Set 24, 2022 09:15 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte nel periodo diShapur I, della dinastia Sassanide.

C’è un’altra immagine di Shapur che avremmo dovuto commentare prima delle altre, quella della sua incoronazione a Naqsh-e Rajab. È probabile che questo sia il primo bassorilievo di Shapur e che risalga addirittura al tempo di suo padre Ardashir, in quanto sia lui che la Fravarti sono a cavallo, ma Shapur allunga la mano per prendere il diadema che è leggermente lontano; forse l’artista voleva indicare che Shapur non è ancora re e Ardashir è vivo. Non c’è alcuna traccia di nemici sconfitti, e dietro Shapur ci sono diversi uomini in piedi. Le vesti sono in movimento e le bande del copricapo sono arricciate. Dal punto di vista tecnico, questo bassorilievo è leggermente meno raffinato degli altri, né ha la completezza e la pienezza di quelli di Bishapur e Naqsh-e Rostam. Ciononostante, e alla luce dell’analisi generale delle immagini di Shapur I, si può affermare che esse siano tra le più rappresentative della scultura sasanide. Alcune delle composizioni e dei loro dettagli mostrano chiari elementi achemenidi, ma quello che è evidente è che si tratta di un’arte puramente e squisitamente iranica. Come giustamente afferma Herzfeld “noi non possiamo per nessuna ragione individuare l’intromissione di elementi estranei, per esempio romani, in queste opere”.

Oltre al bassorilievo, esiste anche una statua di Shapur I all’entrata della cosidetta “grotta di Shapur”, su una montagna vicino a Bishapur, in un luogo difficilmente accessibile. La statua è alta più di 7 metri ed è stata ricavata da un pilastro di roccia che collega il soffitto e il pavimento della grotta in basso ai piedi, e in alto alla corona della statua. È probabile che l’imboccatura della grotta non fosse molto ampia e che Shapur, avendola scelta come luogo per la propria sepoltura, ordinò che fosse allargata, lasciando una parte in piedi come colonna e facendola scolpire. Il volto di questa statua emana una grandezza e una maestà sovrumana; Ghirshman ritiene che sia “impossibile concepire un’immagine che più di questa ispiri nell’osservatore la grandezza di Shapur I, re d’Iran e Aniran”. Questa statua crea nell’osservatore un senso di tranquillità, familiarità e purezza che induce in chi la guarda un senso di sottomissione e di disponibilità. Forse è lo stesso sentimento che ha indotto lo scultore a sforzarsi con impegno, fiducia e tenacia, a dare a quel pilastro di roccia le sembianze di Shapur. Questa statua appare aggraziata e armoniosa anche tenendo presente le sue dimensioni e le proporzioni al di fuori del comune. Alcuni storici ritengono che la statua sia stata danneggiata durante l’invasione degli Arabi, i quali consideravano le statue alla stregua di idoli. Altri, tra cui Ghirshman, credono che la statua sia stata danneggiata a causa di un terremoto, che ha provocato la scomparsa della corona e una frattura all’altezza della caviglia, troppo sottile per reggerne il peso. Questa teoria non è compatibile con le credenze degli zoroastriani e dei mazdei d’Iran. Nella fede mazdea lo scultore non ha il diritto di separare la scultura dalla sua sostanza originale, in questo caso la montagna, perché in tal caso essa dovrebbe, nel giorno della resurrezione, essere dotata di vita. La statua era pertanto attaccata alla sua sostanza alla testa e ai piedi, ed è improbabile che un terremoto abbia potuto staccarla dalla montagna. È preferibile la prima ipotesi, anche in considerazione del fatto che la stessa operazione fu fatta nei confronti di alcune immagini che affioravano dal terreno a Persepoli.

 

 

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