Perché l’ascesa al potere dell’estrema destra in Europa sta crescendo?
https://parstoday.ir/it/news/event-i360472
Pars Today– Nell’anniversario delle elezioni del Parlamento Europeo nel giugno 2024, segnato dal grande successo dell’estrema destra, in particolare del partito francese Rassemblement National guidato da Marine Le Pen, i leader di vari partiti dell’estrema destra europea si sono riuniti in un incontro nei sobborghi di Parigi.
(last modified 2025-07-10T10:56:37+00:00 )
Giu 14, 2025 07:56 Europe/Rome
  • Perché l’ascesa al potere dell’estrema destra in Europa sta crescendo?

Pars Today– Nell’anniversario delle elezioni del Parlamento Europeo nel giugno 2024, segnato dal grande successo dell’estrema destra, in particolare del partito francese Rassemblement National guidato da Marine Le Pen, i leader di vari partiti dell’estrema destra europea si sono riuniti in un incontro nei sobborghi di Parigi.

Il villaggio di Mourmant sur Vernisson ha ospitato questa riunione; un luogo dove, al secondo turno delle elezioni parlamentari anticipate dello scorso anno in Francia, su un totale di 144 abitanti aventi diritto al voto, 90 hanno scelto il candidato del Rassemblement National. All’incontro hanno partecipato figure come Marine Le Pen, Viktor Orbán (Primo Ministro ungherese), Matteo Salvini (Italia), Santiago Abascal (Spagna) e Andrej Babis (Repubblica Ceca), tutti noti esponenti dell’estrema destra e contrari all'immigrazione in Europa.

In un clima intriso di retorica carica d’odio verso migranti e rifugiati, i partecipanti hanno accusato l’Unione Europea di “patti con il diavolo” e di un “progetto organizzato di sostituzione della popolazione”. Le loro dichiarazioni sono state esplicite, dirette e mirate. Puntano infatti a costruire una narrativa alternativa ai valori liberal democratici europei. Considerato l’indifferenza e il silenzio di molti governi europei al genocidio dei palestinesi a Gaza, si può affermare che, se mai ci sono stati valori liberali in Europa, oggi di essi resta davvero ben poco.

Il raduno dell’estrema destra in Francia rappresenta ben più di una semplice manovra politica di fazione: è il segno di un profondo cambiamento ideologico in un continente che si considerava difensore dei diritti umani, della dignità umana e dell’accoglienza ai rifugiati. Tuttavia, l’Europa si trova oggi di fronte a regressioni ideologiche e politiche senza precedenti. Il ritorno dell’estrema destra non è solo un segnale della crisi dei modelli tradizionali della democrazia, ma riflette anche paure diffuse, disuguaglianze crescenti e reazioni alle sfide poste dalla globalizzazione.

A partire dagli anni 2010, la crescita dell’estrema destra ha raggiunto una nuova fase; non più limitata a proteste di piazza o presenze mediatiche, ma arrivata ormai alla creazione di istituzioni e alla conquista del potere. Il Rassemblement National in Francia, la Lega in Italia, Vox in Spagna, il Partito della Libertà in Austria e Fidesz in Ungheria non sono più forze marginali, ma attori centrali della politica interna e dell’Unione Europea.

In molti Paesi europei, i partiti di estrema destra sono oggi la prima o seconda forza politica. Dalla Francia all’Austria, e all’Ungheria, le istituzioni democratiche sono minacciate dall’interno da un pericolo che mira alle libertà civili, all’uguaglianza giuridica e alla dignità umana. Non è più possibile considerarli semplici "proteste marginali" o "reazioni temporanee". Grazie a un’organizzazione solida, a una presenza mediatica efficace e a ingenti investimenti nella costruzione del discorso politico, essi mirano a cambiare i fondamenti valoriali dell’Unione Europea.

L’opposizione all’immigrazione è diventata il nucleo centrale del discorso dell’estrema destra. I migranti non vengono più rappresentati come persone in cerca di sicurezza, ma come minacce all’identità nazionale, all’ordine sociale e alla coesione culturale. Questa visione estremista ha ormai superato i confini del dibattito mediatico, portando negli ultimi anni all’adozione di leggi restrittive nei parlamenti e nei governi.

Anche il nuovo Patto sulla Migrazione dell’Unione Europea, presentato ufficialmente come un tentativo di “armonizzare” le politiche migratorie, nella pratica non solo solleva i Paesi ricchi dalle proprie responsabilità, ma consente loro di acquistare esenzioni dall’obbligo di accoglienza dei richiedenti asilo. Piuttosto che offrire una risposta umanitaria alla crisi migratoria, il Patto ha accentuato le disuguaglianze tra gli Stati membri e aperto la strada a politiche sempre più dure, come la deportazione dei rifugiati verso Paesi terzi; misure che hanno suscitato le forti proteste di organizzazioni per i diritti umani, Chiese e persino di alcuni tribunali costituzionali.

Le dichiarazioni di Viktor Orbán su una “sostituzione demografica organizzata” riflettono direttamente la teoria del complotto nota come "Grande Sostituzione", secondo la quale i migranti extra europei sarebbero destinati a rimpiazzare la popolazione bianca europea. Una teoria che, in passato limitata ai circuiti internet e ai gruppi razzisti, oggi viene apertamente pronunciata dalle tribune ufficiali di governi e parlamenti.

Anche Marine Le Pen, affermando che “l’Unione Europea è il cimitero delle promesse politiche”, individua implicitamente nel liberalismo culturale, nel pluralismo e nel sostegno alle minoranze la causa della decadenza europea. Questo discorso non è più solo uno slogan politico, ma si traduce concretamente nell’approvazione di leggi anti-immigrazione, nell’aumento delle detenzioni amministrative, nelle espulsioni collettive e nella revoca dei permessi di soggiorno in vari Paesi.

Ciò che oggi accade in Europa non è solo una crisi umanitaria, migratoria o di sicurezza, ma una crisi identitaria e di valori. L’Unione Europea, nata sotto il motto “Mai più” e come risposta agli orrori del ventesimo secolo, oggi non mostra una resistenza decisa contro il ritorno dei discorsi razzisti e discriminatori. Questo processo potrebbe condurre a una divergenza fondamentale nel sistema dei valori europei, dove non prevalgono più “lo Stato di diritto” e “i diritti umani”, ma la “difesa dei confini”, la “pulizia culturale” e il “ripristino dell’autorità nazionale” come nuovi obiettivi prioritari.