Le meraviglie dell'Iran (125)- Shahr-e Sukhte (la "Città Bruciata")
Salve cari amici e benvenuti all'appuntamento della nostra programmazione. Nel corso della puntata di oggi vi vogliamo parlare di una delle meraviglie dell’Iran ovvero Shahr-e Sukhte (la "Città Bruciata) della provincia del Sistan e Baluchistan
Shahr-e Sukhte la "Città Bruciata è un sito archeologico risalente all'Età del Bronzo. Si tratta di un insediamento urbano attribuibile alla Cultura Jiroft, collocato nella parte sud orientale dell'Iran (non lontano dai confini con Pakistan e Afghanistan), lungo il corso del fiume Helmand, lungo la strada che congiunge Zahedan a Zabol, nella provincia del Sistan e Baluchistan. Il sito si estende per un'area pari a 151 ettari e rappresenta una delle più antiche e ampie città del mondo. L'insediamento si è sviluppato intorno al 3200 a.C. Ha subito, nel corso della sua storia, almeno tre incendi, prima del completo abbandono del 1800 a.C. Fu scoperta nel 1967 dall'archeologo ed esploratore italiano Maurizio Tosi, ed è stata oggetto di scavi fin dal 1970. La popolazione viveva essenzialmente di commercio e di agricoltura. Il fatto che non siano state rinvenute armi nel sito ha suggerito la natura pacifica degli abitanti della città. Le ragioni della repentina scomparsa della città non sono ancora del tuttochiare.
I ritrovamenti di Shahr-i Sokhta, comprendono ceramica in grande quantità, oggetti metallici, manufatti in legno e perfino tessuti, questi ultimi, insieme ai legni, trovati in un eccezionale stato di conservazione per materiali così deperibili, grazie alla grande aridità del terreno; sono stati anche rinvenuti semi di piante che, unitamente agli oggetti in legno, hanno permesso di ricostruire l’ambiente, la flora e, unitamente a numerose ossa di animali, anche la fauna del territorio. Nelle botteghe degli artigiani che lavoravano le pietre semipreziose sono stati ritrovati utensili, materiali grezzi, schegge e scarti di lavorazione, prodotti semilavorati e prodotti finiti e si sono potute individuare le diverse e successive fasi della lavorazione, che si differenziava a seconda del tipo di pietra. Grazie alla grande quantità di schegge e scarti di lapislazzuli, alla quale non corrispondeva la presenza di oggetti in questa pietra nei corredi funerari si è giunti alla conclusione che il lapislazzuli veniva soprattutto riservato al grande commercio a lunga distanza, diversamente dal turchese che era invece presente nella necropoli e che, come si è ipotizzato, doveva essere utilizzato per la fabbricazione di oggetti di lusso destinati alle classi dirigenti della città. Lo scavo di Shahr-i Sokhta ci ha permesso di ricostruire per quanto possibile l’economia e il tessuto sociale di un centro urbano del III millennio a.C. La città bruciata di Sistan e Baluchistan era senza dubbio una delle città più avanzate del suo tempo nel mondo, questo può essere visto in ogni scoperta di questa antica città.. Le conoscenze mediche nella città bruciata erano incredibilmente avanzate al punto che i medici di questa città non solo erano a conoscenza della scienza della riparazione delle fratture, ma erano anche in grado di eseguire interventi chirurgici al cervello.. Nel cimitero di questa città è stato ritrovato uno scheletro di una ragazza, dove è chiaramente visibile la frattura e la riparazione dell'osso del cranio.. Inoltre, per la prima volta nella città bruciata, è stato scoperto un occhio artificiale risalente a 5000 anni fa.. Questo occhio artificiale apparteneva a una donna di 25-30 anni che è stata sepolta in una delle tombe della città bruciata.
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