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Il fallimento degli USA nel sanzionare la Corte Penale Internazionale
Pars Today- Il Senato degli Stati Uniti non ha approvato il disegno di legge sulle sanzioni contro la Corte Penale Internazionale (CPI), un provvedimento minaccioso volto a punire questa istituzione giudiziaria internazionale per il mandato di arresto emesso nei confronti di Benjamin Netanyahu, primo ministro del regime sionista, e Yoav Gallant, l’ex ministro della Difesa israeliano.
Martedì 28 gennaio, il disegno di legge, precedentemente approvato dalla Camera dei Rappresentanti, è stato sottoposto a votazione in Senato, ottenendo 54 voti favorevoli contro 45 contrari. Tuttavia, poiché il Senato degli Stati Uniti è composto da 100 membri, per l'approvazione erano necessari almeno 60 voti favorevoli. Il voto è stato in gran parte di natura partitica: quasi tutti i Democratici e i senatori indipendenti hanno votato contro, con l'eccezione di John Fetterman della Pennsylvania, l'unico democratico ad allinearsi con i Repubblicani votando a favore. Jon Ossoff, senatore democratico della Georgia, ha invece scelto di non votare.
Il disegno di legge, noto come "Legge sulla lotta contro la Corte illegale", prevedeva sanzioni contro la CPI per aver indagato, arrestato o perseguito qualsiasi cittadino statunitense o dei suoi alleati, inclusa Israele, che non è membro della Corte. I Democratici al Senato hanno dichiarato di essere d'accordo con alcune parti del provvedimento, ma di considerarlo troppo generico e temere che potesse portare a sanzioni anche contro funzionari di livello inferiore della CPI, oltre a compromettere i rapporti tra gli Stati Uniti e i loro principali alleati.
Chuck Schumer, leader dei Democratici al Senato, pur accusando la CPI di "pregiudizi contro Israele", ha invitato i suoi colleghi a votare contro il disegno di legge, evidenziandone le numerose lacune. Ha sottolineato che il provvedimento avrebbe potuto persino portare a sanzioni contro aziende statunitensi, come quelle che forniscono supporto alla CPI per proteggersi dagli attacchi di hacker stranieri.
Il disegno di legge era stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti giovedì 9 gennaio con 243 voti favorevoli e 140 contrari, con 45 Democratici che si erano uniti ai Repubblicani nel sostenerlo.
La Corte Penale Internazionale, il 21 novembre 2024, aveva emesso mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant con l’accusa di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e uso della fame come arma contro la popolazione di Gaza.
Questa decisione senza precedenti ha provocato una reazione violenta da parte del regime sionista, che ha sempre cercato di presentare i gruppi di resistenza palestinesi, in particolare Hamas, come terroristi e criminali, dipingendo sé stesso come vittima. Tuttavia, la portata massiccia e senza precedenti nonché l’evidenza innegabile dei crimini israeliani contro il popolo di Gaza, inclusa la pulizia etnica deliberata, l’uso della fame come arma e l’impedimento degli aiuti umanitari – fino al divieto delle operazioni dell’UNRWA – hanno portato a una condanna globale e a richieste di perseguire penalmente i leader israeliani davanti alla Corte Penale Internazionale.
Di fronte a queste pressioni, il procuratore generale della CPI, Karim Khan, ha richiesto ufficialmente ai giudici della Corte l’emissione dei mandati di arresto per Netanyahu e Gallant nel maggio 2024, richiesta che è stata infine accolta.
Il regime sionista e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, sono rimasti scioccati dalla decisione della CPI e hanno reagito duramente. Nonostante l'evidenza dei crimini israeliani – in particolare il genocidio a Gaza e l'uso della fame come arma – gli Stati Uniti hanno fatto numerosi tentativi per impedire che questi crimini venissero esaminati da tribunali internazionali come la Corte Internazionale di Giustizia e la CPI.
Dopo la denuncia del Sudafrica contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia per violazione della Convenzione sul genocidio di Ginevra (1948), la Casa Bianca ha espresso apertamente la sua opposizione. Anche riguardo ai mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant, alti funzionari statunitensi hanno manifestato una forte contrarietà. L’allora presidente americano Joe Biden ha definito la decisione della CPI "vergognosa", mentre il senatore repubblicano estremista Lindsey Graham ha minacciato gli alleati di Washington con sanzioni se avessero collaborato all’arresto di Netanyahu e Gallant.
La proposta di sanzionare la CPI avanzata dai sostenitori di Israele al Congresso degli Stati Uniti mirava a concretizzare questa minaccia. Tuttavia, nonostante l’approvazione alla Camera, il rifiuto del Senato – grazie all’opposizione dei Democratici e degli indipendenti – ha reso gli Stati Uniti incapaci di attuare il loro piano di sanzionare la Corte Penale Internazionale.
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