Le restrizioni progressive e mirate contro i palestinesi del '48
Se il popolo di Gaza affronta quotidianamente crimini e quello della Cisgiordania è vittima di abusi da parte dei coloni, i palestinesi residenti nei territori del 1948, ossia quelli che vivono entro i confini israeliani, devono affrontare discriminazioni e restrizioni quotidianamente e di ogni genere.
Recentemente, fonti mediatiche hanno riferito che il parlamento israeliano (Knesset) ha approvato una legge che prevede l’espulsione di insegnanti arabi attivi nei territori occupati. Questa normativa, proposta dal deputato estremista Zvika Fogel del partito Potere Ebraico, stabilisce anche la sospensione dei finanziamenti alle istituzioni educative arabe.
In passato, il parlamento israeliano aveva già approvato leggi per esercitare pressioni sui palestinesi e sugli arabi residenti, prevedendo l’espulsione dei lavoratori palestinesi e persino dei rappresentanti arabi nel Knesset. Inoltre, è stato approvato un disegno di legge che consente di espellere le famiglie di chi compie attacchi contro Israele, con l’obiettivo di deportarle a Gaza o in altre zone.
Negli ultimi anni, i leader dell'estrema destra israeliana hanno cercato di presentare gli arabi israeliani, ossia i palestinesi del '48, come una minaccia alla sicurezza. Retorica e politiche discriminatorie, promosse anche da Netanyahu, hanno contribuito all’escalation di tensioni nel 2021. I palestinesi del '48 sono quei palestinesi che, dopo l’occupazione del 78% del territori palestinese e la fondazione dello stato di Israele nel 1948, rimasero all'interno dei confini di quello che divenne Israele, senza abbandonare le loro terre. Sebbene molti di loro siano oggi deceduti, le loro famiglie, i figli e i nipoti vivono ancora in Israele e continuano a identificarsi come palestinesi.
Oggi, Israele si riferisce a loro come "arabi israeliani", i quali costituiscono circa il 20% della popolazione di Israele, con una stima complessiva di 2 milioni di persone. Questo gruppo rappresenta la più grande minoranza etnica nei territori occupati e, nonostante vivano in Israele, si sentono in gran parte estranei allo stato israeliano, risentendo di una condizione simile a quella della comunità afroamericana in Sud Africa di Apartide o nell-attuale Stati Uniti: i cittadini arabo/ palestinesi vivono per la maggior parte dentro le proprie comunità, con pochi legami sociali con la maggioranza ebraica israeliana.
Preferiscono inoltre che i loro figli frequentino scuole arabe, evitando contatti frequenti con gli studenti ebrei fino all’università.Fino al 2018, l'arabo era una lingua ufficiale di Israele, ma con l'approvazione della legge sul "carattere ebraico dello stato", oggi solo l'ebraico è considerato lingua ufficiale, mentre l'arabo ha perso questo status.
Con queste nuove leggi, il parlamento israeliano sta mettendo in atto, gradualmente e sistematicamente, un piano per espellere gli abitanti non ebrei, inclusi i palestinesi del '48, con l’obiettivo di ebraicizzare e "purificare" Israele. L'ultima legge del Knesset contro gli insegnanti arabi è un ulteriore passo in questa direzione.
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