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Perché, nonostante il sostegno globale a Gaza, continua il genocidio?
Pars Today- Ottanta paesi hanno dichiarato in un comunicato: la Striscia di Gaza sta affrontando la peggiore crisi umanitaria dal 7 ottobre 2023 e i civili sono a rischio carestia. E nonostante ciò i crimini e il genocidio del regime sionista a Gaza continuano ancora.
La prosecuzione di questi crimini avviene mentre attualmente tutta la popolazione di Gaza è colpita da una crisi di sicurezza alimentare e il 92% dei bambini soffre per fame e mancanza di cibo; le cucine comunitarie, da cui la popolazione di Gaza dipendeva per ottenere i pasti, hanno cessato di funzionare e non si trovano più viveri nei magazzini delle organizzazioni umanitarie, nei centri di distribuzione né nei mercati.
Nel frattempo, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), in un post pubblicato sul social X, ha dichiarato: circa l’81% delle aree della Striscia di Gaza è sotto il controllo delle forze israeliane o ha ricevuto ordini di evacuazione.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha sottolineato: 160.000 palestinesi, solo nell’ultima settimana, sono stati nuovamente sfollati e si trovano esposti a pesanti bombardamenti senza alcun rifugio o struttura a disposizione.
Anche le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme sulla catastrofe umanitaria a Gaza.
Ottanta paesi hanno dichiarato in un comunicato che la Striscia di Gaza sta vivendo la peggiore crisi umanitaria e che i civili sono a rischio carestia e morte.
Ora ci si chiede: perché, nonostante il sostegno globale a Gaza che si vede nelle posizioni assunte da vari paesi, il genocidio in questa striscia non finisce?
Si possono indicare diverse ragioni per rispondere a questa domanda. Alcune delle ragioni principali sono: I crimini senza punizione del regime sionista, ovvero l’impunità dei funzionari sionisti, è tra le principali cause della prosecuzione dell’inedito genocidio contro il popolo di Gaza.
L’opinione pubblica mondiale, numerose istituzioni internazionali per i diritti umani, funzionari di decine di paesi e organizzazioni internazionali riconoscono tutti l’esistenza di un genocidio senza precedenti contro il popolo di Gaza, ma finora non è stata intrapresa alcuna azione concreta a livello globale per punire i funzionari sionisti. Proprio questa impunità è il principale fattore della continuazione del genocidio contro Gaza.
Ismail Baqai, portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran, ha sottolineato a questo proposito: «È giunto il momento che il mondo si svegli e si sollevi contro l’ingiustizia più grave della storia contemporanea, che ponga fine all’impunità dei responsabili dei crimini atroci contro i bambini palestinesi e che processi e giudichi il regime genocida e i suoi sostenitori per i crimini commessi a Gaza e in Cisgiordania».
Un altro importante motivo della prosecuzione del genocidio a Gaza è la mancanza di una forte volontà politica a livello globale per porre fine a questi crimini. Molti paesi e organizzazioni internazionali, nonostante le espressioni di preoccupazione e le condanne, non compiono azioni efficaci per fermare le violenze.
Questa assenza di volontà politica può derivare da interessi economici, politici e militari di molti paesi, sebbene decine di essi abbiano espresso preoccupazione per il genocidio a Gaza, non è stata intrapresa almeno un’azione seria per sanzionare il regime sionista e metterlo sotto pressione. Un terzo fattore rilevante è il ruolo degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei e l’uso strumentale che fanno del diritto di veto.
Gli Stati Uniti e alcuni paesi europei, in particolare Regno Unito e Francia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, finora sono stati un ostacolo serio all’approvazione, in sede ONU, di una risoluzione per condannare il regime sionista e fermare il genocidio.
Questo loro comportamento garantisce la prosecuzione del genocidio senza alcuna punizione per i funzionari sionisti. Tale atteggiamento deriva soprattutto dalla visione discriminatoria dell’Occidente sui diritti umani e dal loro sostegno al regime sionista, il quale, secondo le affermazioni dell’Ayatollah Khamenei, Guida della Rivoluzione Islamica, è la forza delegata degli Stati Uniti nella regione dell’Asia occidentale.
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