrovato nei luoghi dove abitarono mostrano che i Cassiti appresero in epoca molto anticha la tessitura, e che cacciavano con fionda e mazza. Nell’agricoltura, utilizzavano aratri costruiti con selci e coltelli fatti dello stesso materiale, dal momento che la lavorazione dei metalli era ancora sconosciuta. Il vasellame che utilizzavano era fatto con argilla cotta all’aperto su fuochi di sterpi e cespugli secchi del deserto. A causa dell’insufficienza degli scavi intrapresi in Iran, queste sono più o meno tutte le informazioni riguardanti i Cassiti che abbiamo a disposizione.

I PRIMI INSEDIAMENTI UMANI NELL’ALTOPIANO IRANICO

Intorno all’8.500 a.C., sulle alture degli Zagros, a circa 1.400 metri di altitudine, comparvero alcuni insediamenti agricoli. Le alture si trasformarono presto in villaggi formati da abitazioni in adobe. I reperti archeologici suggeriscono che, verso la fine del settimo millennio, sia accaduto un evento senza precedenti che determinò la superiorità di questa regione sulle altre zone del Vicino Oriente antico: un incendio spaventoso investì un villaggio divorandolo. I muri di fango crudo vennero cotti e si trasformarono per l’appunto in terracotta, evento che consentì agli edifici di conservarsi attraverso i secoli.

Gli edifici della zona erano costruiti con lunghi mattoni, e probabilmente alcuni avevano anche un piano elevato sopra il pianterreno. Le abitazioni erano decorate con teschi di pecora, cosa che accadeva anche a Çatal Hüyük in Asia Minore, dove gli edifici pubblici e di culto erano rifiniti con teschi animali. Le case avevano inoltre dei piccoli magazzini sopraelevati per lo stoccaggio e la conservazione di granaglie e altre derrate.

Fu in questo stesso periodo che si cominciò a costruire anfore e orci di terracotta di grandi dimensioni per la conservazione di viveri e derrate; successivamente, questi contenitori incominciarono ad essere decorati. La superficie dei vasi si dimostrò lo sfondo più adatto per l’espressione del senso estetico di questo popolo e l’applicazione di tecniche diverse. Da questo momento in poi, ogni comunità agricola di una qualche entità ebbe le proprie specifiche forme ornamentali, le cui variazioni stilistiche hanno un’enorme importanza dal punto di vista storico.

La scoperta della cottura della terra diede il via alla produzione di mattoni cotti, più resistenti, e la disponibilità di questo materiale determinò lo sviluppo di una diversa tipologia di abitazioni, dal momento che gli edifici costruiti in mattoni cotti potevano elevarsi anche di più di un piano. Il senso estetico di queste popolazioni influì molto anche sulle loro ceramiche. La grazia e la bellezza delle loro opere, che emergono soprattutto nella tessitura e nell’intreccio di panieri, si manifestò presto anche nella raffigurazione di uccelli, camosci e altri tipi di fauna, eseguiti con particolare perizia sulle superfici ceramiche. Successivamente si cominciò a lavorare i metalli e tale lavorazione si sviluppò rapidamente presso le comunità rurali, anche se fu nei primi piccoli centri urbani che subì un’accelerazione. Strumenti appuntiti di rame apparvero al fianco di utensili di selce e pietra vulcanica, clave e asce di pietra. Questi utensili di pietra nera vulcanica si trovano anche nelle zone montuose attorno a Qazvin.