Dic 20, 2022 08:42 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In questo programma parleremo dell'arte metalli e vetri

Un piatto d’argento trovato a Sari, oggi conservato al Museo archeologico di Tehran, mostra il re sasanide alle prese con la caccia al leone, o nella difesa dal pericolo rappresentato del leone. Non si capisce, dalla corona, di quale re si tratti esattamente, anche se dai tratti sembrerebbe Hormozd II. La composizione è inedita: il corpo del leone, il movimento delle mani del re e il corpo del cavallo sono paralleli, e di fronte c’è un leone posto invece in verticale che dà la schiena al sovrano; forse l’autore voleva rappresentare il terrore del leone e la sua fuga di fronte al re. Sotto il corpo di un leone caduto ci sono delle ietre con forme geometriche, con qualche cespuglio d’erba che spunta qua e là. La scena ha le sue radici nell’arte antica iranico-sumerica, ripresa con maggiore raffinatezza nel disegno persiano. Cosa degna di nota, il movimento del cavallo è nel verso opposto a quello del re, cioè il re scaglia la freccia al leone che si trova dietro al cavallo. Le incisioni sono eseguite con grande attenzione e cura. Come è stato detto per i bassorilievi rupestri sasanidi, anche qui l’artista si astiene da ogni tipo di realismo, ottenendo una forza straordinaria nella rappresentazione della lotta del re con l’animale più fiero che si conosca, mostrando alla fine la vittoria dell’uomo, fiducioso in se stesso, sulla bestia.

Un altro piatto d’argento che ritrae Shapur II è conservato all’Hermitage. Il disegno del piatto è a rilievo, ma la composizione è simile a quella precedente. La sola differenza è che il leone in verticale sta attaccando il re, mentre in quello si trovava dietro, e la testa del cavallo è rivolta in basso, e la criniera di un leone caduto si agita nel vento, mentre le zampe sono completamente distese, a indicare che è morto. Il piatto è eseguito molto più finemente di quello precedente. Un altro piatto, d’oro questa volta, è conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, e mostra Cosroe II detto Piruz Shah mentre va a caccia. I vestiti sono rappresentati molto dettagliatamente, con una precisione che non si riscontra altrove. Re, cavallo e prede sono tutti nello stesso verso, e il disegno ha delle simiglianze con quelli ritrovati sui muri di Susa. Gli animali sono differenti, cinghiali, cervi, gazzelle, e molti giacciono colpiti sotto gli zoccoli del cavallo, nella parte più bassa della superficie. A destra, nel margine più esterno, si trovano altri animali che fuggono, mentre il re appare nella parte centrale.

In una coppa d’argento trovata a Daylaman, oggi conservata in una collezione privata, Shapur II, in piedi, sta uccidendo un cervo, con il ginocchio premuto sul fianco dell’animale, una mano sulle corna, mentre con l’altra tiene la spada che trafigge il cervo sulla schiena. Un’altra coppa, conservata all’Hermitage, presenta un re sasanide con la corona dotata di corna di camoscio, mentre a cavallo uccide un cinghiale che lo aveva attaccato spuntando dal sottobosco. Il disegno della coppa è incerto, ed probabile che si tratti di una coppa copiata dai Kushana sulla base di un originale sasanide.

Un altro oggetto metallico che è il caso di menzionare qui è una lunga caraffa con manico, in argento e con inserzioni in oro. Sulla pancia della caraffa è visibile un cervo, mentre sul collo dell’oggetto ci sono tre strisce in filigrana. La filigrana è un’arte iranica ancora oggi diffusa in alcune città, come ad esempio in Esfahan. La stessa lavorazione si può notare sui piedi della caraffa, mentre il cervo è inscritto in una cornice ovale la quale a sua volta è circondata da motivi ornamentali vegetali.

Alcune coppe sasanidi sono decorate sia all’interno che all’esterno. Ad esempio, la coppa del museo di Baltimora porta l’immagine di Cosroe II Parviz seduto sul trono retto da due aquile; in luogo dei servitori, sui due lati sono rappresentati delle danzatrici, ritratte mentre si muovono aggraziatamente suonando il daf. Dietro la coppa trovata nel Mazanderan, che oggi è esposta al Museo archeologico di Tehran, la superficie è stata divisa in quadri o cornici, ciascuno dei quali (sono quattro) ospita una danzatrice posta sotto un tralcio di vite incurvato. Sotto la coppa, in una cornice circolare formata da perle, è raffigurato un fagiano con una cresta a forma di mezzaluna. Un’altra coppa, a forma di barca, conservata a Baltimora, porta l’immagine di una danzatrice nuda che balla con una stola, mentre dei musici si esibiscono intorno a lei; la coppa era probabilmente destinata all’esportazione.

 

 

 

 

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