Mar 16, 2022 08:39 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte del periodo Achemenide

Nell’arte della scultura della pietra e della statuaria e del rilievo, l’influenza elamitica è evidente e preponderante, forse perché gli antenati degli Achemenidi, prima dei Medi erano gli Elamiti, D’altra parte, molti dei nomi achemenidi sono di origine elamitica, come Ciro ad esempio, che in Elam era pronunciato Kurash. Non ci sono dubbi sul fatto che gli Elamiti accettarono tra loro i Parsi e i Parsumash e con loro convissero pacificamente. Questa circostanza portò allo sviluppo di una reciproca influenza. Gli Elamiti mutuarono dai Persiani l’acconciatura dei capelli, ed i Persiani presero da essi l’abbigliamento.

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Un’altra caratteristica prettamente iranica è stata l’impulso verso la perfezione, ovviamente relativa, impresso all’arte. Gli esempi meglio riusciti dei rilievi di Persepoli si avvicinano fino quasi al limite della scultura, grazie al perfezionamento delle proporzioni, delle misure e dell’estetica. Si può parlare, da questo momento in poi, di un’estetica iranica. Il fatto che venissero impiegati scultori greci della Ionia o che coloro che lavoravano l’argento fossero egiziani, e i fabbricanti di mattoni babilonesi, è attestato nelle iscrizioni di Dario. Tuttavia artisti e artigiani operavano sotto l’attenta supervisione estetica iranica. I mattoni smaltati achemenidi di Susa erano fatti a imitazione di quelli dell’Elam, con la differenza che questi erano lisci, mentre quelli achemenidi erano a rilievo e decorati con disegni raffinati. Anche se la loro raffinatezza era maggiore di quella dei mattoni elamitici, era comunque minore di quella dei bassorilievi achemenidi di Susa. La ragione è nota: i mattoni venivano ricavati a stampo e questo procedimento non consentiva al disegno di imprimersi perfettamente su di essi. I colori dello smalto erano gli stessi dell’Elam: azzurro, giallo, verde e nero. Non abbiamo nessuna statua “indipendente” di epoca achemenide, e questo indica che essi erano seguaci della religione di Zarathustra, poiché per le credenze zoroastriane se una statua, una volta scolpita, viene separata dalla sua origine, al momento della resurrezione (rastakhiz) dovrà ricevere un’anima. È per questo che la scultura a rilievo non andò mai oltre il limite, staccandosi dalla pietra originaria. L’unica opera che fu probabilmente concepita ed eseguita in modo indipendente è la statua di un giovane principe di cui è stata ritrovata solo la testa. È addirittura possibile che il corpo non sia mai esistito, e in questo caso l’artista non sarebbe stato obbligato a donare l’anima alla statua nel tempo della resurrezione. La piccola testa misura 6 x 6,5 cm. ed è fatta di pietra azzurra, e la sua fattura, dall’acconciatura al cappello merlato, fino al naso prominente, è caratteristica dei Parsi.

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