Iran, scoprire la storia dell'arte - 22
Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.
In questo programma parleremo dell'arte del periodo achemenide
Tutti i territori dominati dai Medi finirono nelle mani di Ciro. Dopo aver piegato i Medi, Babilonia, la Lidia, Pasargade, Ciro conquistò anche Sardi. Suo figlio Cambise II si spinse fino in Egitto. Nel periodo di Dario I il regno achemenide arrivava fino alla Grecia a ovest, all’Armenia e all’Asia Minore a nord, e fino al Sind a est, cioè il più grande impero del mondo antico, il quale a dispetto della grande molteplicità di lingue, religioni, usi e costumi, durò per più di duecento anni.
In quest’era, la storia dell’arte iranica cambia profondamente, il che non significa che nacque una nuova arte. Ciò che è arrivato fino a noi, relativo a un periodo di due secoli, è tale e tanto che noi possiamo facilmente interpretarlo e commentarlo. Questo vale soprattutto per l’architettura, nella quale gli altri popoli iranici non ci hanno lasciato molto. Pasargade e Persepoli sono ottimi esempi di architettura achemenide, i quali grazie alla varietà e quantità di opere, illustrano bene la conoscenza e la competenza degli architetti del periodo.
A Pasargade non sono rimaste in piedi molte opere che ricordino una città, a parte una torre mezzo distrutta o incompleta e un edificio di guardia piuttosto piccolo. Le costruzioni sono separate le une dalle altre. Una di esse è un palazzo residenziale, un’altra è una sala d’udienza; erano probabilmente collegate da un viale alberato o da un giardino lungo il quale passava un canale di pietra. Del resto della città, che doveva necessariamente circondare questi palazzi, non è rimasto niente in piedi. Si tratta di: I resti di una fortezza, che forse era la rocca della città ;un portone e un edificio rettangolare di 22 metri per 26,56, che ha una sola sala con due file di quattro colonne, le porte principali che si aprono su due parti, sorvegliate da due enormi buoi, i cui frammenti sono sparsi nelle vicinanze. Sul lato più grande c’è la raffigurazione di un uomo con quattro ali e un particolare copricapo con al centro tre forme di brocca, sopra le quali c’era un’iscrizione che oggi è scomparsa. Il testo dell’iscrizione recitava: “Io, Ciro, re, re achemenide, ho costruito questo”

,un ponte, a ovest della porta, eretto sopra il canale. La carreggiata, che era in legno, era sorretta da cinque file di tre colonne;il cosidetto Palazzo dell’udienza , che si trova a 200 metri a nord-ovest della corte, di 32,25 per 22,14 metri, che comprende due file di 4 colonne alte 13,44 metri, in pietra calcarea bianca, sopra piedistalli rettangolari bianchi e neri. I capitelli delle colonne hanno forma di mezzo leone, felini con corna, tori e cavalli. Il padiglione del giardino, o il luogo di guardia, una sala lastricata delle dimensioni di 10,15 metri per 11,7, con due porticati con file di colonne sui due lati, nelle vicinanze del quale è stato trovato un tesoro di oro e argento;il palazzo residenziale, eretto sulla verticale della sale delle udienze, dalla superficie di 42 per 73 metri. La sala centrale misura 32 per 23,5 metri e comprende cinque file di 6 colonne.
la torre che è nota con il nome di “Prigione di Salomone” si erge a 250 metri dal palazzo residenziale, in una fortezza di mattoni in terra cruda. Della torre non rimane che un muro, simile ai muri della torre di Naqsh-e Rostam.
la tomba di Ciro si trova in posizione isolata, a sud del palazzo, e comprende una base alta cinque metri e mezzo; è di 6 piani, e una stanza di circa 5 metri per sei si apre all’altezza della base.