Dic 11, 2022 10:44 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte dei sigilli e pietre preziose

I sigilli sasanidi erano normalmente fatti con pietre preziose, ed erano tavolette piatte o semisfere. Si trattava di solito di granati scuri o chiari, giada, agata, agata rossa chiara e scura, lapislazzulo, corniola yemenita trasparente e opaca, rubini, onice, a volte con macchie rosse, cristallo di rocca. Per quelli piatti di solito si utilizzava l’onice, mentre le altre pietre erano utilizzate per i sigilli semisferici. Spesso i sigilli erano posti al posto delle pietre preziose nei castoni degli anelli. Normalmente le figure sui sigilli erano incise, altre volte erano a rilievo e potevano avere il nome del proprietario come non averlo. Tuttavia abbiamo dei sigilli di notabili sasanidi che hanno solo un’iscrizione e sono privi di figure. Le immagini di solito erano il ritratto del proprietario, con l’eccezione di casi particolari, in cui a essere incisi erano animali, una mano, cavalli alati, teste di animali con più corpi (ad esempio un gruppo di cervi a una sola testa, o due camosci uniti dalla parte posteriore). Presso la Biblioteca Nazionale di Parigi è conservato un sigillo che rappresenta una divinità tricefala; altri sigilli hanno iscrizioni ornamentali simmetriche (ancora non decifrate) poste tra due ali, come quelle dello stucco di Ctesifonte, in cui è impresso il segno che è probabilmente l’emblema della città. Alcuni di questi sigilli hanno un foro nella parte posteriore, che serviva ad alloggiare una catenella per mezzo della quale venivano appesi al collo. Tra i motivi tipicamente sasanidi troviamo: il re che caccia a cavallo, il signore del sole sulla sua cavalcatura, banchetti e feste, incoronazioni, il re che combatte con un serpente a sei teste (invenzione iranica), e il dio Mitra trainato da due cavalli alati. Il dio del fuoco è a volte rappresentato nella forma del volto di una donna intorno al volto della quale splende una fiamma, posta sopra un braciere. Esemplari di questi stucchi sono sparsi tra i musei europei ed americani.

I sigilli non erano riservati esclusivamente ai sovrani e ai notabili,anzi si può dire che tutte le classi, dai sacerdoti ai politici, dai commercianti agli artigiani, ricchi o poveri che fossero, avevano un sigillo. Il sigillo faceva le veci della firma. Alcuni sigilli, in quantità considerevole, riportano una frase di invito alla fede negli dei, che in pahlavi sasanide si legge “epstadan o yazdan”. I sigilli venivano impressi su terra cruda o stampati con inchiostro su pelle o pergamena. Il più bell’esemplare di questi oggetti è un gioiello che si pensa appartenuto a Qobad I, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, sul quale è incisa l’immagine di una regina che indossa una corona merlata simile a quella di Shapur II, insieme alla figura intera di Bahram IV, in piedi dietro al suo nemico, con una lancia in mano l’altra appoggiata al fianco. Un altro esemplare di sigillo è meritevole di attenzione. Si tratta di un sigillo di agata di colore neutro sulla quale è incisa una mano con le dita che si trasformano in foglie, che tiene un bocciolo tra l’indice e il pollice. La mano è inscritta in un cerchio che all’altezza del polso prende la forma di una briglia, e fa parte della collezione Vass Hunn.

 

 

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